Gli orrori del nazismo nel libro di Marco Rizzo e Lelio Bonaccorso

Libro BonaccorsoUn giornalista incontra un fumettista. Non è l'incipit di una barzelletta da poco, ma la sintesi di un fruttuoso sodalizio professionale, quello tra Marco Rizzo e Lelio Bonaccorso, che ieri a Palazzo hanno presentato il loro ultimo libro Jan Karski – L'uomo che scoprì l'olocausto, pubblicato lo scorso gennaio per Rizzoli-Lizard.

E' la trasposizione fumettistica della storia di Jan Karski, un militare polacco prigioniero dei nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale, che per primo si impegnò a raccontare al mondo l'orrore dei campi di concentramento diventando una figura-chiave per la costruzione di questa fondamentale verità storica.

La scoperta della sua autobiografia La mia testimonianza davanti al mondo è stata la molla che ha fatto scattare in Marco Rizzo, giornalista e sceneggiatore trapanese, il desiderio di raccontarne la storia insieme al suo più che collaudato socio Lelio Bonaccorso, disegnatore e fumettista nato e cresciuto a Messina.

I due hanno già raccontato le storie di coraggio di grandi personaggi come Ernesto Guevara e Peppino impastato e non stupisce che si siano tanto appassionati anche a quella di Karski.

L'incontro a Palazzo Zanca è stato molto partecipato e ricco di contributi. Ad aprire il dibattito Angela Trimarchi, che ha fornito un chiaro inquadramento storico della vicenda, per poi passare la palla agli autori stessi, che grazie alle curiosità sollevate dai moderatori Giampiero Bronzetti e Vincenzo Recupero, (autori della web community Bar del Fumetto), sono entrati nel dettaglio degli aspetti tecnici e stilistici della loro ottava graphic novel.

Ian Karski
L'incontro a Palazzo Zanca

Sono emerse curiosità interessanti. “Il taglio narrativo -ha spiegato Rizzo- è prettamente cinematografico. Il protagonista è mostrato anche nelle sue fughe più rocambolesche, come se fosse seguito da una telecamera. Non si eccede con le didascalie per lucida scelta, perché una storia del genere non ha bisogno di troppe parole per emergere in tutta la sua drammaticità”.

In contrapposizione alla serietà dei contenuti, il tratto scelto da Bonaccorso è invece più leggero, quasi cartoonesco, di sicuro appeal anche per i lettori più piccoli che alla fine dell'incontro hanno pazientemente aspettato in fila per avere la loro copia autografata.

Il colore, curato da Giulio Rincione, Claudio Naccari e Chiara Arena, quest'ultima presente all'incontro, è invece più realistico e solenne e va spegnendosi nel corso del racconto e ne rispecchia (e rispetta) i toni cupi.

Il pomeriggio è poi proseguito con diversi interventi volti a stimolare la riflessione sul tema della Shoah. Dal contributo poetico-musicale del maestro Giovanni Renzo all'accorato discorso di padre Felice Scalia, passando per la testimonianza di Francesca Bonici, nipote di una vittima dell'Olocausto la cui vera sorte è stata taciuta ai familiari stessi per decenni, a riprova di quanto sia stato concreto il tentativo di nascondere certe verità.

Verità che il libro di Rizzo e Bonaccorso contribuisce non poco a divulgar e a far sopravvivere attraverso le generazioni.

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