In bilico il rinnovo dell’incarico a Cassata, l’interrogazione di IDV

A breve scadrà il primo mandato di Cassata come Procuratore Generale di Messina. Una nomina già oggetto di pesanti discussioni nel 2008, che adesso registra anche un'interrogazione a risposta scritta, che non è ancora arrivata, presentata ai ministri della Giustizia e dell'Interno dal deputato Federico Palomba e dal senatore Antonio Di Pietro di IDV il 4 aprile scorso.

“Il 2 ottobre 2008 -si legge nel testo dell'interrogazione dei due esponenti di Italia dei Valori- il professor Adolfo Parmaliana, brillante professore ordinario di chimica presso l'università di Messina, si toglieva la vita;

Adolfo Parmaliana spiegava le ragioni del suo gesto con un'ultima lettera fatta ritrovare sulla sua scrivania, nella quale faceva riferimento ad una rappresaglia della «magistratura messinese/barcellonese» contro di lui, in ragione delle sue battaglie per il ripristino della legalità nel suo paese, Terme Vigliatore, la cui amministrazione comunale era stata sciolta per mafia il 22 dicembre 2005;

era proprio, a seguito delle della compagnia dei Carabinieri di Barcellona Pozzo di Gotto, scaturite dall'ispezione presso l'amministrazione comunale di Terme Vigliatore e concluse con un'informativa denominata «Tsunami», che erano emersi gravi comportamenti posti in essere da due magistrati, il dottor Antonio Franco Cassata, attualmente Procuratore generale presso la Corte di appello di Messina, e il dottor Olindo Canali, attualmente in servizio presso la quinta sezione penale del Tribunale di Milano;

i riferimenti dell'ultima lettera di Adolfo Parmaliana alla «Magistratura messinese/barcellonese» riguardavano proprio il dottor Cassata e il dottor Canali, come testimoniato da numerose persone informate sui fatti alla Procura della Repubblica di Reggio Calabria;

il 24 novembre 2011 il dottor Cassata, come detto attualmente Procuratore generale a Messina, è stato citato a giudizio dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria per il delitto di diffamazione pluriaggravata in danno della memoria del professor Parmaliana, commesso con un dossier anonimo inviato anche allo scrittore Alfio Caruso, autore del libro «Io che da morto vi parlo» sul suicidio di Adolfo Parmaliana, e al senatore Giuseppe Lumia;

al dottor Cassata è contestata anche la circostanza aggravante dei motivi abbietti per aver agito a scopo di vendetta contro l'ultima lettera del professor Adolfo Parmaliana;

il processo a carico del dottor Cassata è in corso;

il 14 marzo 2012 il dottor Olindo Canali, per diciotto anni in servizio quale sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto fino al luglio 2010, è stato condannato dal giudice dell'udienza preliminare presso il tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto per il delitto di falsa testimonianza commessa nel maxiprocesso denominato Mare Nostrum, nel quale era imputato anche il capomafia barcellonese Giuseppe Gullotti, condannato con sentenza definitiva quale mandante dell'omicidio del giornalista Beppe Alfano, commesso l'8 gennaio 1993 a Barcellona Pozzo di Gotto;

è in atto pendente innanzi al tribunale di Messina una proposta di misura di prevenzione patrimoniale nei confronti del pregiudicato Rosario Cattafi, testimone di nozze del capomafia barcellonese Giuseppe Gullotti, il cui nome è emerso nelle indagini della procura della Repubblica di Palermo sulla cosiddetta «trattativa» fra esponenti delle istituzioni e Cosa Nostra negli anni 1992/94;

Rosario Cattafi è stato di recente indicato come esponente di vertice della mafia barcellonese dal collaboratore di giustizia Carmelo Bisognano, le cui dichiarazioni hanno consentito nel giugno 2011 l'emissione di decine di misure cautelari nei confronti di appartenenti alla famiglia mafiosa barcellonese;

come si è letto nelle cronache delle ultime settimane, Rosario Cattafi è in atto indagato dalla Direzione distrettuale antimafia di Messina per il reato di associazione a delinquere di tipo mafioso;

è in atto presso l'amministrazione comunale di Barcellona Pozzo di Gotto l'ispezione ordinata dall'attuale Ministro dell'interno per verificarne il condizionamento mafioso;

in particolare, la predetta ispezione è stata motivata sulla scorta dell'approvazione di una variante al piano regolatore generale di Barcellona Pozzo di Gotto per la realizzazione di un enorme parco commerciale che dovrebbe essere realizzato dalla società Di.Be.Ca. s.a.s., formalmente riconducibile a stretti congiunti di Rosario Cattafi e infatti attinta dalla proposta di confisca avanzata dalla direzione distrettuale antimafia di Messina e in atto al vaglio del Tribunale di Messina, sezione misura di prevenzione;

prima della proposta di confisca che ha provocato il sequestro della società, la Di.Be.Ca. s.a.s. aveva promosso azione civile per il risarcimento dei danni nei confronti del giornalista Antonio Mazzeo, i cui articoli erano stati citati nell'interrogazione parlamentare del senatore Lumia che ha provocato l'ispezione ordinata dal Ministro dell'interno presso l'amministrazione comunale di Barcellona Pozzo di Gotto;

da ultimo l'amministratore giudiziario della società Di.Be.Ca., subentrato nella gestione dal momento del sequestro disposto interinalmente dal tribunale di Messina, sezione misure di prevenzione, chiedeva allo stesso tribunale di essere autorizzato a proseguire nei giudizi civili intentati dalla Di.Be.Ca. s.a.s. per risarcimento da asserita diffamazione nei confronti del giornalista Antonio Mazzeo e dei responsabili dei siti web che avevano pubblicato i suoi scritti sul parco commerciale votato dal consiglio comunale in favore della famiglia di Rosario Cattafi, proprio gli scritti che hanno dato causa all'ispezione ministeriale per accertare il condizionamento mafioso presso l'amministrazione comunale di Barcellona Pozzo di Gotto;

