Esami di Stato, l’urlo di futuri biologi, psicologi e farmacisti: “Il MIUR ci ha abbandonati, siamo pronti a ricorrere alla legge”
Sguainano la spada i giovani laureati in Psicologia, Farmacia e Biologia che riuniti in un’unica egida denunciano la mancanza di tutela da parte del ministero dell’Università e della Ricerca in merito alle modalità di svolgimento degli esami di Stato che si accingono a sostenere. Per potere accedere al mondo del lavoro, così come accade per altre categorie professionali, i neo dottori psicologi, biologi e farmacisti devono sostenere un esame per l’abilitazione post laurea e l’iscrizione agli albi professionali e l’emergenza COVID-19 ha generato caos e discutibili soluzioni su come affrontare la questione. “Ci sentiamo presi in giro dalla politica e non considerati da chi dovrebbe rappresentarci – dichiara Francesco D’Angelo a nome di un foltissimo gruppo di colleghi. Non siamo dei ragazzini e non staremo in silenzio a farci trattare in questa maniera. È tempo che l’opinione pubblica sappia. Se le modalità di svolgimento degli esami saranno quelle dettate dalle ultime disposizioni, noi ricorreremo alla Legge”. Una lunga e contorta storia quella narrata dal portavoce del gruppo che, se non l’ha già fatto, si sta per trasformare in un vero e proprio movimento. “Per ottenere l’abilitazione – spiega D’Angelo entrando nel dettaglio – è necessario il superamento di un esame di Stato che si tiene due volte l’anno, sessione di giugno e sessione di novembre. L’esame si compone di molteplici prove che si sostengono nell’arco di diversi mesi e solo il superamento di ciascuna prova consente l’accesso allo step successivo. In questi mesi di emergenza sanitaria dovuta alla pandemia da COVID-19 sono state prese diverse decisioni in merito allo svolgimento dei nostri esami di abilitazione, senza tuttavia considerare minimamente la nostra opinione in merito”. Questa la ricostruzione degli eventi. “Il 25 marzo scorso – continua D’Angelo – il Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari (CNSU), massima espressione della rappresentanza studentesca universitaria e organo politico e ministeriale, redige un documento nel quale si richiede al MIUR di legiferare in merito agli esami di abilitazione alla professione. Tale documento riporta la volontà e la necessità di una reale semplificazione di tali esami in quanto a meno di 2 mesi dal loro inizio non sono state date disposizioni in merito agli stessi da parte del Ministero. L’8 aprile viene approvato e pubblicato in Gazzetta Ufficiale il cosiddetto “DL Scuola” (numero 22/2020). In quest’ultimo si fa riferimento per la prima volta dopo più di un mese dall’inizio dell’emergenza sanitaria ai nostri esami di abilitazione. Nello specifico all’articolo 6, si fa riferimento alla possibilità da parte del MIUR di individuare delle modalità di svolgimento alternative da quelle ordinarie, comprese modalità a distanza. Il 24 aprile viene approvato e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il DM numero 38/2020. Con quest’ultimo il ministro Gaetano Manfredi fa differire i termini della prima sessione degli esami di Stato dal 16 di giugno al 16 di luglio. Il 29 aprile viene approvato e pubblicato in Gazzetta Ufficiale il DM numero 57/2020. In quest’ultimo, in deroga alle disposizioni normative vigenti, per la prima sessione dell’anno 2020 Manfredi trasforma l’esame di Stato di abilitazione all’esercizio delle nostre professioni, in un’unica prova orale svolta con modalità a distanza omnicomprensiva di tutte le materie previste nell’esame di stato canonico. Nel prendere tale decisione consulta gli Ordini professionali per chiedere un parere in merito e questi danno il loro nullaosta, come riportato nella sezione iniziale dello stesso DM. Gli Ordini danno tale parere senza considerare le richieste che avevamo tentato di sottoporgli, mentre sottolineavamo la situazione critica che stavamo vivendo e richiedendo informazioni in merito. Ma anche questa volta veniamo ignorati per oltre 2 mesi. Allo stesso modo vengono ignorate le rappresentanze studentesche CNSU, che avevano provato a comunicare con il ministro”. Questa la situazione, mentre i laureati si mobilitavano, facevano gruppo e tentavano di ottenere informazioni in merito ai loro esami di Stato dalle diverse istituzioni, ministeriali, ordinistiche e universitarie. “Nessuno ci ha considerato – prosegue ancora D’Angelo – rimpallando la questione da un organo
