Rom, inizia la vera integrazione

rom 1Ad una settimana dalla chiusura del campo nomadi di San Raineri, è tempo di bilanci per le famiglie rom trasferite negli appartamenti del villaggio Matteotti all'Annunziata e nella scuola di Bordonaro. Identificato l'autore dell'incendio appiccato all'ex istituto scolastico di Catarratti, abitazione definitiva per due delle famiglie momentaneamente alloggiate a Bordonaro e rientrata, almeno fino ad ora, la protesta della maggior parte degli abitanti della zona, la vita dei rom si incanala verso la normalità. Ed è proprio a loro che chiediamo com'è andata in questi primi giorni della nuova vita.

I bambini sono i primi a parlare, fuori dagli appartamenti, giocano per strada e tutto sembrano essere felici di questo cambiamento. “Questi giorni sono passati così, così -racconta Skurta, 12 anni, ma è perché non mi sono ancora abituata. Qui è tutto nuovo per noi. E poi dalle 3 alle 5 dobbiamo restare dentro perché non si può giocare in cortile e ci annoiamo”. “Noi eravamo abituati a uscire fuori tutte le volte che ne avevamo voglia -aggiunge Edie, 11 anni. Però qui è bello. E' molto diverso dal campo ma ci va bene”.

rom 7 Facciamo un giro all' di due dei quattro appartamenti assegnati alle e le donne ci spiegano com'è la situazione. “Ci hanno divisi 2 famiglie per appartamento -spiega Nena, la madre di Skurta- con un bagno ed una cucina in comune. Poi, c'è chi ha la stanza più grande e chi ne ha due più piccole. Però non ci hanno portato i mobili che ancora avevamo al campo, che ora è totalmente distrutto e bruciato. Abbiamo solo un paio di credenze ed i vestiti, qualche tappeto, i letti e poi nient'altro: né tavoli né sedie, niente”.

Lo stesso denuncia Cristina, mamma di una piccola bimba. “Ci sono i tubi del bagno che perdono ed esce acqua in continuazione -dichiara- siamo costrette a pulire continuamente. Se da un lato siamo contenti che ci hanno trasferito qui, senza problemi di immondizia, topi e quant'altro, di contro bisogna rendersi conto che le condizioni non sono ottimali e che non si può vivere in queste condizioni. Caroniti si è fatto vedere solo nel momento dello sgombero del campo e adesso non si vede più nessuno. Perché? È brutto dirlo, ma per certi versi stavamo meglio al campo, dove siamo stati 20 anni della nostra vita e dove sono nati e cresciuti i nostri bambini”.

“Ora l'hanno demolito e bruciato come se aspettassero di mandarci via –interviene di nuovo Nena. Comunque stiamo bene e sappiamo che siamo stati fortunati per aver ricevuto un tetto sulla testa, ma chiediamo solo di non essere abbandonati ancora una volta e ringraziamo i volontari che stanno facendo tanto per noi”.

Le famiglie ci accolgono con calore e ci invita a cena: un piatto di pasta e del riso accompagnato dal pane e delle bevande servito a terra, sul tappeto, con delle stoviglie arrangiate. Nel frattempo, rientra Michele, il marito di Nena, stanco dopo una giornata di lavoro pesante.rom 22

“Integrazione non vuol dire assistenza continua -replica l'assessore Dario Caroniti, che ha organizzato e seguito il loro trasferimento passo dopo passo. Li abbiamo aiutati in tutto e per tutto, nei primi giorni hanno involontariamente guastato qualcosa e lo abbiamo riparato subito, ma non devono confondere la manutenzione ordinaria, che spetta a loro, con quella straordinaria che è di nostra competenza. Per quanto riguarda i mobili non so che fine abbiano fatto, ma dal campo sono partiti 14 camion di roba. E non mi sembra il caso che si lamentino, perché hanno dei vicini che stanno molto peggio di loro”.

Intanto per il progetto di autocostruzione, che durerà 18 mesi e consentirà ai capifamiglia di imparare un mestiere nel settore edile e di riparare un altro appartamento nel quale poi andranno a vivere definitivamente, si aspetta solo il via libera della Corte dei Conti. Una volta ottenuto, il Comune stipulerà una convenzione con gli ordini professionali e poi partiranno i corsi.

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