Inceneritore, inizia la demolizione

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L', simbolo del degrado della Zona Falcata

Complice la cenere dell'Etna, l'avvio della demolizione dell'inceneritore è slittato di una settimana. In realtà non è la prima volta, visto che il 10 febbraio scorso l'inizio dei lavori era stato previsto per marzo. Di rinvio in rinvio si è arrivati al 16 maggio, quando al raggruppamento costituito dalla “Bonifiche Spa” e dalla “Natura Srl” saranno consegnate le aree dell'ecomostro di San Raineri.

Dopo anni di tira e molla sembra quindi avviata alla sua naturale conclusione una delle pagine più brutte della città, con una bomba ad orologeria pronta a scoppiare a poche centinaia di metri dal centro. Il raggruppamento d'imprese ha adesso 90 giorni per smantellare e demolire l'inceneritore. Questo primo appalto è costato 180 mila euro, ma la strada da fare per recuperare l'area è ancora lunga. Durante una riunione in V Commissione all'Ars convocata dal parlamentare Nino Beninati nel febbraio scorso Dario Ticali, soggetto attuatore del Commissario delegato per l'emergenza bonifiche e tutela delle acque in Sicilia, si impegnò ad aggiungere ai 400 mila euro già programmati anche un altro milione per garantire la demolizione totale dell'inceneritore. Ma in discussione c'è anche un finanziamento di 3 milioni di euro destinato al Recupero della Real Cittadella del quale fino ad oggi sono stati spesi solo 900 mila euro. L'impegno dell'assessore Elvira Amata è quello di utilizzare questa somma per la bonifica completa dell'area. Pronta a scendere in campo pure la Soprintendenza, che per bocca del soprintendente Salvatore Scuto ha ribadito più volte di avere già pronto un progetto da 5 milioni di euro per il recupero dell'area che sarà finanziato con i Fas 2007-2013.

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Nino Beninati

Una promessa questa che però metterà la Regione in conflitto con se stessa visto che l'area da bonificare è inserita nel perimetro del Punto Franco, mai attivato, per il quale nel 1953 fu istituito l'Ente Porto. Struttura che il Lombardo e l'assessore all'Industria Venturi volevano liquidare a tutti i costi nel 2009, salvo poi resuscitarla inspiegabilmente all'inizi del 2010, quando si resero conto che quelle aree erano troppo importanti per potervi rinunciare.

Considerato a Messina l'ecomostro per eccellenza, per anni l'inceneritore è stato il simbolo degli sprechi e dell'incapacità della classe politica locale, che prima lo ha voluto, poi contro ogni logica lo ha rimesso in sesto spendendo vagonate di soldi ed infine lo ha abbandonato lasciandolo pericolosamente inutilizzato. Tra le molte ipotesi avanzate per il recupero dell'area dopo la bonifica, c'è quello da 12 milioni di euro che prevede la realizzazione di un museo di moderna e contemporanea che consenta una vera svolta qualitativa in una delle aree più degradate della città.

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