Musica folk e sentimento, bellezza e tradizione: “Terra sicula” del musicista Marco Mammana

SICILIA. Tra il 1786 e il 1788 un tale di nome Johann Wolfgang von Goethe girò in lungo e in largo per l'Italia approdando anche in Sicilia. Nelle straordinarie memorie di quel suo famoso viaggio rimane un passo sicuramente indelebile, almeno nel ricordo di tutti i siciliani che lo hanno letto: “L'Italia, senza la Sicilia, non lascia nello spirito immagine alcuna. È in Sicilia che si trova la chiave di tutto. La purezza dei contorni, la morbidezza di ogni cosa, la cedevole scambievolezza delle tinte, l'unità armonica del cielo col mare e del mare con la terra”. Oggi, all'interno di una forma espressiva senza dubbio differente, lontana di certo nei tempi e nel linguaggio da quella usata dal grande scrittore tedesco, giunge dal panorama della musica del XXI secolo un omaggio altrettanto affettuoso alla nostra Isola. A firmarlo è Marco Mammana, musicista e cantante oltre che artista dedito alla scultura e alla pittura. Nato a Messina vive a San Giorno, una piccola frazione di Gioiosa Marea, in uno dei luoghi magici stretti da un lato dal fascinoso Mar Mediterraneo e dall'altro dalle braccia vigorose dei Nebrodi. Qui Mammana ha di recente partorito “Terra sicula”, un singolo affidato a una contagiosa melodia che fonde sonorità del folk isolano a note che blandiscono il flamenco. Ad accompagnare la musica è un testo dialettale che arriva dritto al cuore e che, nel video del regista e coproduttore Fabio Badani, è sottotitolato in ben 4 lingue: italiano, tedesco, inglese e spagnolo. “Il brano – spiega Mammana – nasce prima di tutto con l'intento di far conoscere, soprattutto ai giovani, il folklore e il dialetto siciliano e far sì che non si perdano. Perciò ho cercato di dargli l'orecchiabilità e la ballabilità del raggaeton, genere di molte hit estive del momento, inserendo suoni tipici di alcuni strumenti folk siciliani che inneggiano alla mediterraneità. Questo lavoro rappresenta un po' la sintesi delle mie conoscenze musicali, dato che sono stato a contatto anche con la dance music quando, per 5 stagioni estive, ho fatto il videomaker alla discoteca La Pineta. Amo la musica in genere, purché in essa non ci sia superficialità. La risposta a questo lavoro c'è stata ed è stata positiva visto il numero di visualizzazioni su youtube. E per questa attenzione ringrazio tutti. In secondo luogo, attraverso il videoclip, l'obiettivo è quello di promuovere e rilanciare le bellezze naturalistiche del nostro territorio. Noi siciliani, del resto, ci distinguiamo forse più di altri per l'amore nei confronti della nostra terra. Le immagini raccontano il sole, il mare, i monti e la nostra storia, ma soprattutto il sentimento”. Location del video sono Gioiosa Marea, le rocche di Argimusco di Montalbano, lo scoglio di Patti, le grotte Mongiove, Capo Calavà, i promontori della costa tirrenica da Milazzo a Capo d'Orlando e infine, sullo sfondo, le splendide Eolie. L'omaggio, però, è alla Sicilia intera se è vero, e lo è, che qualsiasi siciliano, specie se lontano dalla sua terra, si può identificare in quelle immagini, in quelle parole. E, identificazione o no, chi potrebbe rimanere impassibile di fronte alle bellezze naturali della nostra isola? Bellezze che nel video sono ben rappresentate dall'attrice Maria Casella, lunghi capelli neri, grandi e profondi occhi scuri, labbra carnose, seducente e a allo stesso tempo mai ammiccante: insomma, raffigurazione della tipica sensualità mediterranea. I panorami che producono stupore e meraviglia, le parole che oltre alla donna amata (“fimmina bedda chi movi li to passi lenti”) richiamano in qualche passaggio forse pure alla Grande Madre (“fammi arripusari, fammi arripigghiari ciatu”), non riescono comunque a lasciare sommerse anche quelle contraddizioni di una terra che, se da un lato crea con i suoi figli inscindibili legami, a tratti sa bene suo malgrado come farli sentire insicuri e abbandonati. “Faccio il videomaker da 8 anni, ma