Titolarità dell’area, a giorni il verdetto del Demanio Nazionale Marittimo

Cercando e scavando prima o poi qualcosa si trova. A farlo in via Don Blasco si può trovare di tutto, anche l'incertezza sulla titolarità delle aree. Da sempre gli operatori della zona hanno ritenuto di lavorare in una zona di competenza del demanio statale. L'anno scorso, senza alcun preavviso, sembrerebbe che l'area sia diventata improvvisamente di competenza della Regione.  Ma trattandosi di burocrazia italiana, il condizionale è d'obbligo.

Infatti, se da un lato c'è la Capitaneria di Porto che convalida questa tesi, dall'altro c'è un documento dell'Intendenza di Finanza, siglato e protocollato, che dice tutto il contrario. 

Perché a leggere con attenzione l'atto dell'Intendenza di Finanza di Messina che riguarda l'elenco dei beni demaniali che in base all'articolo 1 del DPR 684 dell'1 luglio 1977 sono passati dallo Stato alla Regione Siciliana, è evidente che la via Don Blasco non è neanche menzionata. 

L'elenco dei beni demaniali inizia nella zona tirrenica con la foce del fiume Pollina e prosegue poi con la spiaggia compresa tra questa e l'approdo di San Gregorio a Capo d'Orlando fino alla spiaggia di Patti Marina per procedere poi fino al porto di Milazzo. Da qui, e siamo al punto 4 dell'elenco, si escludono i fanali d'ingresso (di competenza della Marina Militare) e dal molo di sottoflutto si hanno come limite “i 100 metri dal pontile numero 1 della ”. Si arriva poi fino alla foce del Annunziata compreso l'approdo di Torre Faro “ma escluso la zona delle località Mortelle e Timpazzi interessate dal gasdotto Algeria-Italia; restano del pari esclusi dal passaggio alla Regione Siciliana i tratti di mare territoriale interessati dalla posa delle tubazioni costituenti il gasdotto stesso”. Il punto 5 indica “la spiaggia compresa tra la foce del Torrente Zaera in Messina e l'approdo di Giardini” e così via per arrivare all'ultimo punto, la spiaggia di Stromboli con gli approdi di Scari e Ficogrande. 

Quello che salta subito agli occhi è il vuoto tra la foce del Torrente Annunziata del punto 4 e la foce del Torrente Zaera (dove inizia il viale Europa) del punto 5. Essendo indiscutibile che l'intera area compresa tra la foce del Torrente Annunziata e quella del Torrente Portalegni (parte bassa della via Tommaso Cannizzaro) sia di competenza dell'Autorità Portuale di Messina, istituita con una legge nazionale nel 1994, non è difficile ipotizzare che la via Don Blasco sia in realtà una porzione di demanio statale. Non fosse altro perché non è inserita nell'elenco indicato dalla legge 684 del 1977.

Muoversi in questo ginepraio di normative e attribuzioni di competenze non è facile. La Confesercenti, che da tempo tutela gli interessi degli operatori della via Don Blasco, ha deciso di fare chiarezza e alla fine di giugno ha richiesto al Demanio Nazionale Marittimo di pronunciarsi sulla questione.

I 60 giorni previsti dalla legge perché un ufficio pubblico risponda ad un cittadino sono abbondamentemente trascorsi e a giorni dovrebbe arrivare il verdetto. Nel frattempo, , artigiani e commercianti della via improvvisamente divenuta la più appetibile della città, attendono dall'amministrazione comunale una risposta alla loro richiesta di concedere un'area nella quale trasferirsi.

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