Taormina, Elio Crifò e l’ossessiva solitudine dell’uomo moderno

MESSINA: Non ha bisogno degli altri per vivere, il protagonista di Scatola, ossessioni da asporto, scritto e diretto da Valerio Vella. Gli basta la televisione, amica-nemica, unica compagna dei suoi soliloqui che lui forse crede dialoghi. In questo breve testo, in scena il 5 settembre scorso al PalaCongressi di Taormina e ottimamente interpretato da Elio Crifò, c'è tutta la tragedia dell'uomo del 21° secolo. Banale, magari scontata, ma pur sempre tragedia. Il protagonista racconta paure, solitudini, sogni fin troppo reali, casuali con i vicini che ribadiscono quella che è la sua verità: viviamo in un mondo finto, fatto di sorrisi finiti, di emozioni finte. La sola certezza è che tutti siamo soli, anche quando siamo in mezzo a una folla.

A scandire il racconto-analisi di Crifò, le note di The wall dei Pink Floyd ben eseguite dal vivo dalla The Box Rock Band, con Antonio Amante Reynolds (chitarra elettrica e voce), Alessandro Blanco (chitarra elettrica e classica), Massimo Pino (basso), Tindaro Raffaele (tastiera e voce) Stefano Sgrò (alla batteria) e Simona Vita (tastiere). Le brave ballerine della Marvan Dance diretta da Mariangela Bonanno, che dei balletti ha curato le coreografie con Giorgia Di Giovanni e Alice Rella, (quest'ultima nel corpo di ballo insieme a Domelita Abate, Nives Arena, Rebecca Pianese, Jo Prizzi e Valentina Sicari) traducono l'aggrovigliarsi dei pensieri del protagonista. Un uomo che ha paura del mondo e per questo lo aggredisce e lo rifiuta.

“Ho un gran bisogno di volare -dice- ma non ho nessun posto in cui volare”. Il testo di Vella racconta con grande disillusione la polverizzazione dei rapporti umani e i “pensieri più infelici, quelli inconfessabili perché socialmente inutili”. Cita autori fondamentali come Petrarca, Pasolini e Marinetti, i versi degli Apothema, band messinese degli anni Ottanta, e alla fine fa tagliare al protagonista ogni rapporto con il mondo reale, rinchiudendolo dietro un muro ormai impenetrabile, mentre dice: “Mi piace quel chiacchiericcio di sottofondo, mi lascia pensare che tutto continua anche se mi addormento, magari anche se muoio”. Se poi sia una morte fisica o morale non importa, ché la differenza, ormai, è davvero minima.

Elio Crifò, interprete attento e raffinato, dà corpo e voce a un uomo del quale non conosciamo neanche il nome. Racconta le sue ossessioni e con naturalezza le rende reali, trasmettendo una salutare angoscia agli spettatori che, si spera, siano usciti dalla sala un po' più consapevoli. Suggestive le luci di Renzo Di Chio, che contribuiscono a dare vita alle riflessioni tormentate del protagonista.

Scatola sicilians

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Elisabetta Raffa

Giornalista professionista dal secolo scorso, si divide equamente tra articoli di economia e politica, la cucina vegana, i propri cani, i libri, la musica, il teatro e le serate con gli amici, non necessariamente in quest’ordine. Allergica ai punti e virgola e all’abuso dei due punti, crede fermamente nel congiuntivo e ripete continuamente che gli unici due ausiliari concessi sono essere e avere. La sua frase preferita è: “Se rinasco voglio essere la moglie dell’ispettore Barnaby”.