Se la parcella dell’avvocato non è quella del giudice

avvocatiGent.le avv. Tesoro, dopo tanti anni di giudizio ho vinto una causa molto importante e con sentenza il giudice ha condannato la mia controparte al pagamento delle spese legali in mio favore per un totale di 3 mila euro. Il mio avvocato, con cui non avevo mai concordato alcuna somma per il suo onorario, mi ha presentato una parcella per 6 mila euro, da cui detrarre i 3 mila euro già liquidati e percepiti, restando ancora a mio carico la somma di 3 mila euro. Ma è normale che io debba pagare al mio avvocato ulteriori somme oltre quelle che ha riconosciuto il giudice con sentenza? Grazie della sua risposta, Angela P.

Gentile Angela, la questione degli onorari liquidati giudizialmente e la differenza richiesta tramite parcella presentata dal proprio avvocato, è una delle problematiche che sovente ricorrono nei rapporti tra avvocato e cliente e  finiscono per innescare un ulteriore contenzioso.

In concreto, gli onorari dovuti dal cliente al proprio avvocato, prescindono dalla liquidazione contenuta nella sentenza, in quanto le somme riportate in sentenza e liquidate dal giudice rappresentano esclusivamente la condanna con cui la parte soccombente è obbligata nei confronti della parte vittoriosa.

La Corte di Cassazione ha più volte ribadito tale principio, asserendo che l'avvocato è libero di pretendere onorari maggiori e diversi da quelli liquidati in sentenza, a meno che non vi rinunci mediante accettazione, senza riserve, della somma corrisposta dal cliente per le spese, diritti ed onorari, nella misura liquidata in sentenza e posta a carico dell'altra parte.

Tale circostanza nasce da una precisa esigenza, perché la liquidazione effettuata dal giudice tiene conto esclusivamente delle attività professionali svolte all'interno del giudizio, mentre le ulteriori somme eventualmente richieste dall'avvocato scaturiscono da attività ulteriori che non essendo conosciute o conoscibili al giudice non possono essere prese in considerazione ai fini di una corretta liquidazione.

Nel Suo caso, tenuto conto che non avete pattuito per iscritto alcun compenso e considerata l'abrogazione delle tariffe forensi, qualora ritenga eccessiva la pretesa e non riesca a trovare un accordo bonario con il Suo legale, non Le resta che adire l'Autorità Giudiziaria in modo che la liquidazione sia rimessa alla valutazione del giudice e vincolata all'applicazione dei parametri ministeriali fissati con il DM 140 del 2012.

E' giusto che lei sappia che nel caso decidesse di non pagare si esporrebbe al rischio che il suo avvocato possa ricorrere al giudice per farsi liquidare quanto richiesto e aggravandola ulteriormente di spese e compensi.

Per contattare l'avv. Antonio Tesoro potete scrivere alla seguente e-mail: studiolegale@antoniotesoro.it


Antonio Tesoro

Avvocato civilista, esperto di diritto delle nuove tecnologie del web, appassionato ed ex praticante di arti marziali, adora la musica e ogni tanto abbraccia una delle sue numerose chitarre. Su Sicilians cura la rubrica Leggi&cavilli, ma non gli dispiacciono le incursioni in altri settori. Raffinato gourmet, disdegna Masterchef Italia e sogna l'edizione statunitense.

2 pensieri riguardo “Se la parcella dell’avvocato non è quella del giudice

  • 4 Marzo 2013 in 11:16
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    Presumiamo che la parcella sia stata liquidata in base alla vecchia normativa tariffaria.

    Ove il legale chieda il pagamento di compensi ulteriori rispetto a quelli liquidati dal giudice a favore della parte risultata vittoriosa, egli ha l’onere di fornire la prova delle ulteriori attività, da lui espletate e non considerate dal giudicante.

    La parcella è dovuta in base all’attività effettivamente svolta e documentata, che il causidico deve provare dettagliatamente per ogni singola voce. L’avvocato deve informare di tutto ciò che richiede a titolo di parcella e l’ammontare di questa deve essere, oltre che equo, altresì giustificato.

    Chieda, dunque, la notula spese; se l’ha già ricevuta, ne verifichi attentamente i contenuti.

    L’avvocato è, inoltre, obbligato a predisporre una notula analitica da depositare in giudizio ed il giudice, con la sentenza, condanna il soccombente al rimborso. Verifichi che il causidico abbia depositato la notula analitica, ne estragga copia in cancelleria e ne controlli i contenuti.

    La parcella va valutata anche in base al risultato utile ottenuto. In genere è facile riscontrare errori commessi da parte di un causidico. Il protrarsi di una causa, ad esempio, è spesso riconducibile alla condotta del difensore, indipendentemente dal fatto che il procedimento abbia esito positivo o negativo.

    Si rammenta che un eventuale accordo con il quale l’avvocato ed il cliente stabiliscono che il parere del consiglio dell’ordine sulla parcella ha efficacia vincolante, conferisce a tale parere un effetto vincolante. È poi necessario adottare altre cautele, poiché, tentata invano la strada del parere vincolante, rimane ai legulei la strada, nella quale il cliente può essere indotto, della conciliazione, che è considerata sentenza passata in giudicato.

    I cavalocchi dispongono, poi, di mezzi legislativi per trascinare una persona in giudizio anche in modo illegittimo. Una volta terminato l’incarico, l’avvocato può, oltre al tentativo di conciliazione, agire giudizialmente nei confronti del cliente per il pagamento del denaro ambito. Per la liquidazione delle spese, degli onorari e dei diritti nei confronti del cliente il leguleio, dopo la decisione della causa o l’estinzione della procura, può promuovere un’ingiunzione o proporre un ricorso.

    La conclusione del rapporto professionale rappresenta davvero la fase in cui il mozzorecchi deve conoscere il meno possibile sui beni e sugli introiti del cliente e, in ogni caso, costituisce l’ultima occasione per salvaguardare il patrimonio ed i proventi personali o aziendali, prima che il cavalocchio compia passi successivi.

    © responsabilitaavvocati.com

  • 5 Marzo 2013 in 13:26
    Permalink

    Gentile signore (o signora, visto che l’e-mail non è firmata da una persona, ma da una generica associazione in realtà non sappiamo a chi rivolgerci) presumiamo invece che la prima regola di chi scrive sia quella di farsi comprendere da chiunque.

    La politica di questo giornale è quella di pubblicare tutte le e-mail, anche quelle sgradevoli. Dare per scontato che un avvocato voglia frodare il proprio cliente ci sembra un tantino eccessivo, oltre che poco rispettoso di un’intera categoria della quale, ci piaccia o no, non possiamo comunque fare a meno ed al cui interno operano moltissimi professionisti corretti.

    Tornando alle e-mail dei nostri lettori, riteniamo fondamentale che siano scritte in maniera comprensibile a chiunque legga. Definire un avvocato “causidico”, “mozzorecchi” o “cavalocchio” sarà anche d’effetto, ma certo non giova alla chiarezza del testo. Detto questo, visto che ci auguriamo che lei voglia o possa continuare a seguirci e ad interagire con noi, la invitiamo in futuro ad esprimersi in maniera più intelligibile.

    Questo per quanto riguarda il metodo. Per quanto concerne invece il merito, provvederà a rispondere l’avvocato Tesoro. Cordialmente,

    Elisabetta Raffa
    Direttore Messina.Sicilians.it

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