Silvio Longo e la lotta per il Notiziario di Messina

2^ guerra mondiale
Il bombardamento del porto di durante la II Guerra Mondiale

Alla fine della guerra, il governo militare alleato decise di dare la possibilità alla città di Messina di diffondere un giornale che fosse diretto da un giornalista locale.

Dopo una serie di proposte, fu il “Notiziario di Messina” di Silvio Longo e Natale Tricomi a essere selezionato dagli Alleati come pubblicazione cittadina autorizzata. Così, il 23 ottobre del 1943, il Notiziario inaugurò le sue pubblicazioni in forma quasi indipendente, almeno dal punto di vista economico, dall'autorità di controllo alleata.

Tuttavia, la vita di questo giornale era destinata a subire alterne vicende, strettamente connesse a quelle del suo direttore Silvio Longo. Dopo poco tempo, infatti, la concessione editoriale rilasciata dagli americani alla coppia Longo-Tricomi fu girata alla “Società Editrice Tipografica Meridionale”, ampliandola alla pubblicazione di giornali, riviste, opere scientifiche e politiche ed impianti tipografici.

In realtà, dietro alla revoca della concessione ai proprietari originali, stavano probabilmente più articolate motivazioni di natura politica. La coppia di imprenditori Longo-Tricomi, infatti, non si mostrava sensibile alle pressanti influenze del Partito Democratico del Lavoro e del Partito Democratico , cui invece apparteneva il prefetto Stancanelli, massima autorità della provincia.

Silvio Longo, piuttosto, da sempre simpatizzante con gli ambienti repubblicani, pubblicò in prima pagina il discorso tenuto da Andrea Finocchiaro Aprile a Palermo, sotto il titolo: “Un poderoso discorso dell'on. Andrea Finocchiaro Aprile sul problema di una Sicilia libera, indipendente a base repubblicana e democratica”.

Questa apparente presa di posizione, che andava oltre i pressanti solleciti e le reprimende del colonnello Ramsey e del prefetto Stancanelli  per un certo “allineamento” del giornale, pena la più stretta censura, appariva quasi come una provocazione al rigido controllo imposto dall'AMGOT.

Tuttavia, questa insubordinazione, argomentata dal Longo come una corretta informazione fornita ai propri lettori, costò cara al direttore, subito esonerato dal prefetto Stancanelli, che in breve tempo ricondusse sotto la propria egida il Notiziario di Messina.

Nel volgere di poco tempo Silvio Longo passò da direttore a redattore capo, fu sottoposto al controllo di un comitato di redazione del quale facevano parte insieme a lui Vittorio Lazzaro e Attilio Salvatore e sostituito nella direzione da Biagio Di Paola.

Privato persino dell'autorizzazione a stampare il notiziario, con queste parole di rabbia e orgoglio Silvio Longo si appellò al colonnello Ramsay per un ultimo tentativo di rientrare in possesso del proprio giornale:

Il decreto del prefetto Stancanelli è una offesa alla dignità del giornalista, è un oltraggio al buon senso, alle consuetudini giornalistiche: è una violenza, un arbitrio, una illecita ingerenza pari a quelle esercitate dal fascismo, che aveva privato il cittadino di ogni suo diritto e che dei giornali aveva fatto tanti organi di polizia nei quali si scriveva a rime obbligate. Io, uomo libero, non legato a nessun carro, combattente contro il dispotismo fascista, per la qual cosa avevo sofferto carcere ed esilio, mi rifiutai di accettare una simile soluzione, indignato più che offeso per quanto succedeva e si verificava per causa vostra e ad opera di un uomo che l'intrigo o il caso avevano fatto assurgere alla maggiore dignità della provincia”. Il colonnello Ramsay, però, era già in procinto di lasciare Messina ed il disperato appello di Longo restò lettera morta.

Poche ore prima di partire, Ramsay aveva donato con un decreto del prefetto Stancanelli il Notiziario di Messina a Magnera, Salvatore, Lazzaro e Biagio Di Paola, estromettendo per sempre gli originali proprietari.

Il giornalista continuò a lungo la sua battaglia per riavere il Notiziario di Messina, da lui  “fondato, creato, affermato… senza l'aiuto di nessuno”, ma senza risultati.

Nel 1944, al primo congresso regionale della stampa organizzato a Palermo, Longo insorse contro gli usurpatori, incassando però solo un laconico ordine del giorno di condanna nei confronti di coloro che lo avevano estromesso dalla direzione del notiziario.

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