Famiglie, disabili ed insegnanti: ecco le vittime dei tagli

StudentiDisabiliLa scure dei tagli, si sa, è implacabile. Accettabile qualora siano gli sprechi ad essere eliminati, dura da digerire se si tagliano servizi al cittadino, insopportabile quando riguarda la vita dei più deboli.

E' il caso dei disabili e delle loro famiglie, le cui esistenze sono già abbastanza provate dalle difficoltà della malattia, che affrontano ogni giorno di più gli ostacoli di servizi che vengono a mancare. La scuola è uno, se non il più importante, dei mezzi di crescita e sviluppo dei bambini disabili, che altrimenti avrebbero solo le famiglie ad occuparsi di loro.

Il Ministero della Pubblica Istruzione ha iniziato la spending review molto prima che spread e debito pubblico rendessero necessari tagli netti alla spesa pubblica. E se a questo si aggiunge il fatto che, a meno che il Bilancio di Previsione 2012 che nei prossimi giorni il commissario straordinario Croce dovrebbe approvare riservi delle sorprese, la mancata predisposizione dei bandi dei servizi sociali che scadranno a gennaio e per i quali non si sono trovati i , rende la situazione ancora più drammatica. I numeri degli studenti dell'intera provincia di Messina che hanno bisogno di assistenza, parlano chiaro. ” L'anno scorso per 2.070 alunni disabili, la scuola pubblica aveva a disposizione 1.457 docenti di sostegno -spiega Maria Vitale Merlo, presidente di S.F.I.D.A., il Sindacato Famiglie Italiane Diverse Abilità di Messina. Quest'anno su un totale di 2.005 bambini, gli insegnanti sono 1.130”.

Risulta abbastanza evidente che su un numero relativamente stabile di studenti, la percentuale dei docenti ha subito un calo netto passando da un rapporto di un insegnante per uno, massimo due alunni, a quello ben più drammatico di due o tre bambini per ogni insegnante. Il rapporto, per i meno esperti e i più superficiali in materia di disabilità e apprendimento didattico, potrebbe apparire sostenibile e addirittura equilibrato. Gli insegnanti e le famiglie non sono d'accordo.

“Il prospetto della situazione dimostra come l'organico sia assolutamente insufficiente -continua la portavoce delle famiglie. Lo dicono i numeri e la legge. Sui 2.005 ragazzi disabili 1.093 si avvalgono del comma 3 dell'articolo 3 della legge 104, ossia sono casi con connotazione di gravità che necessitano del rapporto uno ad uno, cioè per ogni bambino con disabilità gravi ci dovrebbe essere un insegnante. Per non parlare del fatto che le 25 ore di cui usufruivano i disabili sono state ridotte a 18, 12, 8 ore”.

Servizi Sociali 20121110 Manifestazione sindacati unitaria GI7Q3005
Lavoratori dei servizi sociali durante la protesta del 10 novembre scorso

La situazione è inaccettabile non solo dal punto di vista etico, ma anche legislativo. “La sentenza numero 80 della Corte Costituzionale ha reso giustizia a molte famiglie ma non è del tutto attuata- spiega la Vitale. Il rapporto di un insegnante per ogni alunno grave è imprescindibile, ma anche il numero di ore che il bambino passa con il docente di sostegno devono essere relative alla disabilità”.

Il Ministero della Pubblica Istruzione non sembra aver rivisto le disposizioni alla luce della sentenza della Corte Costituzionale e alle famiglie non resta che il ricorso al TAR o al Provveditorato agli studi. “In questo momento assistiamo ad uno stop delle azioni delle famiglie -conclude Maria Vitale Merolo. Questo non perché manchino motivazioni, ma purtroppo ci sono ragioni economiche che bloccano le iniziative dei familiari. Il ricorso al TAR ha un costo che molte famiglie non posso permettersi. Basti pensare che solo la marca telematica da apporre sui documenti è di 600 euro. Anche quando si riescano a minimizzare i costi legali, il contributo unificato non è così accessibile”.

Diverso il caso di chi si rivolge al Provveditorato come spiega Andrea C, genitore di un bimbo disabile: “ Sono riuscito ad ottenere che a mio figlio venisse accordato il sostegno perché ho inoltrato ricorso al Provveditorato. Anche questo ha un costo, perché ho versato 250 euro”.

Ed anche qualora si riesca ad ottenere l'insegnante di sostegno, gli ostacoli non finiscono qui. “Il docente non può essere presente tutti i giorni e a tutte le ore- racconta Andrea C. Innanzitutto perché ogni insegnante ha diritto a un giorno libero e poi perché non tutti i giorni il sostegno è per tutto l'arco della mattinata. Ciò significa che mio figlio rimane con l'assistente mandato dal Comune, che però non ha nessuna competenza a livello didattico, si occupa solo dell'igiene personale. Il peggio succede quando non c'è neanche l'assistente, quindi tocca all'insegnante di ruolo della classe di occuparsi di mio figlio -continua. Ciò provoca il disappunto dei genitori dei compagni di classe, magari perché la docente non è riuscita a svolgere del tutto la lezione e lasciare compiti per casa”.

La battaglia dei genitori per i diritti dei propri figli sembra incontrare continue difficoltà. Le classi sono piene, gli insegnanti spesso non possono seguire anche gli studenti disabili, con conseguenze inevitabili se manca il sostegno o l'assistente igienico-sanitario. “ Può capitare che io sia chiamato da scuola perché mio figlio deve essere cambiato e nessuno è in grado o ha il compito di farlo -conclude Andrea C. Fortunatamente capita solo il sabato, quando posso andare io. Ma può capitare che mio figlio si faccia la pipì addosso e che lo lascino bagnato perché non c'è nessuno disposto a cambiarlo fino a quando non arrivo io”.

Gli insegnanti, per quanto è nelle loro facoltà, fanno il possibile. L'esperienza di Edvige I. è semplificativa di una situazione non sempre sostenibile. ”Assisto due bambini con disabilità gravi -racconta- entrambi avrebbero diritto ad un insegnante personale, secondo la legge 104. Sono affetti da una grave forma di autismo quindi è difficile che si mantengano fermi e concentrati. Didatticamente è difficile gestirli entrambi, proprio perché hanno la stessa patologia. Le colleghe vorrebbero aiutarmi, ma non possono anche perché in classe ci sono altri 26 alunni che altrimenti si distrarrebbero. Certi giorni sono un inferno”.

Un inferno che diventerà quotidiano se il Comune e quindi il commissario Croce non troveranno le somme necessarie per far ripartire tutti i servizi sociali, compresa l'assistenza agli studenti disabili.

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Francesca Duca

Ventinovenne, aspirante giornalista, docente, speaker radiofonica. Dopo una breve parentesi a Chicago, torna a preferire le acque blu dello Stretto a quelle del lago Michigan. In redazione si è aggiudicata il titolo di "Nostra signora degli ultimi" per interviste e approfondimenti su tematiche sociali che riguardano anziani, immigrati, diritti civili e dell'infanzia.Ultimamente si è cimentata in analisi politiche sulle vicende che animano i corridoi di Palazzo Zanca.

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