Accolta la richiesta di arresto per Francantonio Genovese
Il GIP del Tribunale di Messina ha accolto la richiesta di arresto della Procura per Francantonio Genovese.
Il provvedimento rientra nell'ambito dell'inchiesta sulla formazione che l'estate scorsa ha già portato agli arresti domiciliari dieci persone, tra cui la moglie di Genovese Chiara Schirò e la moglie dell'ex sindaco Giuseppe Buzzanca Daniela D'Urso.
Oltre a queste ultime, sono implicati nell'inchiesta condotta dalla Guardia di Finanza che sta facendo luce sulla gestione della formazione a Messina e in particolare degli enti Ancol (che fa riferimento a Buzzanca e al suo assessore Melino Capone) e Aram e Lumen (che invece fanno riferimento a Genovese e al cognato Franco Rinaldi) l'ex consigliere comunale del PD ed ex presidente dell'ormai disciolta Istituzione dei Servizi sociali del Comune di Messina Elio Sauta insieme alla moglie Graziella Feliciotto, l'ex tesoriere del PD di Messina Cettina Cannavò, lo stesso Capone e suo fratello Natale, Giuseppe Caliri, Nicola Bartolone, Natale lo presti e il funzionario dell'Ispettorato del Lavoro Carlo Isaia.
A vario titolo, tutti devono rispondere di di associazione per delinquere finalizzata al peculato a alla truffa per ottenere fondi pubblici.
Come prevede la legge, il provvedimento relativo a Francantonio Genovese è stato sospeso ed è stato inviato alla presidenza della Camera dei Deputati, che adeso dovrà aprire il procedimento per la richiesta di autorizzazione.
E agli arresti domiciliari oggi sono finite altre quattro persone, tutte accusate di truffa per l'uso dei fondi pubblici destinati al finanziamento dei corsi di formazione.
Per quanto riguarda Genovese, sindaco di Messina tra il 2005 e il 2007, nei suoi confronti la magistratura inquirente ipotizza il reato di associazione per delinquere, truffa, peculato e riciclaggio.
“Il parlamentare -si legge nella documentazione depositata- nel corso del tempo ha acquisito, grazie ad una rete di complici riferibili anche alla propria famiglia, il controllo di numerosi enti di formazione operanti in tutta la Sicilia e, parallelamente, di una serie di società che gli hanno permesso di giustificare le appropriazioni, così da lucrare illeciti profitti”.