Guerra all’Ente Teatro per il premio di produzione ai dipendenti

Teatro Vittorio Emanuele
Il teatro Vittorio Emanuele di Messina

Sul premio di produzione per il esplode l'ennesimo conflitto tra sindacati. Da una parte Fistel Cisl, Cisal e Cobas Codir, che in una nota inviata al presidente dell'Ente Teatro di Messina Maurizio Puglisi chiedono che anche per il 2013 sia confermato l'emolumento aggiuntivo ai 63 dipendenti del Vittorio Emanuele.

Dall'altra SLC Cgil, UILCOM Uil, FIALS Cisal e Sadirs, che invece ritengono che alla luce delle notevoli difficoltà economiche e della scarsissima attività dello scorso anno, che di fatto si è fermata in aprile, non sia proprio il caso di fare proposte del genere.

“L'emersione degli scandali che stanno attraversando la nostra città devono imporre a tutti, cittadini, amministratori pubblici, politici e anche rappresentanti sindacali -scrivono i segretari generali Pippo Di Guardo, Antonio Di Guardo, Carmelo Tavilla e Osvaldo Smiroldo- una maggiore riflessione sul senso di responsabilità che deve necessariamente costituire la base del nostro corretto operare quotidiano.

Questa breve premessa per introdurre e rappresentare un fatto che riteniamo grave, ma soprattutto eticamente  deprecabile. Usiamo il termine deprecabile -chiosano i dirigenti sindacali- perché in un momento in cui tutti cercano di attivarsi e trovare gli strumenti utili per fare ripartire il teatro, peraltro fermo da un anno, c'è chi incoerentemente e irresponsabilmente chiede che sia pagato in misura maggiorata il premio di produzione per il 2013 ai dipendenti in organico”.

Se la situazione economica fosse diversa da quella attuale, nessun problema. “Ma leggendo la nota sindacale -commentano ancora i segretari generali di SLC Cgil, UILCOM Uil, FIALS Cisal e Sadirs- sembrerebbe quasi che il teatro Vittorio Emanuele abbia prodotto così tanti spettacoli nel 2013 da poter pretendere per i dipendenti un compenso economico oltre quello del 3% previsto a pioggia dall'articolo 15 del CCNL per il personale delle Fondazioni Lirico Sinfoniche.

Ci chiediamo se questa inopportuna richiesta sia semplicemente il frutto di una pratica populistica atta ad accattivarsi i consensi di una parte (poca per fortuna) di quel personale che pensa solo allo stipendio o piuttosto sia una palese mancanza di responsabilità (e questo sarebbe ancora più grave) nei confronti di chi sta tentando di ridare dignità al teatro e ai suoi lavoratori, anche attraverso sacrifici economici.

Il motivo per il quale è stata inoltrata la richiesta di pagamento è che si chiedono incrementi dal 3 al 13% relativamente a un premio di produttività per aver prodotto un solo spettacolo, il Rigoletto, tra l'altro in programmazione già nel 2012″.

I sindacati ricordano che il quarto comma dell'articolo citato da Cisl, Cisal e Cobas recita che “il premio di produzione potrà essere integrato in sede di contrattazione aziendale sulla base degli indicatori e dei parametri che saranno concordati in tale sede. L'integrazione sarà comunque collegata all'aumento qualitativo e quantitativo della produzione e all'incremento rispetto all'anno precedente del numero degli spettacoli realizzati”.

Visto che per l'Ente Teatro il 2013 è stato un anno da dimenticare per la quantità di spettacoli inseriti in cartellone e poi cancellati dopo i tagli della Regione Sicilia, non è chiaro a che titolo si sia chiesto il premio di produttività. La sola cosa chiara è che questa richiesta scatenerà inevitabilmente una guerra tra lavoratori: da un lato i dipendenti e dall'altro i precari, che l'anno scorso hanno lavorato pochissimo.

“Fatto ancor più grave -dichiarano ancora i Di Guardo, Tavilla e Smiroldo- è provare in più riprese a contrastare l'ingresso in organico dei professori d'orchestra, che nonostante una legge regionale del 2003 poi emanata anche l'anno dopo indichi che il 20% del totale delle risorse economiche erogate annualmente dalla Regione Sicilia debbano essere destinate alla loro stabilizzazione.

È oltremodo spiazzante come il presidente Puglisi possa perseguire questo insano progetto e non comprendere anch'egli come il teatro, oggi più che mai, abbia bisogno al proprio interno di maestranze artistiche per competere con gli altri teatri siciliani e creare produzione da far circuitare e ricevere i finanziamenti che sono sempre più legati alla produzione artistica”.

A Puglisi i sindacati contestano che sulla scia del suo predecessore Luciano Ordile abbia chiesto che anche per il 2014 la norma del 20% finalizzata alla stabilizzazione dell'orchestra fosse derogata. Richiesta accolta dal dirigente regionale competente per il secondo anno consecutivo.

“Così facendo -puntualizzano ancora- oltre a contravvenire a una legge regionale, si rischia di perdere il finanziamento nella misura e con le finalità che la norma stabilisce e regolamenta. Ci preoccupano, e non poco, il clima e le inopportune iniziative estemporanee che si concretizzano all'interno del teatro.

Non smetteremo di chiedere, oggi come ieri, l'equiparazione del personale ai ruoli regionali, così come la garanzia dei livelli occupazionali attraverso la redazione di una pianta organica che contenga al proprio interno un numero e una struttura di personale adeguata alle finalità dell'Ente.

Riteniamo indispensabile un progetto triennale di sviluppo per il teatro che possa chiaramente individuare, garantire e quantificare i livelli occupazionali dei lavoratori in organico e stabilizzare con ogni tipo di formula possibile i precari, formando così un organico, anche se minimo, indispensabile alla vita di un teatro.

Tutto questo è necessario in vista della riforma che l'assessore Michela Stancheris vuole attuare in Sicilia. La circuitazione e l'interscambio tra i teatri siciliani sarà a breve una realtà ed è concreto il rischio che il Vittorio Emanuele, non potendo effettuare produzioni proprie per l'assenza di un organico artistico al proprio interno, sia estromesso dai finanziamenti regionali e non solo già dal 2015″. Per quanto riguarda poi la figura del soprintendente, i sindacati chiedono che sia scelto senza rispondere a equilibri politici e non a reali competenze.

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