Mečnikov, la strada per il Nobel iniziò a Messina
«Fu a Messina che ebbe luogo il più grande evento della mia vita scientifica. Sin'allora ero stato un biologo zoologo; ora divenivo improvvisamente un patologo … Trasformazione non più strana di quella di un suonatore ambulante in un astronomo …. »
Con queste parole il russo Il'ja Mečnikov descrive, nella sua biografia, il momento che cambia radicalmente la sua vita: la scoperta del processo di fagocitosi.
Siamo a fine Ottocento e lo Stretto rappresenta una zona di particolare attrattiva per gli zoologi. Qui, infatti, è possibile avere accesso con grande facilità a preziose informazioni su specie endemiche del Mediterraneo, non ottenibili altrimenti se non attraverso lunghe e costose campagne di ricerca scientifica.
Così, anche il biologo russo Mečnikov, dopo una carriera di studi e ricerche iniziata in tenera età, si reca a Messina per avviare nuove ricerche. E' il 1882, e quel viaggio cambia per sempre la sorte di questo sfortunato scienziato. Vedovo della prima, giovane moglie, Il'ja si risposa con Olga, la compagna che lo accompagnerà per il resto della vita documentandone le gesta in un'accurata biografia.
Ma lasciamo alle parole dello studioso russo spiegarci quale fulminante intuizione lo colpì mentre si trovava nella sua casa, in contrada Ringo, a Messina, dove una targa celebra questo evento.
“Un giorno [..] rimasi da solo con il mio microscopio, osservando la vita nelle cellule mobili di una larva trasparente di stella marina, quando un nuovo pensiero improvvisamente mi attraversò il cervello. Capii che cellule simili potevano servire nella difesa dell'organismo contro gli intrusi. Sentendo che c'era in questo qualcosa di interessante, mi sentivo così eccitato che iniziai ad andare avanti e indietro per la stanza e andai anche sulla spiaggia per raccogliere i miei pensieri. Mi dissi che, se la mia supposizione era vera, una scheggia introdotta nel corpo di una larva di stella marina, priva di vasi sanguigni o di un sistema nervoso, sarebbe stata presto circondata da cellule mobili come si osserva in un uomo che ha una scheggia nel dito. Fu presto fatto. C'era un piccolo giardino, nel quale pochi giorni prima avevamo fatto un albero di Natale; presi da esso alcune spine e le misi subito sotto la pelle di alcune bellissime larve di stelle marine trasparenti come l'acqua. Ero troppo eccitato per dormire quella notte in attesa del risultato del mio esperimento e la mattina dopo molto presto, mi accertai della sua riuscita. Quell'esperimento formò le basi della teoria fagocita, allo sviluppo della quale dedicai i successivi 25 anni della mia vita.”
La fagocitosi è il processo in base al quale il nostro organismo si difende, attraverso cellule che “fagocitano” microbi e corpi estranei, dalle infezioni. L'infiammazione, in poche parole, è il segno evidente che il nostro corpo sta combattendo una battaglia invisibile contro gli “invasori”. Tuttavia, sovvertire la vecchia teoria medica, in base alla quale invece i leucociti facevano diffondere i microbi trasportandoli e favorendone la crescita, era compito arduo.
Dopo anni di intensi studi, esperimenti e affanni mentali, nel 1908, Mečnikov riceve il premio Nobel per la Medicina insieme a Paul Ehrlich, proprio grazie ai suoi studi sull'immunità, ricevendo il riconoscimento per antonomasia per la geniale intuizione e le fatiche profuse a sua tutela.