con tale istanza il predetto amministratore giudiziario, avvocato Carmelo Pirrotta, chiedeva al tribunale di essere autorizzato a confermare il mandato già conferito fiduciariamente all'avvocato Chiara Mostaccio, del foro di Barcellona Pozzo di Gotto, dalla società riconducibile a Rosario Cattafi, sottoposta a misura di prevenzione patrimoniale, o, in alternativa, a conferire procura ad litem ad altro professionista;

il tribunale di Messina, con provvedimento a firma del giudice delegato, dottor Bruno Sagone, «ravvisandone l'opportunità», autorizzava la prosecuzione del giudizio, «confermando il mandato in favore dell'avvocato Chiara Mostaccio»;

con tale scelta, il tribunale, oltre ad autorizzare la prosecuzione del giudizio per asserita diffamazione avente a oggetto articoli del tutto adesivi alla richiesta di misura di prevenzione patrimoniale avanzata dalla direzione distrettuale antimafia di Messina nei confronti di Rosario Cattafi, addirittura consentiva che a tutelare le sorti della società in sequestro fosse lo stesso avvocato fiducia della famiglia Cattafi;

il 25 maggio 2009 su richiesta della Procura della Repubblica di Reggio Calabria, il Gip presso il Tribunale di Reggio Calabria disponeva la misura cautelare degli arresti domiciliari nei confronti del dottor Giuseppe Siciliano, in quel momento Procuratore aggiunto presso il Tribunale di Messina;

il dottor Siciliano, nel frattempo dimessosi dall'ordine giudiziario anticipando il pensionamento, veniva poi rinviato a giudizio e il dibattimento a suo carico è pendente innanzi al Tribunale di Reggio Calabria;

tutti i predetti processi sono stati istruiti, per competenza ex articolo 11 del codice di procedura penale, dalla procura della Repubblica presso il tribunale di Reggio Calabria guidata dal dottor Giuseppe Pignatone, magistrato di recente nominato dal Consiglio superiore della magistratura all'unanimità, proprio in virtù del suo eccezionale operato alla procura di Reggio Calabria, come nuovo procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma;

il coinvolgimento in processi penali di così tanti magistrati per atti compiuti durante il servizio dagli stessi espletato presso il distretto giudiziario di Messina desta ovvie preoccupazioni sulle concrete problematiche che la giurisdizione ha presentato in questi anni e presenta nel distretto di Messina;

il procuratore generale di Messina, dottor Antonio Franco Cassata, è l'unico Procuratore generale d'Italia a trovarsi imputato, peraltro per un reato odioso commesso con un dossier anonimo contro la memoria di un uomo integerrimo che ha scelto il suicidio come ultima forma di denuncia delle ingiustizie contro cui aveva combattuto;

per di più, come è noto ormai da qualche mese, il del dottor Cassata, avvocato Nello Cassata, è in atto indagato dalla procura della Repubblica presso il Tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto per il delitto di associazione a delinquere finalizzata alle truffe in relazione a centinaia di falsi incidenti stradali consumati nel territorio di Barcellona Pozzo di Gotto per frodare alle compagnie assicurative indebiti risarcimenti;

di fatto, quindi, è un ufficio requirente soggetto al controllo della procura generale di Messina guidata dal dottor Cassata a indagare sul figlio del dottor Cassata;

la nomina del dottor Cassata a procuratore generale presso la corte di appello di Messina avvenne il 29 luglio 2008, cosicché a breve il Consiglio superiore della magistratura dovrà decidere se quel magistrato sia meritevole della conferma in quell'ufficio direttivo, alla scadenza del primo quadriennio;

il ruolo del dottor Cassata, cittadino barcellonese con grande influenza sociale in quel luogo, quello del dottor Olindo Canali, già pubblico ministero presso il tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto, e le vicende riguardanti Rosario Pio Cattafi, in uno all'attuale ispezione per accertare il condizionamento mafioso presso l'amministrazione comunale di Barcellona Pozzo di Gotto, dimostrano inequivocabilmente che Barcellona Pozzo di Gotto e gli interessi che vi si innestano sono punti nevralgici nelle devianze del sistema del distretto giudiziario messinese e nelle dinamiche criminali della stessa provincia, chiede:

di quali elementi disponga il Governo con riferimento alla situazione della giustizia nel distretto di Messina alla luce delle problematiche descritte in premessa e quali iniziative si intendano assumere per affrontare le dinamiche mafiose del territorio di Barcellona Pozzo di Gotto, oggi nuovamente attuali in relazioni a delicate indagini condotte da varie procure della Repubblica, posto anche che è stato accertato in sede giudiziaria che proprio da Barcellona Pozzo di Gotto fu fornito a Giovanni Brusca il telecomando da quest'ultimo utilizzato per la strage di Capaci del 23 maggio 1992;

se non si ritenga che ricorrano le condizioni per un'ispezione presso gli uffici interessati dalle vicende sopra riportate e, in particolar modo, presso la procura generale della Repubblica presso la corte di appello di Messina;

se non si ritenga che la condizione di imputato del dottor Antonio Franco Cassata, per un reato infamante come sopra descritto, sia tale da escludere l'espressione del concerto ministeriale per la sua conferma per un altro quadriennio nella carica di procuratore generale della Repubblica presso la corte di appello di Messina”.

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