Messina, porto Tremestieri: mancano i soldi per finirlo e il Comune spera nel MIT di Salvini

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Uno dei numerosi dragaggi effettuati per liberare il porto di Tremestieri

MESSINA. È tutto nero su bianco in una richiesta inviata dall'amministrazione Basile al ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti il 6 giugno scorso: per completare il porto di Tremestieri servono ancora oltre 85 milioni di euro. Ma, e su questo si è glissato, all'appello ne manca una quarantina che il Comune non ha. Tutto dipende dal MIT, il ministero delle Infrastrutture e Trasporti. E se il dicastero dovesse decidere di non aprire i cordoni della borsa per un'opera inutile, una vera e propria voragine mangia-euro a causa dei continui insabbiamenti, Palazzo Zanca si ritroverà tra le mani una gatta da pelare bella grossa avendo deciso di formalizzare la transazione con la Nuova COEDMAR, la ditta che in 4 anni ha realizzato appena il 20% dei lavori.

La vicenda è complessa, vediamo di semplificarla, almeno negli ultimi passaggi. La ditta costruttrice, la Nuova COEDMAR di Chioggia, è sull'orlo del fallimento e per evitarlo ha chiesto al Tribunale di Venezia un concordato preventivo che prevede, tra l'altro, la cessione del ramo d'azienda che comprende anche l'appalto del completamento del porto di Tremestieri. Ma per cedere il ramo d'azienda, il Comune di Messina, ente appaltante dell'opera, deve rinunciare al contenzioso con l'impresa costruttrice e dichiarare che c'è la copertura finanziaria.

Che però, stando anche a quanto l'amministrazione ammette in una nota di risposta alla Lega mandata oggi (“invece di fare quadrato e chiedere a gran voce i “denari” mancanti per il completamento dell'opera”) non c'è, mentre i della Lega sottolineano che “nella delibera di Giunta n° 368 del 19 luglio 2023 si rilascia parere contabile favorevole alla transazione e si attesta la copertura finanziaria dell'opera”.

La cosa più logica sarebbe una revoca in autotutela dell'ultima delibera da parte dell'amministrazione Basile, puntando sul fatto che non si fa cenno alla revisione dei per la quale, peraltro, il Governo ha messo a disposizione dei fondi. I costi dell'appalto sono lievitati del 40% rispetto al contratto sottoscritto originariamente nell'ottobre del 2017 quando era sindaco Accorinti ed è chiaro che, anche ammettendo che la cessione del ramo d'azienda a una ditta terza andasse a buon fine, quest'ultima chiederebbe immediatamente la revisione dei prezzi: una quarantina di milioni in più rispetto all'appalto originario, che prevedeva “un importo contrattuale di 64.375.135,21, con termine di ultimazione lavori di 570 giorni. Il 6 giugno 2019, sindaco Cateno De Luca, è stato sottoscritto un atto per l'esecuzione di una perizia di variante suppletiva relativa alla bonifica dell'area di cantiere e il 4 settembre dello stesso anno è stata effettuata la consegna definitiva dei lavori”.

Poi, il 3 agosto 2020, è stato sottoscritto con l'impresa costruttrice “l'atto di transazione con il quale sono state risolte 15 riserve per 34.912.958,22 euro ed è stato concesso alla ditta un termine utile di 660 giorni per l'ultimazione dei lavori, decorrenti dalla data dell'atto di sottomissione successivo alla redazione della perizia di variante. Con questo atto, sottoscritto il 18 dicembre 2020, il termine di ultimazione dei lavori è stato fissato al 9 ottobre 2022″. Ma la Nuova COEDMAR non ha rispettato il cronoprogramma lavori. A causa dei ritardi, imputati alla negligenza dell'appaltatore, il Comune di Messina, ente appaltante, ha avviato il procedimento di decadenza dal beneficio dell'anticipazione contrattuale versata all'impresa appaltatrice”.

Il 18 agosto dell'anno scorso la Nuova COEDMAR ha proposto al Tribunale di Messina un ricorso d'urgenza, ottenendo il giorno dopo la sospensiva dell'esecuzione del provvedimento e il direttore lavori, il 21 luglio 2022, ha avviato le procedure previste per la risoluzione del contratto per grave ritardo dovuta alla negligenza
dell'appaltatore.

Seguono poi una serie di paggi tecnici e burocratici e si arriva al 19 gennaio 2023, quando l'impresa veneta presenta al Tribunale di Venezia “una richiesta per l'applicazione delle misure protettive per crisi d'impresa, chiedendo la sospensione dei provvedimenti di escussione e di risoluzione contrattuale” e prospettando come soluzione alla crisi la cessione di un ramo d'azienda, richiesta accolta sia dal giudice che dal Comune di Messina.

