Il PM in ferie, slitta il processo Cassata

FrancoCassata
Il Procuratore Generale di Messina Franco Cassata

E meno male che il giudice Foti, capo dell'ufficio del Giudice di pace di Reggio Calabria, si era tanto raccomandato di rispettare le date delle udienze e di chiudere velocemente il processo contro il Procuratore Generale di Messina Franco Cassata, accusato di avere diffamato con un falso dossier Adolfo Parmaliana dopo la morte di quest'ultimo. Invece, proprio l'udienza immediatamente successiva a quella in cui in maniera del tutto sorprendente il ha “presentato” Lucia Spinella, il giudice che seguirà il processo, è saltata. Motivo? Il Pubblico Ministero è in ferie per tre giorni. Circostanza questa che sarà sicuramente sfuggita a chi organizza il calendario delle udienze, ma il risultato è che tutto è stato rinviato al 19 aprile. Data fondamentale, perché a parlare sarà la vedova del professor Parmaliana, Cettina Merlino.

“Non so come mai sia successo -commenta. Evidentemente ci sarà stato un problema organizzativo. In ogni caso, io ribadisco la mia fiducia nella Procura di Reggio Calabria che fino ad oggi ha dimostrato di voler andare fino in fondo alla cosa”.

Sembrava partito con il piede giusto il processo contro il Procuratore Generale Cassata, quando il 29 marzo scorso, dopo la ricusazione del giudice Giandomenico Foti (che si è fatto da parte perché molto amico di Cassata) e dopo il pensionamento del secondo giudice a cui era stato affidato il procedimento, finalmente il giudice Spinella aveva dato inizio alle audizioni dei testimoni ascoltando il luogotenente dei Carabinieri che ha seguito tutte le operazioni subito dopo il suicidio di Adolfo Parmaliana, che il 2 ottobre del 2008 si uccise dopo avere lasciato una lettera in cui spiegava i motivi del gesto. Un durissimo j'accuse contro la magistratura messinese e barcellonese che tentavano di delegittimarlo e contro il suo partito, i DS. Che nonostante le sue accuse precise e circostanziate avessero consentito lo scioglimento del Comune di Terme Vigliatore per mafia, invece di fare quadrato attorno a lui lo aveva lasciato solo, contribuendo per di più al suo isolamento. Invece, i tre giorni di ferie del Pubblico Ministero hanno fatto rinviare tutto di due settimane.

AdolfoParmaliana
Adolfo Parmaliana

Per Cassata, barcellonese doc e presidente del circolo Corda Fratres nel periodo in cui era frequentato anche da un mafioso come Giuseppe Gullotti (mandante del delitto del giornalista Beppe Alfano) o dal cognato di quest'ultimo Salvatore Rugolo e che ancora adesso vede tra i soci l'avvocato Saro Cattafi, sottoposto a misure di prevenzione antimafia e indicato da diversi pentiti quale boss mafioso legato ai servizi segreti, l'accusa non è delle migliori, soprattutto per un magistrato: diffamazione aggravata nei confronti di Adolfo Parmaliana.

Prima di morire Parmaliana scrisse una lettera lucidissima e dolorosa, nella quale mise nero su bianco i continui tentativi di delegittimarlo, senza tralasciare nulla. Pochi mesi dopo la sua morte uscì il libro “Io che da morto vi parlo” di Alfio Caruso e secondo l'accusa Cassata inviò allo scrittore, al senatore diessino Giuseppe Lumia, al sindaco di Terme Vigliatore ed alla Procura un dossier anonimo scritto con altre persone, con il quale si accusava il docente di colpe mai commesse.

Il dato da sottolineare è anche un altro: l'isolamento cui la cosiddetta società civile confinò Adolfo Parmaliana. Le sue denunce furono ribadite nel 2002 anche davanti al CSM e consentirono lo scioglimento del Comune di Terme Vigliatore per infiltrazioni mafiose. Ma a dispetto dei proclami sulla trasparenza e sul rispetto delle regole, anche il suo partito gli voltò le spalle. Ma tornando a Cassata, da non dimenticare anche che il Procuratore Generale di Messina non è l'unico della famiglia ad essere sotto processo. Il figlio Nello, avvocato, classe 1969, è indagato insieme ad oltre ottanta persone dalla Procura della Repubblica di Barcellona per associazione a delinquere finalizzata alla truffa assicurativa. E il fatto curioso è che la Procura barcellonese è un organo requirente sottoposto al controllo del Procuratore Generale di Messina. Vale a dire: il padre controlla i magistrati che giudicheranno il figlio. Un aspetto questo, sul quale il CSM non ha ancora ritenuto opportuno di doversi pronunciare.

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