Corte dei Conti, arriva la delibera: il diktat della magistratura contabile alla Giunta Basile per evitare il dissesto

Basile sicilians 1MESSINA. Nove in condotta e 5 in tutte le materie. Gli esami di riparazione dell'amministrazione di Palazzo Zanca dureranno dieci anni: l'intera durata del Piano di Riequilibrio.  Il primo passaggio da superare per evitare la dichiarazione di dissesto è il Rendiconto 2022, i cui tempi di approvazione sono abbondantemente scaduti.

Poi ci saranno i controlli ogni 6 mesi rispetto alle prescrizioni imposte dalla Corte di Conti di Palermo per uscire fuori dal guado.  Del resto, è difficile dimenticare quello che è successo a marzo scorso a Catania. Partita da una situazione simile a quella di Messina, dopo 5 anni, al primo passaggio non rispettato, è arrivata immediatamente la dichiarazione di dissesto.

La delibera della magistratura contabile è molto chiara e getta un'altra luce sulle dichiarazioni trionfanti del sindaco Federico Basile e della sua amministrazione rese l'1 agosto scorso, quando la Corte dei Conti rese pubblica la decisione del giorno prima. Adesso sappiamo anche ufficialmente che il Piano di Riequilibrio fu approvato con parecchie bacchettate e che la bocciatura potrà essere evitata solo con il rispetto tassativo di quanto chiesto.

A gettare una secchiata di acqua gelida sugli entusiasmi (qualcuno anche eccessivo) dell'amministrazione di Palazzo Zanca ci sono le 161 pagine firmate dal presidente della Sezione di controllo per la Regione siciliana Salvatore Pilato, dal magistrato istruttore Massimo Giuseppe Urso (la cui durissima relazione di maggio scorso ha fatto temere il peggio per oltre due mesi) e dagli altri magistrati Tatiana Calvitto, Giuseppe Vella, Antonino Catanzaro e Giuseppe Di Prima.

Il dato che salta subito agli occhi è che le prime 120 pagine sono di fatto sovrapponibili alla relazione di di maggio del giudice Massimo Giuseppe Urso, perché è chiaro che i dubbi non sono stati chiariti neanche durante l'ultima udienza, quella del 18 luglio scorso.

“Per quanto riguarda i flussi finanziari relativi ad impegni e accertamenti nei confronti delle partecipate -si legge nella delibera- si rileva che i richiesti prospetti sui flussi finanziari di spesa sono stati trasmessi solamente per sei partecipatealcune incoerenze nella compilazione delle diverse tipologie di spesa: ad esempio, per la partecipata AMAM per il 2019 e 2020 non sono stati indicati impegni di spesa, diversamente da quanto risulta dalle risultanze contabili”.

In merito ai debiti fuori bilancio, la magistratura contabile scrive: “Non si comprende la coesistenza di impegni derivanti dall'attuazione dei contratti di servizio con i debiti fuori bilancio della lettera e) ed a) del TUEL (Testo Unico Enti Locali, ndr) rilevati nei punti superiori, non compatibile con la natura dei rapporti contrattuali, che dovrebbero essere basati su corrispettivi preliminarmente definiti dai contratti di servizio e pertanto non suscettibili di generare fattispecie di debiti fuori bilancio”. I debiti fuori bilancio dei confronti delle partecipate superano i 20 milioni di euro “pari a circa il 27% degli impegni di spesa assunti nel 2021 derivanti dai contratti di servizi (euro 74.303.676,16 comunicati dall'Ente)”. E sulla Messina Servizi: “Non è stata fornita l'evoluzione della problematica inerente al mantenimento di quote di partecipazione nella società “Messina Servizi Bene Comune SpA”, con oggetto che sembra sovrapponibile alla società Messina Ambiente Spa in liquidazione, con aspetti di possibile violazione dell'articolo 14, comma 6, del TUSP (il Testo Unico Società a Partecipazione Pubblica, ndr) già rilevata da questa Sezione nella relazione del 16 dicembre 2021 contenente le osservazioni sulla precedente rimodulazione del 2018, ma in questa deliberazione sono sottolineati profili di responsabilità erariale di competenza della Procura regionale”.

In relazione ai 53.063.204,03 di euro di vincoli allocati in autonomia da Palazzo Zanca, “sussistono dubbi su 35.657.335,20 euro per la mancata appostazione tra i vincoli obbligatori, mentre dei rimanenti 17.405.868,83 euro sussistono, altresì ,dubbi sulla possibilità di attribuire vincoli discrezionali, considerato che le correlate entrate non sono state incassate e non si ritengono remote dal punto di vista temporale”. E ancora: “Negli esercizi 2020 e 2021 è applicato un avanzo vincolato in autonomia dall'Ente, pari rispettivamente a 13.591.474,82 e 20.242,36 euro. Si evidenziano, inoltre, perplessità sulla veridicità della parte vincolata, derivanti dalle risultanze dell'operazione di riaccertamento dei residui”.

