Vallone Guidari, un’altra storia infinita

Vallone Guidari 2
La discarica di Vallone Guidari (foto di Corrado Speziale)

Tra progetti bocciati e interventi della magistratura, la discarica di Vallone Guidari continua ad essere una bomba ad orologeria a cielo aperto.

Il Genio Civile prima, l'Arpa poi, hanno bocciato i progetti di adeguamento perché non sufficientemente sicuri. E mentre la sicurezza della città è messa a dura prova, si attende “ulteriore urgente progettazione”.

Il Comune di Messina è tornato ad occuparsi della discarica di Vallone Guidari, a sud dell'area urbana,  fra Tremestieri e Mili Marina,  all'inizio di quest'anno.

Il 12 febbraio scorso, nella sede dell'Area Coordinamento Salvaguardia Ambientale, si è infatti  svolta la Conferenza dei Servizi relativa ai lavori urgenti  di messa in sicurezza della discarica per rifiuti non pericolosi, che è stata collocata nella parte alta dell'alveo del torrente dopo l'emergenza rifiuti che si verificò  in città nel lontano 1999.

L'intervento previsto è a carattere provvisorio ed è mirato esclusivamente al contenimento degli eventuali sversamenti di percolato ed altro materiale inquinante nel torrente. Adesso l'amministrazione comunale prevede di far seguire  un altro intervento di messa in sicurezza  d'emergenza (MISE) sulla base di un progetto redatto da Messinambiente, che però è in attesa di essere approvato dalla Regione ed è ancora privo di progettazione esecutiva.

Le condizioni ambientali di Vallone Guidari destano preoccupazione da diversi anni. L'alveo del torrente si inoltra verso la cresta dei Peloritani scavando una vallata dai fianchi molto ripidi ed esposti perciò a fenomeni di erosione che si sono andati accentuando con l'aumento (in termini di violenza e di quantità d'acqua caduta) delle precipitazioni che si è verificato nell'area dello Stretto negli ultimi anni.

Alla di questi dati, risulta particolarmente difficile comprendere perché proprio questo sito fu scelto per sostituire, sia pure per un tempo limitato, la discarica di Portella Arena, chiusa dopo le note vicende che seguirono l'alluvione del 1998. Tanto più che l'area individuata per realizzare l'impianto insiste su un tratto di costa antropizzato quanto quello della riviera nord, oltre che su un'importante infrastruttura come l'approdo di Tremestieri.

Gli eventi tragici dell'ottobre 2009, ad ogni modo, riportarono l'attenzione delle istituzioni sulle condizioni di questa porzione di territorio. In seguito a sopralluoghi condotti dall'Ispettorato Ripartimentale Foreste di Messina nella primavera del 2010, la Provincia Regionale prescrisse alla ditta che si occupava della gestione della discarica una serie di lavori di messa in sicurezza del versante della vallata maggiormente messo a rischio dall'azione delle acque sui materiali conferiti in discarica nel corso degli anni.

Questi lavori avrebbero dovuto prevenire eventuali frane ed il trasporto a valle di detriti mediante la diminuzione della pendenza della scarpata, l'innalzamento del letto del torrente e l'imbrigliamento dello stesso. Il tutto sarebbe stato realizzato utilizzando materiali inerti di diversa natura e provenienza, realizzando gabbioni di rete metallica e rinaturalizzando la vallata con la messa a dimora di piante e arbusti.

Un progetto dai costi contenuti e dall'impatto ambientale tutto sommato sostenibile. Tuttavia il suo iter non dev'essere stato particolarmente celere dal momento che l'Ingegnere Capo del Genio Civile Gaetano Sciacca si trovò a febbraio del 2011 a dover sollecitare l'allora assessore comunale alle Manutenzioni Pippo Isgrò ad intervenire rapidamente per la messa in sicurezza del corso d'acqua, rammentandogli le “condizioni di elevato rischio ambientale in cui versa l'intera area sottesa. Un'estrema pericolosità -si legge ancora nella nota di Sciacca- non dovuta a condizioni naturali, ma essenzialmente antropiche per via di una non corretta gestione del territorio”.

La nota del Genio Civile teneva a sottolineare come non sarebbero bastate le normali operazioni di pulizia dell'alveo del Guidari. “E' ben nota la problematica che attiene alla discarica rifiuti che sorge sulla sommità del bacino, a poca distanza dal Forte Cavalli -scriveva sempre Sciacca. Questa costituisce, da anni, un potenziale pericolo poiché determina condizioni di instabilità dei versanti, con conseguente riversamento dei detriti abbancati nell'alveo del torrente Guidari. Il recupero ambientale non può prescindere dagli interventi di messa in sicurezza dei siti, passando dal rimodellamento morfologico degli stessi. In questo senso, nell'ambito del Vallone Guidari, non sono state realizzate le necessarie opere di presidio atte ad evitare i pericoli più volte evidenziati attraverso varie corrispondenze, sopralluoghi ed incontri di vario tipo”.

Le preoccupazioni del dirigente del Genio Civile furono  implicitamente confermate quella stessa estate dalla Procura della Repubblica di Messina, che l'8 luglio del 2011 dispose il sequestro dell'area e della documentazione relativa alla sua gestione post mortem (della discarica) con un provvedimento firmato dal PM Liliana Todaro mirato a “bloccare l'inquinamento del suolo e delle falde acquifere a causa del percolato prodotto dai rifiuti ivi  depositati”.

Il progetto, che avrebbe dovuto mettere la parola fine alla vicenda del Vallone Guidari, non ha però convinto i tecnici del Genio Civile. All'inizio dello scorso anno, gli uffici di via Aurelio Saffi non hanno dato il via libera ai lavori, richiedendo ai progettisti un aggiornamento sia  dello studio idraulico (con i dati ricavati dallo studio delle ultime alluvioni) quanto dei calcoli di stabilità,  sottolineando come “l'ulteriore apporto lungo il versante e l'asta del torrente di materiali di risulta aggraverebbe l'attuale situazione dei luoghi”.

Una bocciatura in piena regola, che ripassa la palla a Comune e Provincia Regionale, i cui attuali progetti però, non godono della piena fiducia dell'ARPA. I funzionari dell'agenzia, intervenuti alla conferenza dei servizi dello scorso 12 febbraio, hanno tenuto a sottolineare come “il progetto presentato” non offrisse “le dovute garanzie riguardo al totale contenimento del percolato” prodotto nel sito, in quanto non risulterebbe agli atti una valutazione delle dimensioni del serbatoio di contenimento previsto “in riferimento al volume dello stesso percolato effluente”.

Tutto, dunque, è letteralmente rinviato ad una “ulteriore urgente progettazione” di nuovi interventi. Quali tempi comporti questa “urgenza” e quali modalità d'intervento siano previste, nessuno però sembra saperlo.

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