#Catania. Sequestrato arsenale, sei fermi
Sette kalashnikov, 2 skorpion, pistole beretta e glok. E poi carabine, fucili, un arsenale degno di un film di Rambo e, invece, era tutto nascosto in un'intercapedine di un palazzo di Librino a Catania.
I Carabinieri del comando provinciale di Catania hanno arrestato 6 persone in esecuzione di un fermo di indiziato di delitto emesso dalla Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia – per i reati di associazione mafiosa, armi, estorsione ed usura.
I fermati tutti catanesi sono: Giovanni Cavallaro, di 43 anni, Francesco Magrì, di 44, Giuseppe Montegrande, di 48, Giovanni Privitera, di 40, e i fratelli Danilo e Filippo Scordino, rispettivamente di 27 e 26.
L'operazione scaturisce dall'attività investigativa sviluppata immediatamente dopo il sequestro di un arsenale composto da più di 50 armi da fuoco, operato, il 20 settembre 2014, dai Carabinieri a Librino. L'ingente numero di armi ha offerto lo spunto per un approfondimento d'indagine che ha permesso di fare luce sui nuovi scenari della mappatura mafiosa di Catania.
In particolare le nuove dichiarazioni rese dal collaboratore di giustizia Nizza Fabrizio, vertice del gruppo di Librino, unitamente valutate a quelle del suo vice Davide Seminara, hanno consentito di ricostruire l'attività estorsiva ed usuraia posta in essere nei confronti di un imprenditore catanese il quale, dopo essere malmenato brutalmente, è stato costretto per saldare parte dei suoi debiti a cedere delle proprietà immobiliari.
Il concreto pericolo che i soggetti potessero darsi alla fuga, la potenza di fuoco del gruppo, come dimostrato dalle armi da guerra sequestrate dai Carabinieri ed il rischio che le minacce di morte potessero essere portate a compimento nei confronti dell'imprenditore, hanno indotto i magistrati della Direzione Distrettuale Antimafia di Catania ad emettere un provvedimento di fermo.