Ma la Corte dei Conti mette in discussione anche quanto Palazzo Zanca ha fatto rispetto alla parte vincolata del risultato di amministrazione: “Si rilevano dubbi sulla veridicità della parte vincolata e destinata del risultato di amministrazione, con riferimento alla refluenza (ricaduta di un provvedimento, specialmente economico, su altre partite di bilancio, ndr) dei risultati del riaccertamento dei residui di parte vincolata e destinata; a seguito del contraddittorio la criticità permane ed è collegata al mancato invio da parte dell'ente dell'evoluzione del risultato di amministrazione, finalizzato a verificare cosa è confluito tra i vincoli; si riscontra una rappresentazione della parte vincolata non conforme alle regole contabili, in violazione del principio della chiarezza e veridicità, in relazione alla dinamica delle risorse vincolate che la compongono e all'allocazione nelle diverse 133 tipologie di provenienza”. La magistratura contabile ha rilevato anche “l'utilizzo di risorse vincolate per finalità differenti da quelle di destinazione; il Comune dichiara nella prima memoria che tale problema deriva da una anomalia informatica. Si rileva la possibile distrazione delle entrate disponibili dalla copertura delle passività del pianoammettendo in sostanza che una parte dei vincoli effettuati in difformità ai principi contabili è stata utilizzata per ampliare la capacità di spesa e non per finanziare la massa passiva del Piano>>”. E ancora: “Si rilevano reiterati casi di eliminazioni dei vincoli del risultato di amministrazione per importi molto elevati; per quanto riguarda i vincoli relativi alle risorse ricevute per attenuare gli effetti dell'emergenza sanitaria da COVID-19, non sono state adeguatamente fornite le corrispondenze con quanto allocato nella parte vincolata del risultato di amministrazione al 31.12.2020 e inoltre non appaiono corrette le appostazioni tra le varie tipologie di vincoli”.

Altre bacchettate riguardano gli accantonamenti, perché all'appello mancano oltre 20 milioni: “Dalla relazione del revisore si ricava inoltre che non sono stati effettuati accantonamenti per i rinnovi contrattuali” e contestualmente “Si evidenzia che al 31.12.2021 avrebbero dovuto esserci in giacenza risorse vincolate pari a 56.202.801,66 euro; invece il fondo cassa è pari a 35.253.704,72 euro, per cui appare chiaro che sono state utilizzate somme vincolate e non reintegrate a fine esercizio, pari ad euro 20.949.096,94. L'elenco delle entrate incassate relative ai vincoli dei risultato di amministrazione non è corretto: ad esempio, non è indicato alcun incasso del fondo di rotazione che invece è stato parzialmente erogato”.

In merito “alle criticità che caratterizzano la situazione finanziaria del Comune di Messina, con particolare riferimento alla situazione dei debiti fuori bilancio e delle passività potenziali anche nei confronti degli organismi partecipati dall'Ente, oggetto di ampio e attualizzato esame in questa sede”, la Corte dei Conti rimanda “alle altre giurisdizioni l'adozione degli atti giurisdizionali finalizzati al riconoscimento e alla concreta attuazione (nell'ambito del processo di esecuzione o di ottemperanza) dei diritti di credito”.

In ogni caso, “il Comune dovrà porre rimedio a tutte le irregolarità contabili emerse nella presente deliberazione. Ciò comporta, in sostanza, che il reale e concreto risanamento dovrà emergere in sede di controllo sull'attuazione del Piano, pena la dichiarazione di dissesto. Il Collegio rappresenta, altresì, che nell'ordinamento vige un vero e proprio principio di favore per il riequilibrio che, nel rigoroso rispetto delle garanzie stabilite, deve essere preferito al dissesto” e che “solo in casi di crisi finanziaria irreversibile, sfociata in decozione (stato di dissesto o d'insolvenza, ndr) può ritenersi conforme a Costituzione la sottrazione di una parte della gestione del Comune al circuito democratico”.

La Corte dei Conti di Palermo ha messo nero su bianco di condividere “l'impostazione di una parte della giurisprudenza contabile, per la quale, anche se dall'attività istruttoria emerga una grave situazione debitoria e sussistano perplessità in ordine alla possibilità che il Comune riesca effettivamente a riequilibrare la propria gestione economica e finanziaria” ricorso alla procedura di riequilibrio non può rivelarsi un artificioso escamotage con il quale si evita la dichiarazione di dissesto, protraendosi indebitamente una situazione nella quale già sussistono i presupposti richiesti dal legislatore”.

Chiare anche le responsabilità del Collegio dei revisori dei Conti “nella fase attuativa del Piano, con riferimento alle prescritte relazioni infrannuali sul grado di raggiungimento degli obiettivi intermedi, il quale rappresenta l'organo di collegamento con la magistratura contabile. Alla luce di quanto sopra esposto, la Sezione ritiene di potere allo stato approvare il Piano di riequilibrio sottoposto all'approvazione, con le prescrizioni di cui alla parte motiva della presente deliberazione. La Sezione procederà a una rigorosa verifica degli impegni assunti e del rispetto delle prescrizioni contenute nella presente deliberazione nell'ambito del monitoraggio semestrale, volto a verificare l'attuazione del Piano di riequilibrio e il conseguimento degli obiettivi intermedi relativi alle singole annualità del Piano stesso, oltre che in sede di esame dei prossimi documenti contabili (il Rendiconto 2022 e il Bilancio 2024/2026). Si rammenta -sottolineano i magistrati- che il reiterato e grave mancato rispetto di tali obiettivi, accertato da questa Sezione, determina la conseguente dichiarazione dello stato di dissesto, con le conseguenti responsabilità previste dall'ordinamento”.

Il solo riscontro positivo riguarda il mancato ricorso alle anticipazioni di tesoreria, visto che finora il Comune di Messina ha dimostrato una buona liquidità di cassa.

mm

Elisabetta Raffa

Giornalista professionista dal secolo scorso, si divide equamente tra articoli di economia e politica, la cucina vegana, i propri cani, i libri, la musica, il teatro e le serate con gli amici, non necessariamente in quest’ordine. Allergica ai punti e virgola e all’abuso dei due punti, crede fermamente nel congiuntivo e ripete continuamente che gli unici due ausiliari concessi sono essere e avere. La sua frase preferita è: “Se rinasco voglio essere la moglie dell’ispettore Barnaby”.