Placido Rizzotto, il sindacalista della CGIL martire della giustizia e della mafia
Placido Rizzotto, sindacalista della Cgil, fu assassinato il 10 marzo del 1948. E a distanza di diversi decenni, il 9 marzo del 2012, è arrivata la conferma che i resti trovati nel settembre del 2009 in una fossa di Rocca Busambra appartenevano proprio a lui. Il segretario della Camera del Lavoro di Corleone ucciso dalla mafia locale perché difendeva i contadini che occupavano le terre incolte che i possidenti della zona si rifiutavano di lasciare libere. Ma il ritrovamento del corpo di Rizzotto è importante anche per un altro motivo, perché conferma la validità delle indagini condotte nel 1949 da un giovane capitano dei carabinieri, Carlo Alberto Dalla Chiesa. Non solo. Il ritrovamento del corpo di Rizzotto mette nero su bianco quello che si è tentato di negare per decenni: Placido Rizzotto fu assassinato da Luciano Liggio e dai suoi picciotti su mandato del capomafia Michele Navarra, perché organizzava i contadini nelle lotte per la terra.
Nato nel 1914 a Corleone, Placido Rizzotto era il primo di sette figli. Dopo l'arresto del padre, ingiustamente accusato di far parte di una famiglia mafiosa, dovette lasciare la scuola e occuparsi dei fratelli, visto che la madre morì quando era bambino. Durante il secondo conflitto mondiale prestò servizio nell'esercito e dopo l'8 settembre partecipò alla lotta partigiana nelle Brigate Garibaldi. Terminata la guerra tornò a Corleone e iniziò l'attività politica e sindacale. Fu presidente dei reduci e combattenti dell'Anpi, l'Associazione nazionale partigiani, di Palermo e segretario della Camera del Lavoro di Corleone.
La sera del 10 marzo 1948 fu rapito da alcuni mafiosi mentre si recava a una riunione politica. La sua colpa? Difendere i diritti dei contadini che rivendicavano la terra. Il suo omicidio ebbe un testimone, il piccolo Giuseppe Letizia, un pastore adolescente, che riuscì a vedere in faccia gli assassini. Ma avere assistito alla morte di Rizzotto gli costò la vita, perché il mandante del delitto, il medico e boss mafioso Michele Navarra, lo uccise con un'iniezione letale.
Dalla Chiesa riuscì ad arrestare Pasquale Criscione e Vincenzo Collura. In un primo momento i due ammisero di avere partecipato con il mafioso Luciano Liggio, latitante fino a metà degli anni Sessanta, al rapimento del sindacalista. Poi però ritrattarono e furono assolti per insufficienza di prove.