Niente testimoni, il processo Cassata al 29 marzo

FrancoCassata
Il Procuratore Generale di Messina Franco Cassata

Terzo round del processo contro il Procuratore Generale di Messina Franco Cassata davanti al Giudice di Pace di Reggio Calabria, ma ancora una volta è un buco nell'acqua. I due testimoni non si sono presentati e tutto è stato rinviato al 29 marzo, quando l'udienza sarà presieduta da un nuovo giudice non ancora designato. Il terzo in due mesi, visto che il primo, Giandomenico Foti, si è astenuto perché conosce personalmente Cassata ed è suo amico, il secondo, Antonino Scordo, perché ha 75 anni e sta per andare in pensione.  

Il Procuratore Generale di Messina è accusato di diffamazione aggravata nei confronti di Adolfo Parmaliana, il docente che si uccise nell'ottobre 2008 a causa dell'isolamento in cui lo avevano confinato le sue stesse denunce. Denunce ribadite nel 2002 anche davanti al CSM e che hanno portato allo scioglimento del Comune di Terme Vigliatore per infiltrazioni mafiose. Un'accusa gravissima, che tuttavia non bastò al suo partito, il PD, per fargli quadrato intorno e difenderlo. Anzi.  

Prima di morire Parmaliana scrisse una lettera lucida e dolorosissima, lanciando accuse ben precise rispetto ai tentativi di delegittimarlo. E quando alcuni mesi dopo la sua morte uscì il libro “Io che da morto vi parlo” di Alfio Caruso, Cassata inviò allo scrittore, al senatore diessino Giuseppe Lumia, al sindaco di Terme Vigliatore ed alla Procura un dossier anonimo scritto con altre persone, con il quale accusava il docente di colpe mai commesse. La reazione dei familiari fu immediata e a raccogliere il loro grido di dolore fu il Procuratore Generale di Reggio Calabria Giuseppe Pignatone, che decise di andare fino in fondo a questa storia. Una storia strana, come molte altre successe a Barcellona o che alla cittadina tirrenica sono in qualche modo correlate. Dall'omicidio di Beppe Alfano e Graziella Campagna, all'omicidio molto maldestramente travestito da suicidio dell'urologo Attilio Manca.  

Durante l'udienza dell'1 marzo scorso si sarebbero dovuti esaminare due testimoni, entrambi carabinieri: il tenente Ferraro ed il luogotenente Musarra. Già prima del processo Ferraro aveva  avvertito che non sarebbe stato presente. Musarra, ancora in servizio a Patti come lo era nel 2008, la mattina dell'udienza ha comunicato che non avrebbe potuto partecipare a causa dello sciopero generale del settore trasporti. Sfortunatissima persona il luogotenente Musarra, che non ha trovato nessuno disposto a prestargli un mezzo qualsiasi per andare a testimoniare. Resta quindi da vedere cosa succerà all'udienza del 29 marzo, visto che al momento non sono previsti scioperi di alcun genere.

AdolfoParmaliana
Adolfo Parmaliana

“Sì -dichiara Cettina Merlino, la vedova di Adolfo Parmaliana- l'1 marzo non si è fatto nulla perché non ci sono stati i testimoni. Adesso speriamo nella prossima udienza. In realtà, la nostra paura più grande è che adesso che hanno promosso Pignatone e lo hanno trasferito a Roma si fermi tutto. Lui è sempre stato la nostra speranza, perché è grazie a lui che si è aperto il processo. E quando gli sono arrivate le prime minacce ho pensato: “adesso lo manderanno via”. E così è stato. In ogni caso, ho molta fiducia nella Procura di Reggio Calabria (non in quelle di Messina e Barcellona) e speriamo che vadano avanti così. Il fatto che le udienze siano molto ravvicinare una con l'altra ci fa ben sperare. Certo, adesso bisognerà vedere chi arriva al posto del giudice Scordo. Ma spero che in Procura, anche dopo Pignatone, dimostrino il suo stesso coraggio e la sua stessa determinazione e che questa vicenda arrivi alla conclusione”.

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