Antonio Famulari e Pan Pan: i problemi diventano opportunità

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Antonio Famulari

Idee innovative sul piano dei contenuti e dei processi, con un outcome concreto e di lungo periodo. Idee capaci di mobilitare risorse e passioni. Idee in grado di trasformare problemi in opportunità.

Questa la richiesta esplicita del progetto di accelerazione d'impresa Changemakers For Expo Milano 2015, a cui Antonio Famulari ha proposto Pan Pan, l'app per smartphone da lui stesso concepita, che permette di chiedere informazioni precise su una determinata area geografica.

Il suo progetto è stato selezionato tra i dieci meritevoli di essere sviluppati su 583 richieste provenienti da 21 Paesi diversi. L'idea è nata proprio a Messina, in una di quelle tipiche giornate estive col vento che soffia forte sulla costa, quando prima di uscire di casa e puntare una destinazione a caso tra le tante a disposizione avremmo tutti bisogno di sapere qual è in quel momento la spiaggia più indicata per un bel bagno rigenerante.

Dove e quando è nato? “Sono nato a Messina il 22 ottobre 1984”.

Che studi ha fatto? “Dopo il diploma di classico ho preso la laurea triennale in Ingegneria Informatica e delle Telecomunicazioni a Messina. Poi ho fatto la specialistica in Telecomunicazioni a Pisa e contemporaneamente un master di formazione aziendale a Roma. Ho lavorato per un anno a Catania all'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, poi ho ripreso gli studi e ho frequentato due master in Business Development. Attualmente sto seguendo un dottorato di ricerca a Parigi”.

Parliamo un po' di Pan Pan: com'è nata l'idea? “Una mattina d'estate ero a casa qui a Messina, c'era un po' di vento e mi chiedevo se valeva la pena uscire per andare al mare. Proprio perché Messina è esattamente in mezzo tra la costa ionica e quella tirrenica, c'è sempre il dilemma di sapere quale spiaggia offre le condizioni migliori in base alla giornata. Scherzando con alcuni amici ho detto “possibile che con tutti questi social network non ci sia un modo per fare una semplice domanda a chi si trova in un posto preciso in questo preciso momento?”. L'idea è nata letteralmente così e ho provato una soddisfazione enorme quando poi, tempo dopo, sono riuscito per la prima volta ad ottenere davvero quest'informazione tramite l'app che io stesso avevo sviluppato”.

E come è avvenuto l'effettivo passaggio dall'idea al prodotto? “È stato un percorso graduale, per tappe progressive. Inizialmente, l'idea è rimasta lì senza che ne facessi niente. Avevo da poco iniziato il dottorato di ricerca a Parigi, dove un mio professore mi ha più volte incoraggiato a lanciare un'attività imprenditoriale. Ma non si è mosso niente fino a quando non ho incontrato, sempre a Parigi, i miei attuali soci (Walter Bellante e Michele Spina, anch'essi siciliani, ndr): ho parlato loro della mia idea ed erano entusiasti, così ci siamo chiusi in laboratorio e abbiamo iniziato i primi test”.

Poi siete stati selezionati per il progetto Changemakers For Expo Milano 2015. “Fino a quel momento avevamo per le mani poco più di un'idea. Poi abbiamo partecipato al bando e siamo stati tra i dieci progetti selezionati e addirittura fra i tre giudicati i migliori. Probabilmente quello è stato il vero inizio. Dopo il periodo di accelerazione e grazie a tutte le persone con cui siamo entrati in contatto, oltre alla prospettiva concreta di essere ufficialmente sponsorizzati da Expo 2015, le cose sono cambiate radicalmente e abbiamo iniziato a ragionare in termini aziendali. Ci è voluto un anno per arrivare al prodotto finale e abbiamo rilasciato diverse versioni di prova per testarlo e studiare la reazione degli utenti, ma adesso ci siamo”.

