Messina, operazione “Provinciale”: arrestata la figlia del boss Sparacio, sequestrati beni per oltre un milione di euro
MESSINA. I Finanzieri del Comando Provinciale stanno dando esecuzione a una misura cautelare personale e reale nei confronti di Stefania Sparacio., del ’95, figlia del noto boss messinese Salvatore (1975), con contestuale sequestro di due bar in centro cittadino, beni immobili e mobili per un valore stimato di oltre un milione di euro. Salvatore Sparacio, figlio di Rosario., fratello dello storico boss Luigi Sparacio., poi divenuto collaboratore di giustizia, è recentemente balzato agli onori della cronaca nell’ambito dell’operazione antimafia “PROVINCIALE”, con la quale, tra l’altro, nel decorso mese di aprile 2021, veniva disarticolata l’operatività criminale del gruppo facente capo al predetto ed ai suoi membri storici, Mario Alibrandi. cl. 74, Carlo Cafarella cl. 81, Letterio Cuscinà cl. 77 e Antonio Scavuzzo. cl. 84, operante nel territorio del centro cittadino, presso il “Rione Ariella”, meglio conosciuto come “Fondo Pugliatti”. In tale ambito, le indagini dirette dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Messina ed eseguite dagli specialisti del G.I.C.O. della Guardia di Finanza peloritana avevano documentato come il gruppo mafioso investigato costituisse un importante riferimento cittadino per le scommesse illecite, tanto da spuntare commissioni del 40% sugli incassi delle scommesse, forte anche di consolidati rapporti con dirigenti maltese del settore, rilevando, altresì, anche pericolose connessioni con esponenti della politica locale. Che si trattasse di un importante clan mafioso, del resto, si acquisiva anche in occasione del funerale del padre di S.S. cl. 75 allorquando, ad aprile 2020, in pieno primo lockdown, destò scalpore la modalità per rendere omaggio al defunto, in violazione di tutte le norme anti Covid all’epoca vigenti. L’odierno provvedimento di custodia cautelare interviene a valle del recente riconoscimento, da parte del Tribunale del Riesame (peraltro non revocato dalla Suprema Corte di Cassazione adita dagli indagati), dell’esistenza ed autonoma operatività del clan mafioso facente capo allo S.S. cl. 75, inizialmente ritenuto subordinato al clan facente capo a L.D.G. cl. 70. Nel merito, su appello della Direzione Distrettuale Antimafia di Messina, con specifico riferimento ai rapporti tra lo S.S. cl. 75 e il L.D.G. cl. 70, il Riesame affermava come non vi fosse sudditanza del primo nei confronti del secondo, bensì i loro rapporti fossero caratterizzati da un “rapporto di non belligeranza…in forza del quale il referente di un gruppo criminale interviene nei momenti di difficoltà attraversati dal gruppo concorrente…”, così disponendo l’aggravamento della misura cautelare nei confronti dei partecipi del clan A.M. cl. 74 e S.A. cl. 84, inizialmente posti ai domiciliari e poi associati, nel mese di settembre 2021, rispettivamente, alla casa Circondariale di Messina e Caltanissetta. Nella medesima direzione, la circostanza come il gruppo facente capo a S.S. cl. 75 appoggiasse, nelle elezioni del 2018, candidati diversi da quelli appoggiati dal gruppo mafioso facente capo al L.D.G. cl. 70: gruppi mafiosi autonomi, dotati di autonomo spessore e carisma criminale, come tali riconosciuti dalle altre consorterie e dalla comunità. Le odierne misure, invece, sempre disposte dal competente G.I.P. del Tribunale di Messina, su richiesta della Procura Distrettuale Antimafia peloritana, vedono indagata e destinataria degli arresti domiciliari la figlia S.S. cl. 95 del boss S. (da ritenere
