Il folletto Mimmiceddu

follettoDi strane in via delle Mura si parla da sempre. In particolare, ad essere protagonisti dei racconti popolari sono soprattutto i folletti. Spiritelli capricciosi che hanno l'abitudine di far ammattire soprattutto le brave massaie. A parlarcene è il signor Saro, che ha scavato per noi tra i ricordi della sua infanzia. 

“Nelle fine settimana ero solito andare a casa della nonna di mia madre che, rimasta vedova, aveva con noi nipoti e pronipoti un gran bel da fare. Da nonna Grazia il giardino, le galline ed il vociare dei vicini facevano da cornice alla viuzza piccola e riservata denominata via delle Mura (alle spalle del dei frati cappuccini di Pompei) chiamata così per via delle vecchie mura di cinta della città.

Tutti, tra loro, solevano appellarsi “comare e compare” anche se in realtà non lo erano e la vita si svolgeva prevalentemente nel baglio abitato da comare “Uzza”. Lì, in questa via, tra  quelle mura, tra un gioco e l'altro ci narravano i fatti di sangue del  bandito “Zagarella”, che soleva dare appuntamento per poi finire a lama di coltello i rivali.  “Nni videmu arreti ‘a cinta” era l'invito con cui sfidava tutto e tutti e spesso i suoi avversari rimanevano proprio lì dietro, sanguinanti e, nella peggiore delle ipotesi, “finiti”.

Ma non è Zagarella il protagonista della nostra storia. E' di “Mimmiceddu” che voglio parlare: il folletto che si aggirava in casa e nel giardino della bisnonna , difendendone il capitale gelosamente conservato dal nonno Domenico nella grande cassapanca di legno della camera da letto . Il mitico “Mimmiceddu”, così lo chiamava la nonna Grazia, complice del bisnonno un po' tirchio o meglio “conservatore”, ogni volta che  la nonna si avvicinava alla cassapanca dove si tenevano le  gigantesche banconote di allora , la colpiva a suon di scappellotti, che lei traduceva in “scocci ‘i coddu“.  Tutto questo avveniva in assenza del bisnonno che, con la collaborazione del folletto tesoriere “Mimmiceddu” aveva garantita la sicurezza del deposito accumulato! 

Questa leggenda ci teneva lontani dalla camera da letto e  sopratutto anche solo dall'idea di violare la cassapanca “del tesoro”. E tra folletto e bandito, provate ad immaginare come noi bambini riuscivamo ad essere obbedienti e puntuali alla solerte chiamata delle nostre madri”.

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