questo è il mio primo videoclip – racconta Fabio Badani. Conosco Marco da una vita, ma collaborare con lui in quest'occasione è stato come seguire la crescita di un nipotino. Ho visto, nel corso dei mesi, l'evolversi delle versioni grezze. L'idea di Marco era chiara e io non ho fatto altro che metterla in pratica attraverso le riprese che hanno decisamente un taglio naturalistico: a parte il nostro mare, che non ha bisogno di presentazioni, il sito delle rocche di Argimusco credo sia uno dei luoghi più suggestivi dell'isola, un po' lo Stonehenge siciliano, ricco di bellezza e mistero, meta mistica quasi fuori dallo spazio e dal tempo”. “Terra sicula”, che è dunque sicuramente creatura di Mammana, non sarebbe potuto venire alla luce senza il lavoro di un'affiatata équipe. Oltre ai già citati Maria Casella e Fabio Badani, quest'ultimo coadiuvato nelle riprese da Giovanni Cortorillo e Federica Lena di Studiophoto Reportage, vanno certamente evidenziati l'intervento della seconda voce Salvo Albano frontman del noto gruppo “La Soluzione”, Michele Scaffidi alla fisarmonica, la supervisione audio delle chitarre del cantautore siciliano Antonio Agnello del gruppo etno-folk “Supralinia”, Salvatore Ercolano che si è occupato dell'editing delle chitarre, il musicista Tindaro Raffaele che ha lavorato in fase di mix allo studio di registrazione Undergruond music Lab e il mastering di Pietro Caramelli dello studio milanese Energy Mastering. Marco Mammana ama la musica da sempre, una passione che gli è stata trasmessa quando era ancora un bambino da suo padre, amante della chitarra. Poi, adolescente, con gli amici inizia a formare gruppi musicali mentre, una volta diplomato, si iscrive all'Accademia di Belle Arti di Reggio Calabria dove si laurea nel 2008. Nella regione al di là dello Stretto, oltre a essere conquistato dalla scultura e dalla pittura e a partecipare alle sue prime collettive, entra in contatto con i sound tradizionali calabresi che fanno nascere in lui la voglia di riesumare il folk siciliano. Nel 2006, in Sicilia, costituisce allora un'associazione no profit con la quale organizza eventi artistico-culturali, ma in particolare decide di dedicarsi alla musica etno-popolare e forma il gruppo “Supralinia” all'interno del quale suona, canta, contribuisce a comporre e arrangiare brani. Partecipa in quel periodo a rassegne di musica etno-folk siciliana, nazionale ed europea, approcciando varie culture popolari internazionali. Nell'estate del 2007 si esibisce con Massimo Laguardia, noto nel panorama musicale siciliano e maestro di percussioni di fama europea, ed entra poi a far parte della Corale polifonica della città di Messina. Approfondisce nel frattempo le sue conoscenze tecniche di fotografia digitale e post produzione partecipando a diverse mostre fotografiche, stage, shooting day e lavorando come fotografo di reportage e di eventi. Tre anni più tardi giunge primo a concorso bandito dal Comune di Gioiosa Marea con la scultura “Oltre ogni confine” dedicata alla scomparsa campionessa mondiale ed europea di marcia Annarita Sidoti, opera poi installata sul lungomare di San Giorgio che oggi porta il suo nome. Quest'anno Mammana ha iniziato una nuova produzione pittorica dal titolo “Flowing white” che in settembre sarà esposta in una collettiva internazionale a Ortigia nell'ambito dell'evento artistico “100 Thousand Poets for Change of Italy“. In quest'estate 2020, frattanto, non abbandonerà, per quanto consentito dal coronavirus, il suo giro di concerti. “Questo singolo, questo video – conclude Mammana – narrano di una storia d'amore che coinvolge corpo e anima. E io credo che per un artista la cosa più importante sia mettere il cuore in tutto ciò che fa e attraverso qualunque sua creazione comunicare sentimenti”. E in “Terra Sicula”, disponibile su player e store musicali come Itunes, Apple music, Spotify e naturalmente su Youtube, a comunicare sentimenti Marco Mammana c'è riuscito di certo. Al punto che neppure il grande Goethe potrebbe negarlo.