Mamma li Turchi! Il rapimento di Anna Saragola a Tusa nel 1609
Era una bella giornata di sole primaverile o estivo nel 1609 a Tusa. A casa Saragola padre e figlio seduti sui bisoli di casa aggiustavano le reti per la prossima battuta di pesca. All'interno Anna, di sette anni, giocava sentendosi in uno dei posti più sicuri al mondo. Dal mare, d'un tratto, giunsero sei galere barbaresche provenienti da Biserta in tunisia. I “ turchi” iniziarono a razziare e depredare il paesino. Presi dalla concitazione o forse nella speranza di distogliere l'attenzione dei turchi, i maschi Saragola scapparono e lasciarono la bambina sola. I pirati la presero e la portarono con loro per venderla al mercato di Tunisi. Sin dalla preistoria la terra sicula era al centro delle rotte dei commerciati di merce umana. Nel XVII secolo la Trinacria era ancora “terra di raccolto” per gli schiavisti. Dal XVI secolo in poi, i corsari barbareschi erano habitué delle coste siciliane. Le loro flotte battevano bandiera ottomana ma l'equipaggio non era esclusivamente di origine moresca. Nelle ciurme barbaresche, certamente turcofone con un'alta incidenza di greci, si potevano trovare spagnoli, come Husayn Mezzomorto, galluresi come Hassan Aga o calabresi come Uluch Alì “Occhialì”,uno dei pochissimi sopravvissuti della battaglia di Lepanto. Quando “li turchi” arrivavano nelle coste siciliane facevano man bassa ti tutto ciò che trovavano: cibo, oggetti, gioielli, persone. Tra la merce più preziosa vi erano le bambine europee, particolarmente apprezzate perché erano considerate solerti, intraprendenti e adatte al governo della casa più delle altre e nell'Impero Ottomano avevano anche il fascino dell'esotico. I bambini e le bambine avevano a loro vantaggio le ridotte dimensioni, la scarsa forza, la naturale sottomissione, la facile plasmabilità a usi e consuetudini e, non meno importante, un lungo avvenire che li poteva far diventare un ottimo investimento. Le famiglie, ovviamente, non rimasero con le mani in mano e nel 1548 nacque a Napoli
