I Faranda non vanno in Prefettura, i 41 lavoratori senza futuro

Vertenza Triscele 20121022 GI7Q2026
I lavoratori della Triscele in Prefettura

La famiglia Faranda non si presenta in Prefettura ed i lavoratori della Triscele sono di nuovo pronti a dissotterrare l'ascia di guerra.

Stamane l'azienda avrebbe dovuto portare al tavolo convocato al Palazzo del Governo la documentazione relativa all'avvio della stesura del Piano di Industrializzazione, indispensabile per consentire ai 41 dipendenti di accedere alla cassa integrazione straordinaria. I Faranda non si sono presentati e adesso per i lavoratori si apre l'abisso della . A dicembre scadrà la cassa integrazione in deroga e per loro non ci sarà più nulla.

“La famiglia Faranda non si è presentata -spiegano i sindacati- facendo sapere di non essere disponibile ad avviare alcun processo fino alla monetizzazione dei terreni dove oggi sorgono gli stabilimenti. Un passo, quello compiuto oggi dai Faranda, che lascerà senza alcun sostegno al reddito i 41 lavoratori per i quali il prossimo 31 dicembre scade la cassa integrazione in deroga”.

“Mi dispiace aver indovinato quando l'anno scorso ho criticato il cambio di destinazione d'uso della fabbrica della Triscele -scrive l'ex assessore Gianfranco Scoglio- sostenendo che era vergognoso perché la fabbrica è un'opera di architettura industriale e di storia della nostra città (come del resto lo erano anche i Molini Gazzi) ed inutile ai fini del rilancio economico dell'azienda, per mancanza di una reale volontà della proprietà di proseguire nell'attività. Dispiace dire che i fatti mi hanno dato ragione anche se il mio intervento è rimasto isolato”.

Ancora una volta abbiamo tentato di contattare l'amministratore delegato della Triscele Francesco Faranda per avere dei chiarimenti sul comportamento dell'azienda e ancora una volta, come è già accaduto negli ultimi mesi, il suo cellulare ha squillato a vuoto.

Intanto oggi pomeriggio si è tenuta un'assemblea alla Cgil. Durante il confronto tra i segretari generali di Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil  Mastroeni, Cipriano e Orlando ed i lavoratori, si è deciso di riprendere  già  da domani mattina il presidio di protesta davanti allo stabilimento di via Bonino.

Contestualmente, lavoratori e sindacati incontreranno le istituzioni per chiedere un impegno ben preciso rispetto all'individuazione di un percorso che consenta una soluzione positiva della vertenza. “Che non riguarda solo questi lavoratori, ma anche una storica attività produttiva che la città deve difendere e preservare -dichiarano Mastroeni, Cipriano e Orlando”. Da qui la decisione di convocare lunedì alle 16, sempre presso la sede della Cgil, una riunione con la deputazione messinese. Obiettivo di questi incontri, una modifica radicale della posizione della famiglia Faranda in previsione dell'incontro in Prefettura fissato per il 22 novembre alle 12.30.

“Non è accettabile -commentano i tre dirigenti sindacali- che la famiglia Faranda abbia utilizzato per i propri obiettivi la Prefettura, che negli ultimi 12 mesi ha sollecitato il Comune e il Comitato urbanistico regionale per chiudere positivamente l'iter del cambio di destinazione d'uso dei terreni. Lo stesso Consiglio comunale -ricorda il sindacato-che nel novembre 2011 ha deliberato in merito al cambio di destinazione, aveva precisato che tale scelta era stata realizzata per difendere l'attività produttiva anche se altrove. Dopo mesi e anni di promesse e dopo che gli stessi hanno addirittura trascorso una notte occupando il Consiglio comunale per ottenere la delibera del cambio di destinazione d'uso, adesso i lavoratori si sentono traditi”.

Per altro, quando la famiglia Faranda ritornò in possesso dell'azienda di famiglia ricomprandola dall'Heineken alla quale l'aveva venduta negli anni Ottanta, i lavoratori sottoscrissero presso l'Ufficio provinciale del lavoro una liberatoria sui TFR che agevolò la famiglia Faranda e le consentì non solo l'acquisto dello stabilimento ma anche un avvio di gestione molto più agevole.

“I parlamentari e la città -aggiungono ancora Cgil, Cisl e Uil- hanno creduto nelle dichiarazioni rilasciate dalla famiglia Faranda circa la ripresa, seppure in un altro sito, dell'attività produttiva. Oggi però, si trovano di fronte ad una posizione di egoistica chiusura legata solo ai propri interessi economici e speculativi. Se i Faranda non parteciperanno al prossimo incontro in Prefettura modificando il proprio atteggiamento, presentando il Piano industriale e richiedendo la Cassa integrazione straordinaria (indispensabile ad evitare il licenziamento dei 41 dipendenti) si assumeranno per intero la responsabilità dell'inasprirsi della lotta sia di fronte ai i lavoratori che della città”.

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