Ponte sullo Stretto, quando Folco Quilici sconfessò gli ambientalisti

FolcoQuilici 1 siciliansA Folco Quilici, presidente del WWF, il ponte sullo Stretto piaceva e tanto. “La lotta contro il Ponte è oscurantista -sottolineò più volte. Non si può immaginare il mondo che progredisce senza impatti di questo tipo: Roma era un villaggio di briganti prima che sotto il Campidoglio fosse realizzato il ponte sul Tevere”. Così, quando oltre 15 anni fa l'ambientalista Anna Giordano lo invitò a partecipare all'ennesima protesta contro l'opera, lui disse no e spiegò anche perché. “Un paio di settimane -scrisse- fa una brava e coraggiosa combattente per la salvezza di animali in pericolo, Anna Giordano, che una quindicina di anni fa vinse con me il “Gabbiano D'Oro”, massima onorificenza per i “paladini della natura”, mi inviò di rimbalzo un messaggio di tale Calabrò Tiziana.

Non lo avrei letto, immaginandone il contenuto, se non me lo avesse inviato proprio Anna Giordano, che stimo molto, per quanto si oppose – era ancora una ragazza – alla strage dei rapaci che volavano sullo Stretto di Messina. Una battaglia coraggiosa contro una tradizionale superstizione (“se non uccido almeno un falco, sarai cornuto) che alla fine, Anna Giordano è riuscita a vincere.

Ho quindi letto il lungo papiro elettronico inviatomi, si trattava di un invito a partecipare a una marcia contro la del ponte sullo Stretto di Messina. Niente di nuovo, in quel testo. E io mi sarei limitato a non rispondere se l'invito non mi fosse giunto, appunto, da Anna.

E così Le ho scritto una decina di righe per informarla di non aver alcuna intenzione ad unirmi “a chi si oppone al sempre maggiore, indispensabile progresso delle comunicazioni; e non si pone certo lo scopo di creare catastrofi ecologiche. Sarebbe bene che chi è in buona fede, ma miope, osservasse cosa e come si è costruito in gran parte del mondo (anche in Paesi molto sensibili ai problemi dell'ambiente quali gli scandinavi e i giapponesi)”.

Credevo d'essere stato chiaro, ma Anna – che è una ragazza di carattere, e anche questa è una dote -ha insistito raggiungendomi con una e-mail interminabile. Nella cui premessa, mi confessava di aver “giocoforza iniziato a dedicare energie e tempo per scongiurare lo scempio dello Stretto”.

Seguivano alcune pagine (!) di riflessioni, misto di banalità e di buone motivazioni, di elementi reali, di altri immaginari. Ho voluto risponderle, nel rispetto delle sue idee. Precisandole quanto sia stato necessario, nel cammino della civiltà, prendere decisioni che hanno comportato a volte problemi non indifferenti, ma di certo non tali da bloccare passi in avanti del progresso umano.

Anna mi aveva, tra l'altro, scritto d'opporsi al ponte “Perché non muoiano migliaia di uccelli impattando con il ponte quando il vento, la nebbia, la pioggia, la stanchezza impediscono loro di evitare un ostacolo”. La qual cosa credo che valga per tutti i mille ponti del mondo, eppure di uccelli in cielo ne volano ancora molti. E se ne muoiono troppi, le cause sono altre.

Che dire, poi, delle balene che “sarebbero spaventate dall'ombra del ponte”? A parte la facile battuta che di notte e con tempo brutto non si creano ombre, l'obiezione è un'altra: sotto i grandi ponti sul mare del nord Europa, America e Asia nessun ambientalista ha mai comunicato dati allarmanti su moria di cetacei a causa di un ponte (di cetacei ne muoiono molti, purtroppo; ma anche in questo caso, i motivi sono di tutt'altro genere).

Così, ho riacceso il computer e ho spedito una seconda risposta. E qui la trascrivo quasi per intero: “Cara Anna, non metto in dubbio la tua buona fede, ma non posso che ripeterti quanto ho già risposto. Sarebbe bello vivere nell'eden della preistoria? Non lo so. Ti ricordo che i romani chiamavano Pontifex, il “costruttore di ponti”, autorità massima dell'Impero. Anche i primitivi hanno sentito la necessità di costruire ponti; ancor oggi ne costruiscono con liane e pali i pigmei della foresta equatoriale africana, per collegarsi con altri uomini, per conoscersi, per sopravvivere.

E' identica vicenda per tutti i popoli di tutte le culture, di tutte le età, il “costruire ponti”, perché questo significa collegarsi, conoscersi, unirsi, progredire. Di conseguenza chi è contro un ponte, è contro l'idea più nobile del progresso: quella di creare un mondo nel quale si sia tutti “vicini”.

Ti ricordo, per concludere, che nel Medio Evo gli oscurantisti tentavano di proibire la costruzione dei ponti, considerandoli “creature del diavolo”. E minacciavano il taglio della testa e la perdita dell'anima, al primo che si fosse azzardato a violare quel tabù. Nel pregarti di tentar di ragionare su tutto questo, mi auguro che tu non voglia, come gli stregoni del Medio Evo, condannandomi al taglio della testa, anche se io grido “Viva il Ponte di Messina”. A quest'ultimo messaggio Anna non mi ha risposto. Forse è troppo impegnata a scrivere slogan da sbandierare domani. Le auguro una giornata di sole”.

Folco Quilici