Ha scelto di studiare informatica dieci anni fa, prima della rivoluzione da social network. Da persona che la vive da dentro, qual è il suo punto di vista? “Nella mia famiglia sono quasi tutti medici, ma studiare medicina mi sembrava una forzatura e ho scelto ingegneria informatica per fare qualcosa di completamente diverso. Ai tempi si intuiva che l'informatica stava assumendo un ruolo sempre più importante, ma di certo non potevo prevedere tutto questo. L'impatto sulla nostra vita quotidiana è talmente enorme che è difficile anche solo ricordarsi come vivevamo prima. Dieci anni fa si usava internet quasi esclusivamente per cercare informazioni, oggi si accede principalmente per connettersi ai social network. Il salto di qualità l'hanno fatto gli smatphone: se ti perdi, puoi guardare la strada sul telefono. Se chiacchierando con gli amici non ti viene in mente il nome di un attore, lo cerchi sul telefono. Cinque anni fa avresti dovuto aspettare di essere a casa per saperlo, mentre oggi qualsiasi tipo di informazione è letteralmente a portata di mano. Tutto questo ha delle potenzialità immense, verso cui sento un grande entusiasmo. Quanto agli svantaggi, sicuramente la questione della privacy online, argomento del mio attuale dottorato di ricerca. Internet è gratuito, ma in realtà lo paghiamo con la moneta delle nostre informazioni personali, è così che i colossi del web come Google o Facebook fanno business. In linea di massima, parlando di internet e tecnologia, dietro ogni grande vantaggio c'è anche una grande minaccia. Per esempio, le ultime alluvioni. Sono pressoché certo che tra qualche anno una situazione del genere potrà essere segnalata per tempo tramite smartphone, magari con un messaggio che avvisa chi si trova sulla costa che è in arrivo una mareggiata. Una forte stabilizzazione digitale potrebbe davvero limitare i danni di certe catastrofi. Ma per poter inviare un messaggio del genere, un sistema di allerta deve geolocalizzarti, quindi da qualche parte c'è qualcuno che sa dove ti trovi e questo significa rischio di appropriazione indebita dei dati nonché la possibilità che i tuoi dati siano venduti a terzi. Insomma un grandissimo potenziale, a discapito però della privacy degli utenti”.

Il bello dei social network e di applicazioni come Pan Pan, però, è che spesso e volentieri sono al servizio della verità.  Lei che ne pensa? “In questo senso l'impatto maggiore l'ha avuto , che dà voce a chiunque su qualsiasi argomento in tempo reale e che quindi sta veramente cambiando le regole del gioco nel mondo dell'informazione. L'impatto dei social media sulla quantità e qualità di informazioni a nostra disposizione è enorme. Nel nostro piccolo quello che stiamo provando a fare è spingere ancora più lontano questo concetto. La novità di Pan Pan è che ti dà la possibilità di essere parte attiva in questo processo di generazione online di informazioni perché tu stesso puoi porre delle domande. Nessuna guida turistica può dirti se oggi ci sono meduse alla Pinnazza (lido a Torre Faro, ndr) o se la neve di una determinata località sciistica è compatta o no. Ma c'è anche un altro livello ancora ed è il fatto che chiedere a delle persone disinteressate garantisce una genuinità dell'informazione. Quando sei tu che chiedi a perfetti sconosciuti come si mangia in un determinato ristorante, è molto difficile falsificare l'informazione. Tramite Pan Pan abbiamo addirittura permesso a una persona di chiedere informazioni sull'utilizzo di armi chimiche a Damasco (settembre 2013, ndr) e ci hanno risposto direttamente da lì per raccontarci la situazione. La rivoluzione è in atto e il mio sogno è che anche Pan Pan possa giocare il suo piccolo ruolo”.

L'aspetto del suo carattere che è più legato al fatto di essere nato e cresciuto a Messina? “La prima cosa che mi viene in mente e che tutti mi riconoscono è la socievolezza, l'apertura verso gli altri, la facilità di entrare in confidenza con le persone e mantenere le relazioni nel tempo. E poi la capacità di non adagiarsi, di destreggiarsi in mezzo alle difficoltà, di trovare il buono anche in situazioni sfavorevoli o negative. Questa è sicuramente una cosa che ho maturato più a Messina che altrove”.

Un angolo della città a cui è particolarmente legato? “Ce ne sono due. Uno è a Torre Faro, la spiaggia della Pinnazza, che per me è un angolo di paradiso. Poi il vecchio approdo degli aliscafi in fondo al viale Boccetta, vicino alla Capitaneria di Porto. Adesso è un posto dismesso, non c'è più neanche il guardiano, con cui all'epoca facevo discussioni lunghissime. C'è un cancelletto blu, un po' duro, ma se forzi si apre e ti porta a una sorta di banchina sul mare, con una panchina. Ho passato un sacco di pomeriggi invernali nascosto in quello che per me rimarrà sempre un piccolo rifugio segreto”.

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