La Fiera più antica del mondo

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Un'antica stampa che raffigura una fiera medievale
Chissà cosa avrebbe pensato Federico III di Sicilia se avesse saputo che la sua firma, sul regio decreto del 2 1296, avrebbe portato un'infinità di grattacapi agli amministratori della Messina del 2011. Forse ci avrebbe pensato un po' su. Fatto sta che giusto 715 anni fa, il sovrano aragonese, con una pergamena inviata al Senato messinese, concesse ai commercianti della dello Stretto il privilegio di istituire un mercato, libero da dazi e balzelli, per esporre qualsiasi tipo di mercanzie e prodotti. Il re spagnolo, inoltre, sancì che la Fiera si sarebbe tenuta nel luogo più congeniale all'afflusso dei cittadini e dei visitatori, per quindici giorni a partire dal 23 aprile di ogni anno.

Questo atto ufficiale, fa della “Fiera Campionaria Internazionale di Messina” (per usare la denominazione attuale), la mostra espositiva più antica al mondo. Forse, rispetto alle condizioni attuali, questo primato sembra quasi incredibile ed esagerato. In realtà è proprio così e nonostante i libri di storia diano risalto alle importantissime fiere basso-medievali delle città del nord Europa, la mostra peloritana è quella che può vantare i natali più lontani sull'asse .

Le vicissitudine che la colpirono furono praticamente innumerevoli, ma la neonata “Fiera del Santo Sepolcro” (così come fu battezzata dal Senato nel 1296), si impose immediatamente agli occhi dei contemporanei come la più importante vetrina del mondo allora conosciuto. Si tenne per parecchi anni nel vallone della Badiazza, per poi spostarsi, nella seconda metà del ‘400, tra il mare e l'attuale via Garibaldi, più o meno sul sito attualmente occupato dalla chiesa di San Francesco di Paola. Nel settembre del 1421, il periodo di apertura coincise con le celebrazioni della patrona di Messina, tanto che la mostra fu conosciuta in tutto il mondo conosciuto come la “Fiera della Madonna della Lettera”.

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L'attuale cittadella fieristica di Messina

Rischiò di chiudere i battenti nel 1678, contestualmente alla spoliazione dei privilegi che gli spagnoli operarono a Messina, rea di essersi “vigliaccamente ribellata” alla corona spagnola ma, con un abile contropartita economica accordata all'autorità iberica, il Senato messinese riuscì a conservare l'importante manifestazione. Fu comunque in questi anni e per tutto il diciottesimo secolo, che la Fiera seguì la propria città in un lento periodo di decadenza, terminato con la sua chiusura, avvenuta nel 1728.

Dopo più di due secoli di letargo il governo fascista, nell'ambito dell'opera di ricostruzione edilizia post-terremoto, decise di ridarle vita, con l'intento di far decollare le attività commerciali ed artigianali della città, fortemente danneggiate dal sisma d'inizio secolo. Il 10 agosto del 1932, anche se ancora in forma embrionale, la Fiera peloritana riaprì ufficialmente a piazza Duomo con il nome di “Mostra artigiana messinese”. Dopo cinque anni di rodaggio, nell'area attigua al liceo Maurolico, venne alla luce la “Fiera delle attività economiche della Sicilia”. Nel 1939, infine, l'importante manifestazione cittadina fu spostata nell'attuale area della cittadella fieristica, attirando espositori e visitatori da tutta Italia e non solo.

Ad interrompere temporaneamente l'attività fieristica furono la guerra ed i bombardamenti alleati, che danneggiarono i padiglioni realizzati con le sovvenzioni del governo. Nel 1946, il presidente provvisorio della neonata Repubblica Enrico De Nicola, inaugurò il nuovo corso della “Fiera Campionaria Internazionale di Messina”, denominazione che conserva ancora oggi.

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