“All'esito di un lungo confronto tra legali, rappresentanti dell'ente appaltante e Nuova COEDMAR impresa -si legge ancora nella proposta di delibera presentata da Mondello- sono giunti a una definizione stragiudiziale complessiva della controversia nei termini e alle condizioni indicate nella proposta transattiva dell'appalto funzionale al trasferimento del relativo ramo d'azienda e alla ripresa dei lavori. Il contratto di completamento dei lavori di costruzione del porto di Tremestieri da affidare all'impresa subentrante è di importo pari alle opere residue del contratto originario, maggiorato in applicazione dell'obbligo di revisione dei prezzi. La proposta transattiva condivisa tra le parti è mirata all'avvio e alla conclusione del procedimento di cessione del ramo d'azienda, per cui è subordinata all'avveramento delle condizioni sospensive di rilascio dell'autorizzazione da parte del Tribunale di Venezia alla cessione e alla sottoscrizione entro il 30 settembre 2023 del Contratto definitivo con il nuovo appaltatore”.

Nella proposta di delibera presentata in Giunta dal vicesindaco Salvatore Mondello, si sottolinea la presenza di un parere positivo “sulla proposta transattiva del 10 luglio 2023 prodotto dall'avv. Raffaele Tommasini, nel quale si elencano i seguenti aspetti favorevoli per la posizione della Stazione Appaltante: a) permette la immediata ripresa dei lavori senza dovere predisporre un nuova gara con la prospettiva di una conclusione degli stessi senza incorrere nella possibile perdita dei finanziamenti; b) definisce, senza ulteriori lunghi e costosi giudizi, tutti i rapporti di dare ed avere con la Nuova Coedemar srl e ciò indipendentemente da quella che sarà la “sorte” della società appaltatrice, c) è un accordo transattivo di fatto a “costo zero” per il Comune di Messina, anzi favorevole dal punto di vista economico anche per la riscossione di un rilevante importo (euro 2.000.000,00) erogato da parte di Allianz spa”. Poi un passaggio fondamentale dopo D E L I B E RA: “Di dichiarare che il presente atto non comporta nuovo impegno di spesa sul bilancio comunale in quanto la copertura dei maggiori costi previsti per l'appalto dei lavori di completamento da eseguirsi, indicati nell'atto di transazione, è riconducibile alle modalità stabilite dall'art. 26 del D.L. 50/2022″.

Passaggio quest'ultimo, che potrebbe creare non pochi problemi. Al punto che i consiglieri che a Palazzo Zanca fanno riferimento proprio al ministro dei Trasporti Matteo Salvini (Giuseppe Villari, Mirko Cantello, Amalia Centofanti, Giulia Restuccia ed Emilia Rotondo), oggi hanno presentato un'interrogazione al sindaco Federico Basile nella quale “citano le richieste con cui il Comune chiede le risorse al ministero per far fronte a una commessa che ha ancora bisogno di oltre 85 milioni di euro, mentre nella delibera di Giunta n° 368 del 19 luglio 2023 si rilascia parere contabile favorevole alla transazione e si attesta la copertura finanziaria dell'opera”. Copertura che però, nonostante i tentativi di rassicurazione letti in un comunicato mandato oggi pomeriggio da Palazzo Zanca, non c'è. I cinque consiglieri di Prima l'Italia e Lega chiedono anche se l'amministrazione Basile  non tema che “se l'iter relativo alla cessione del contratto d'appalto, attraverso la cessione del ramo d'azienda, non sarà completato entro il 27 settembre 2023, per come previsto nell'avviso del Tribunale, con l'individuazione dell'impresa, la stessa possa pretendere imponenti risarcimenti al Comune per il caso in cui non fosse confermata la permanenza dei fondi a suo tempo stanziati e non siano erogati dal ministero gli ulteriori fondi per aggiornamento prezzi”.

Villari, Cantello, Centofanti, Restuccia e Rotondo concludono l'interrogazione chiedendo al sindaco Federico Basile “se non ritenga di chiedere al Tribunale di congelare la procedura competitiva fino a quando non sarà effettuata la verifica sulla copertura finanziaria esistente e sulla tempistica e reale possibilità di ottenere gli ulteriori fondi dal ministero”. La risposta dell'amministrazione Basile a 5 giorni dalla decisione del Tribunale di Venezia? Una lunga cronistoria dell'appalto e poi la richiesta di chiarimenti liquidata come “beghe politiche che non ci appartengono e sulle quali chiediamo compattezza per completare un'opera strategica per la città”. Intanto il 27 settembre incalza e la vicenda, in maniera molto pertinente, appare davvero in alto mare.

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Elisabetta Raffa

Giornalista professionista dal secolo scorso, si divide equamente tra articoli di economia e politica, la cucina vegana, i propri cani, i libri, la musica, il teatro e le serate con gli amici, non necessariamente in quest’ordine. Allergica ai punti e virgola e all’abuso dei due punti, crede fermamente nel congiuntivo e ripete continuamente che gli unici due ausiliari concessi sono essere e avere. La sua frase preferita è: “Se rinasco voglio essere la moglie dell’ispettore Barnaby”.