#Trapani. Sequestrati beni per 13 milioni a un imprenditore di Paceco
Aveva messo in piedi un sistema per ottenere indebitamente ingenti contributi pubblici, inoltre, Vito Marino imprenditore di Paceco reimpiegava le somme di denaro tramite peculiari operazioni di interposizione fittizia di società riconducibili a lui. Il danno per l'Erario è stimato a circa 29 milioni di euro.
Marino è sotto processo, dopo un'assoluzione in primo grado e una sentenza di condanna all'ergastolo in secondo, poi annullata dalla Cassazione, per l'omicidio di Angelo Cottarelli, la compagna Marzena Topor e il loro unico figlio Luca, di 17 anni, avvenuto a Brescia il 28 agosto 2006.
Nella mattinata di oggi, agenti della Divisione Anticrimine della Questura di Trapani, insieme ai finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria, hanno eseguito il sequestro anticipato di beni ai fini della confisca per un valore stimato di circa 13 milioni di euro nei confronti di Marino dei suoi familiari Tiziana Sugamiele, Girolamo Marino, Salvatore Marino, Maurizio Marino e dei suoi sodali Mario Morello, Saveria Anna Maria Morello e Antonio Giliberto.
Il Provvedimento ablativo è stato emesso dal Tribunale di Trapani su proposta, fatta il 15 giugno, del procuratore e del Questore di Trapani.
Le richieste si sono basate sulle risultanze investigative, emerse a seguito di indagini della Guardia di Finanza e della Questura di Trapani. Secondo gli investigatori, le truffe erano messe in atto tramite l'interposizione di imprese cartiere che si inserivano nei passaggi della compravendita tra l'impresa produttrice o fornitrice effettiva dei beni e l'impresa beneficiaria dei contributi pubblici, al solo fine di gonfiare in maniera esponenziale le fatturazioni.
“In particolare si è rilevato – spiegano dalla Guardia di Finanza – come le società beneficiarie dei contributi pubblici interessate nell'articolato sistema fraudolento suddetto, che ha visto coinvolto anche Maurizio Marino, sono state Vigna verde SRL, Olearia Pacheco Società Cooperativa ARL e Ceralseed SRL Successivamente, le indagini della locale Squadra Mobile hanno dimostrato come i proventi di tali illecite attività sono stati reimpiegati attraverso la costituzione della MA.MO. SRL, con oggetto sociale la distribuzione di prodotti alimentari, gestita di fatto dal Vito Marino, ma intestata fittiziamente in un primo momento al figlio Girolamo e successivamente a Mario e Saveria Morello”.
Gli investigatori hanno accertato come Marino anche durante il suo stato di latitanza, a partire dal 07 giugno 2010, giorno della sentenza di condanna all'ergastolo emessa dalla Corte di Assise di Appello di Brescia per il triplice omicidio, continuava a gestire la società attraverso il fratello Salvatore e la moglie Tiziana Sugamiele.
“Per quanto riguarda, invece, le più recenti acquisizioni in seguito alle attività di indagini patrimoniali e societarie, è emersa, altresì, la figura di Antonio Giliberto, quale prestanome di Marino, della società Tenute Karushia SRL“ – aggiungono dalla Guardia di Finanza.
Pertanto, in questa prima fase, ai fini dell'applicazione della misura personale e patrimoniale, è stato ottenuto dal Tribunale il sequestro anticipato ai fini della confisca, di quaranta beni immobili, cinque beni mobili registrati, tredici società/imprese (capitali sociali e pertinenti complessi aziendali) tra cui Vigna verde SRL, Olearia Pacheco, Ceralseed, MAMO, Tenute Karushia e trentatrè tra conti correnti e rapporti bancari di altra natura