Licenziamenti a Casa Serena, i sindacati richiamano la Giunta

Casa Serena Prefettura 20130226 GI7Q8637
I lavoratori di Casa Serena davanti alla Prefettura

Il 31 marzo scadrà la concessa a Casa Serena. I lavori di messa in sicurezza della casa di riposo comunale sono ancora fermi al palo e oggi la cooperativa Azione sociale ha comunicato l'avvio delle procedure di licenziamento per i 103 lavoratori impegnati nella struttura. Un atto dovuto, tranquillizza la FP Cgil, che comunque accende ancora una volta i riflettori su una vicenda che si trascina da anni.

“Il problema -sottolineano Calogero Emanuele, segretario generale della Cisl FP di e il responsabile aziendale Saro Contestabile- è che dopo il 31 di marzo non si ha certezza della continuità del servizio. La decisione dei licenziamenti obbliga più di prima a definire un accordo completo con l'Amministrazione comunale, che deve dirci chiaramente qual è il futuro di Casa Serena, sapendo che sono già appaltati i lavori per la messa in sicurezza dello stabile”.

Rispetto comunque al settore dei servizi sociali Calogero e Contestabile sottolineano che “il sistema va ripensato. Su Casa Serena è necessario trovare soluzioni positive per mantenere tutta la forza lavoro, ipotizzando il ricorso agli ammortizzatori, alla riqualificazione e anche l'utilizzo in altri servizi. Ma serve un accordo complessivo tra amministrazione, cooperativa e sindacato.Bisogna accelerare sugli incontri con l'esecutivo, che deve dire chiaramente quali sono le sue reali intenzioni e mettere sul tavolo le proposte in correlazione ai servizi che fino a oggi sono stati assicurati a Casa Serena. È necessario spostare le decisioni al tavolo istituzionale di Palazzo Zanca”.

Per la FP Cgil di Messina “i preavvisi di licenziamento inoltrati ai lavoratori dalla cooperativa  rientrano nella , ma per la struttura di Montepiselli, visti gli interventi di ristrutturazione tutt'ora in corso, la proroga delle attività appare scontata”.

“Nulla  di nuovo all'orizzonte –chiarisce Clara Crocè, segretario generale della Funzione Pubblica della Cgil. Non comprendiamo motivi per i quali la cooperativa Azione sociale abbia convocato i sindacati per discutere della situazione di Casa Serena. Il preavviso di licenziamento, come tutti sanno, è un atto dovuto visto che il prossimo 31 marzo scadranno tutti i servizi.  E' evidente che per Casa Serena vige l'obbligo di proroga, considerando che in questi giorni dovrebbero essere consegnati i lavori di messa in sicurezza della struttura. Discorso diverso per gli altri servizi, per i quali l'amministrazione deve invece obbligatoriamente pubblicare i bandi di gara entro fine marzo. Se non così non fosse, è già pronta la mobilitazione dei lavoratori”.

La FP Cgil ha chiesto alla coop di acconsentire alla proroga del servizio in attesa che sia individuato l'iter più adatto per garantire l'occupazione a tutti i lavoratori. Dall'Amministrazione Accorinti il sindacato pretende invece chiarezza rispetto alla possibilità di trasferire i lavoratori sulla 328 “considerato che allo stato attuale i dipendenti non hanno ancora alcuna qualificazione”.

Molto dura con l'amministrazione Accorinti la Uil FPL, che ricorda che “diversi mesi fa  aveva chiesto all'Amministrazione Accorinti un impegno reale e concreto a sostegno della struttura di Casa Serena”.

“Ma ad oggi nessuna risposta è stata data -sottolinea Pippo Calapai, segretario generale della Uil FPL. L'eventuale ventilato ridimensionamento dei servizi di Casa Serena deve essere scongiurato perché rappresenterebbe non solo una sconfitta grave per chi ha utilizzato lo slogan Cambiamo Messina dal basso, ma perché sarebbe un'ulteriore perdita per la città di Messina e in particolare per le categorie più svantaggiate.

La strada obbligata della proroga con relativa riduzione d'orario per il personale è stato un provvedimento tampone che ha colpito i lavoratori. Mettere a norma la struttura è doveroso e lo sarebbe per tutti gli immobili comunali che non sono a norma, ridimensionare i costi e ridurre gli sprechi altrettanto doveroso.

Ma prima di ridurre posti letto e posti di lavoro sarebbe doveroso e propedeutico accertare sprechi, se ce ne sono stati, e verificare le eventuali responsabilità di chi li ha determinati.  E' impensabile -conclude Calapai- che a pagare il prezzo della legalità della struttura siano solo utenti e lavoratori”.

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