Felice Calabrò (PD): il Comune non è mai stato così vicino al dissesto

Felice Calabrò, coordinatore del PD a Palazzo Zanca

Può una pianta inviata ad un supermercato che ha invitato il sindaco all'inaugurazione essere considerata una spesa di rappresentanza? E i necrologi? A chiederselo, dopo avere letto la relazione dei Revisori dei Conti sul Bilanci Consuntivo 2011, è Felice Calabrò, capogruppo del PD a Palazzo Zanca. Che facendo le pulci al documento depositato ieri dal presidente del Collegio dei Revisori Dario Zaccone e certificato anche da Domenico Maesano e Giancarlo Panzera trova la conferma di quanto il PD va predicando da tempo: il Comune è ad un passo dal dissesto.

“Uno dei punti programmatici della precedente amministrazione, sbandierato a più non posso fino alla mistificazione, consisteva nel risanamento economico finanziario dell'Ente -commenta Calabrò.

In diverse occasioni, evidenziando le molteplici criticità del bilancio comunale, il PD ha contestato ai solerti amministratori le scelte, anche di politica economica, poste in essere. Scelte che avrebbero (come in effetti si è verificato) le casse comunali a seri e gravosi rischi. Tuttavia, i naviganti, malgrado i reiterati avvisi, non hanno inteso accogliere i buoni consigli che, peraltro, provenivano anche da organi terzi ed imparziali, vedi il Collegio dei Revisori.

Ebbene, seppur non vi è alcun orgoglio né senso di gioia nell'affermarlo, oggi a malincuore dobbiamo dire di aver avuto ragione.

Ieri, infatti, il Collegio dei Revisori ha depositato la relazione al Bilancio Consuntivo 2011 nella quale è acclarata la deficitarietà strutturale del Comune di Messina, con tutto ciò che questo comporta e certificando il passaggio da una condizione di equilibrio ad una di non equilibrio.

I vizi, le criticità, le irregolarità ed i rilievi da cui muove l'organo di controllo sono tali e quali a quelli rappresentati dal PD in più e più occasioni.

Dalla mancata risoluzione e incapacità ad affrontare, accertandone la reale consistenza, i rapporti di dare ed avere tra comune di Messina e società partecipate, in particolare ATM, ATO3 e Messinambiente alla scarsa propensione a recuperare i propri crediti. E ancora: l'incapacità di riscuotere le proprie entrate, l'eccessivo e sistematico ricorso alle anticipazioni di tesoreria (che oltre rendere evidente la carenza di liquidità dell'Ente, derivante anche dalla inadeguatezza ad incassare di cui sopra, ha determinato il pagamento di elevati oneri accessori come gli interessi passivi), l'inadeguatezza ad attuare il piano di dismissioni immobiliari il cui gettito avrebbe dovuto consentire il pagamento dei debiti fuori bilancio e la costante insorgenza di debiti fuori bilancio. Ma dobbiamo fare i conti anche con un'insufficiente pianificazione dei servizi a domanda individuale (asili nido, mercati, scuolabus) che necessiterebbero di maggiore copertura delle spese  e, dulcis in fundo, eccessivi esborsi per spese di rappresentanza che, peraltro, in parte neanche rientrerebbero tra quelle così rubricate dalla legge.

La relazione dei revisori dei conti meriterebbe una più attenta ed approfondita disamina, ma adesso è importante soffermarsi sul reale ed incontrovertibile dato di fatto emerso: il Comune non è mai stato così vicino al dissesto. Infatti, inquadrare il nostro ente tra quelli strutturalmente deficitari, significa averlo collocato nell'anticamera del baratro economico-finanziario. Di tale stato di cose dobbiamo certamente ringraziare l'amministrazione uscente che, seppur non esclusivamente responsabile, ha fatto del suo meglio per raggiungere questi ottimi risultati. Forse l'1% di programma non attuato secondo il sindaco Buzzanca consisteva proprio nel mancato risanamento economico? Capovolgendo il punto di vista, l'obiettivo raggiunto è quello del dissesto economico. A parte le barzellette proprie da propaganda elettorale, è evidente che la precedente amministrazione ha lasciato un Comune al disastro, alla rovina e in fase terminale, da cui sarà difficile, se non impossibile, uscire”. 

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