#Palermo. Pagliacci in scena al Teatro Franco Zappalà

 Appuntamento con la lirica al Teatro . In via Autonomia Siciliana 123 a Palermo giovedì 14 aprile alle 21 e 15 andrà in scena la prima di Pagliacci, opera intensissima di Ruggero Leoncavallo, dalle tinte forti e dai contorni tragici. Lo spettacolo sarà replicato il 15 e il 16 marzo alle 17 e 30 e il 17 marzo alle 18.

Il cast che accoglie eccellenti voci liriche tutte siciliane vedrà tra gli altri il virtuoso tenore Alberto Profeta, nel ruolo di Canio, l'amato soprano nome in ditta del Teatro Franco Zappalà Anita Venturi nel ruolo di Nedda, il tenore Domingo Stasi nel ruolo di Peppe, il baritono Carlo Morini nel ruolo di Tonio e il basso Giovanni La Commare che interpreterà Silvio.

La regia è di  Franco Zappalà, mentre, il direttore d'orchestra Stefano Giaroli guiderà l'orchestra e il coro del Teatro Franco Zappalà. I costumi sono di Domenica Alaimo, mentre, l'audio e le luci sono di Danilo Profita e Camelo Macchiarella.

La prima dell'opera, andò in scena al Teatro Dal Verme di Milano il 21 maggio 1892 sotto la direzione di Arturo Toscanini. Per Leoncavallo, estroso napoletano di trentacinque anni, con alle spalle esperienze letterarie e musicali di vario genere, si trattò di un autentico giro di boa, di una rivoluzione di gusto, compiuto nel breve spazio dei cinque mesi impiegati a stendere il libretto, lo spartito e l'orchestrazione. È il manifesto del gusto verista dell'epoca tradotto in musica nel quale la realtà si confonde con la finzione.

La storia si ispira a un delitto realmente accaduto, quando il compositore era bambino e del quale il padre, magistrato, istruì il processo che portò alla condanna dell'uxoricida. L'opera è fin dall'esordio uno dei melodrammi più eseguiti al mondo e il successo immediato trova appunto spiegazione nell'attualità del linguaggio e nell'approccio verista e popolare che in quel periodo permeava tutte le arti. In più l'impegno dell'editore e la celeberrima registrazione discografica di Enrico Caruso, che superò allora il milione di copie, decretò la futura e perenne fama dell'opera.

La storia si sviluppa attorno ad un teatrino da fiera che arriva in un paese di provincia che i contadini del luogo osservano incuriositi e divertiti. La compagnia di Canio dovrà inscenare una commedia, Del paese è Silvio, un contadino amante di Nedda, moglie di Canio.

Il capo compagnia, non sospetta che la moglie, molto più giovane di lui lo tradisca, ma uno dei suoi attori, Tonio, fisicamente deforme e innamorato di Nedda, quando confessa alla donna il suo amore essendo respinto per vendicarsi avvisa Canio del tradimento della donna.

In seguito Canio sente i due amanti promettersi amore, ma non riconosce l'uomo. L'uomo vorrebbe scagliarsi contro la moglie che non rivela il nome dell'amante, ma intanto lo spettacolo deve iniziare. Canio non può fare altro, nonostante il turbamento, deve truccarsi e prepararsi per lo spettacolo.

Vestito da Pagliaccio cede e intona la famosa aria Recitar, mentre preso dal delirio… / Ridi, Pagliaccio.

Il pubblico è festante, lo spettacolo comincia. Sulla scena Peppe (Arlecchino), Nedda (Colombina), Tonio (Taddeo), Canio (Pagliaccio) sono gli interpreti della commedia, Silvio assiste. Arlecchino e Taddeo corteggiano Colombina. Arriva sconvolto Pagliaccio proprio nel momento in cui Colombina congeda rapidamente Arlecchino con la stessa promessa d'amore fatta a Silvio: “A stanotte, e per sempre sarò tua”. Canio tenta di recitare ma ben presto la commedia scivola nella tragedia della vita reale lasciando sconcertato il pubblico e quando Nedda/Colombina chiama Canio con il nome di Pagliaccio, esplode la sua furia “No, Pagliaccio non son” e cercando di costringerla a confessare il nome dell'amante la accoltella.

La donna invoca il nome di Silvio che accorre, ma viene colpito anche lui. Siamo alla fine; Tonio/Taddeo annuncia con estremo cinismo La commedia è finita.

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