I sette peccati capitali, la gola

gol aL'abitudine di organizzare aperitivi, cene, colazioni di lavoro e pranzi rigorosamente a buffet è sempre più diffusa. Immaginate la scena in uno dei tanti salotti della Messina-bene. La tavola è apparecchiata, gli ospiti sono arrivati, la padrona di casa ha terminato di dare disposizioni in cucina, insomma tutto è pronto. Le danze culinarie sono aperte, ma tutti sono perennemente a dieta e molti dicono: “Io? Mangio pochissimo, giusto qualcosa per stare in piedi”, salvo poi di lì a 10 minuti dimostrare esattamente il contrario, dimenticando le diete sbandierate fino a poco prima e le buone maniere, spesso acquisite giusto da un paio di generazioni.

Perché è in questo preciso istante che gli ospiti da esseri umani si trasformano in felini. Puntano la preda da lontano, la scrutano, iniziano ad organizzarsi geometricamente, in base alla forma ed alla dimensione del piatto, per come disporre il cibo da prendere. I mariti seduti fanno gomitino alle mogli per iniziare ad avvicinarsi al buffet. Le mogli, naturalmente più sfacciate iniziano quatte, quatte a posizionarsi in pole position pronte a garantirsi la prima fila. Semaforo giallo, sguardi effetto “Mezzogiorno di fuoco”, via. Semaforo verde, la rissa è iniziata: elegante, disinvolta, sciccosa, ma sempre rissa è. Piatti colmi, bocche piene, ingordi occhiate continuano, nonostante i piatti che ormai sono solo delle basi per metriche pile di accozzaglie gastronomiche, continuano ad essere carichi di cibo.

Una volta mi è capitato di partecipare ad uno di questi rinfreschi ed una signora con il piatto carico effetto minareto o meglio, vista la quantità, effetto torre di Pisa, sguaiatamente mi disse: “Tanto signorina, va a finire tutto nello stesso posto” e si toccò la pancia. Non voglio soffermarmi qui sulla maleducazione che questi soggetti sfoggiano a loro insaputa. D'altronde, tutti dovrebbero (il condizionale è d'obbligo) sapere che il buffet non deve essere preso d'assalto e che non si deve sostare come se ci fossimo anchilosati davanti alle portate. Insomma, sfamarsi sì, ma con eleganza signore!

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Particolare da “La gola” di Hieronymus Bosch

Vengono in mente i grandi banchetti organizzati per il Re Sole a Versailles, quando la tavola era soprattutto un pretesto per stupire e dimostrare una magnificenza solo apparente. Non a caso quando il maggiordomo del principe di Condè, il famoso Vatel, pensò di avere fallito l'ultimo dei pranzi a causa del ritardo con cui arrivò il pesce ordinato, preferì uccidersi piuttosto che subire l'onta di non avere rispettato l'impegno preso. Reazione eccessiva forse, ma Vatel era consapevole che una cattiva digestione di Luigi XIV avrebbe potuto determinare la rovina politica del potentissimo Condè.

E se torniamo ai giorni nostri, basta dare un'occhiata durante le cene a buffet delle quali parlavamo per notare che la voglia di stupire e l'eleganza nella maggior parte dei casi appartengono al passato. Gli accostamenti che regnano sovrani nei piatti dei nostri golosi sono frittelle di neonata associate a caponata, a sua volta sovrastata da pasta ai frutti di mare accostata a linguine ai funghi porcini ed il tutto è sotterrato da un bignè al limone, giusto per togliere il gusto.

Una volta mi è capitato anche di andare ad un fichissimo happy hour in un noto locale messinese. Nel tavolo accanto al mio c'era un avvocato che sbeffeggiava alcune persone per l'irrisoria quantità di cibo messa nel piatto dicendo: “E dopo che pago quindici euro a persona dovrei consumare solo due arancinetti? Questi non sono normali!”.

Probabilmente il cibo non è più un pretesto per stare insieme. Quanti di noi almeno una volta hanno pensato: “Voglio una pizza, vediamo chi posso chiamare”?

Mangiare e stare insieme. Ma non dovrebbe essere al contrario?

Mangiare per il gusto di riempirsi, ché rimpinzarsi sarebbe già un concetto troppo elevato. Altro che nouvelle cuisine sponsorizzata nei simposi più “in” di Messina! In alcune circostanze anche i Flintstones, abituati a bistecche di dinosauro, rimarrebbero davvero perplessi. Impossibile non pensare ad una frase del Talmud, il testo sacro per eccellenza degli ebrei, dove si legge che “dobbiamo tenere a mente che la gola ha ucciso molte più persone che la fame”.

Gea Nuccio

Torna a Sicilians dopo una giustificata assenza di 5 anni. Anni che avrebbe fermamente voluto dedicare all'esclusiva cura delle sue passioni: nutrirsi di solo sushi e alette di pollo a giorni alterni, fontane di buon bianco ghiacciato, dormire fino a tardi, costruire un eliporto sul terrazzo di casa in cui fare atterrare Mr Grey per andare a sentire e vedere La Traviata senza fare la fila in autostrada. Purtroppo, nulla di tutto ciò si è realizzato e così eccola di nuovo con noi.

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