Nina da Messina, prima poetessa in lingua volgare e madre della lingua italiana

Quando si pensa all’epoca dell’amor cortese si immaginano menestrelli o nobiluomini che compongono versi per giovani pulzelle timorose e ignare della vita pubblica, con l’unico obiettivo di conquistarle per puro diletto. Ma in un periodo storico tormentato da guerre e crociate non sempre gli uomini avevano il tempo di invocare le muse e qualcuno doveva pur colmare questo vuoto professionale e artistico. Accadde ciò che similmente avvenne nel XX secolo: le donne colmarono questa carenza lasciata dagli uomini e, nella serenità delle chiacchiere nei ginecei, potevano indugiare in argomenti poco decorosi, scabrosi o decisamente inadatti agli angeli del focolare come la politica o la passione amorosa in cui dal ruolo passivo, oggetto delle attenzioni dell’autore, passavano a quello attivo di corteggiatrice. Di queste precorritrici si sa ben poco, perché scarsissimi sono gli studi a riguardo e i componimenti arrivati fino ai giorni nostri, tra Francia ed Italia non arrivano al centinaio. Di questi molti sono anonimi e delle autrici, il cui nome è riuscito ad arrivare a noi, poco meno di 10 sono riconosciute come realmente esistite. La maggior parte di esse sono dell’Occitania, la parte sud- ovest della Francia, dove tra il XII e il XIII secolo c’era un’alta incidenza femminile nella governance territoriale. Tutte queste poetesse erano dame dell’alta aristocrazia, ottime conoscitrici della poetica del loro tempo. Donne cresciute con la cultura che di cultura vivevano. Tra le più famose si ricordano la Contessa di Dia, forse Beatriz moglie di Guglielmo di Poitier, ‘Na Castelloza moglie di Truc di Mairona e Bieiris de Romans famosa per