I lavoratori protagonisti per un giorno, ma la città non c’è

Oceano Amato Genovese CGIL CISL UIL 20121110 Manifestazione sindacati unitaria GI7Q3225
da sin. Oceano, Amato, Genovese

“Qui oggi non ci sono Cgil, Cisl e Uil. Ci sono che si riprendono la città”.

A dirlo, a urlarlo, è un lavoratore, salito sul palco prima dei tre segretari confederali. Poche parole che sintetizzano quello che avrebbe dovuto essere lo spirito della manifestazione: la città che si riappropria di se stessa, che dice basta ai diritti trasformati in favori graziosamente concessi dal sovrano di turno, che vuole sollevare il tappeto e spazzare via quello che è stato accumulato negli anni di malagestione.

Invece no. C'erano i lavoratori iscritti a Cgil, Cisl e Uil, i rappresentanti di “Uniti per Messina” (ne fanno parte oltre ai sindacati anche le datoriali), la Camera di Commercio, il movimento Reset! ed il PD e diversi gruppi di studenti. Forse, ma vedere tutti è stato impossibile, c'erano anche gli altri partiti ed i movimenti che hanno aderito nei giorni scorsi. Però mancava la città. Dove abitano 250 mila abitanti e non gli oltre 5 mila, con buona pace di chi fornisce cifre molto inferiori alla realtà, che questa mattina sono scesi in piazza.

Dove non hanno urlato, ma semplicemente rivendicato il diritto ad essere pagati per il lavoro svolto. Se bene o male, come ribattono molti detrattori, è cosa da verificare in altra sede. E visto che i padri costituenti hanno precisato che “l'Italia è una Repubblica fondata sul lavoro”, forse è il caso di non dimenticarlo.

Il corteo si è mosso da piazza Cairoli e dopo avere attraversato una città indifferente o addirittura infastidita come abbiamo scritto nei primi pezzi pubblicati stamane durante la manifestazione, è arrivato a piazza dell'Unione Europea dopo poco più di un'ora. Un corteo lunghissimo, al punto che la coda si è potuta muovere solo dopo 40 minuti.

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I manifestanti davanti a Palazzo dei Leoni

Da sottolineare che passando sotto le finestre della Provincia, le urla “vergogna! vergogna!” si sprecavano. Anche perché, dando un'occhiata alle carte, ma di questo parleremo nei prossimi giorni. non è che a Palazzo dei Leoni siano messi meglio dei vicini di Palazzo Zanca.

Arrivati davanti al Comune, ormai simbolo dell'inefficienza della classe dirigente locale, il comizio dei tre segretari generali di Cgil, Cisl e Uil Lillo Oceano, Tonino Genovese e Costantino Amato. Presente anche il segretario cittadino del PD Peppe Grioli, che ha sottolineato che il non essere presenti con le bandiere del partito è stato un segno di rispetto nei confronti del sindacati “perché oggi gli unici simboli devono essere quelli delle organizzazioni sindacali”.

Il primo a prendere la parola è stato Amato, poi Genovese ed infine Oceano. Il filo conduttore di tutti e tre è stato il futuro da lasciare ai giovani. “Per loro -ha dichiarato Oceano- dobbiamo dare un domani a questa città. proponiamo soluzioni che altrove hanno avviato … migliori, un sistema produttivo più solido, più occupazione, più solidarietà. Vogliamo evitare il dissesto, ma non lo si potrà fare con artifici contabili. Messina non è mai stata un luogo perfetto dove vivere, ma le condizioni drammatiche di oggi hanno toccato livelli mai raggiunti”.

“La situazione è grave -ha sottolineato Tonino Genovese- ma ne siamo consapevoli. Non è più il tempo delle bugie o delle pacche sulle spalle. Bisogna sottoscrivere un patto tra istituzioni, politici, parti sociali per salvare Messina. Non chiedendo finaziamenti a pioggia, ma predisponendo un vero piano industriale per risanare i conti e ristrutturare le partecipate. Bisogna essere credibili con la Regione ed il Governo Monti. Far diventare l'emergenza Messina un problema reginale e nazionale. Liberarsi da affaristi, padroni, padrini e predoni e costruire un piano di sviluppo che si fondi sulla produzione e non più sulla spesa ”.

Finito il comizio tutti a casa. Domani è domenica e lunedì pomeriggio il commissario straordinario Croce illustrerà alla città il risultato del suo viaggio della speranza a Palermo, dove è stato convocato ieri dalla Corte dei Conti per spiegare, o almeno per tentare di farlo, la condizione reale delle casse di Palazzo Zanca.

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