Sanità, UGL Sicilia a Razza: “Normative regionali obsolete, si fermi l’esternalizzazione selvaggia”
SICILIA. UGL Sanità Sicilia non ci sta e lo urla a gran voce: “Si fermi l'esternalizzazione selvaggia dei servizi sanitari nell'ospedalità convenzionata”. Questo il grido d'allarme del sindacato dopo l'ennesima vicenda, emersa nei giorni scorsi, relativa all'affidamento in appalto a terzi delle prestazioni di ausiliari e operatori socio sanitari da parte di un'importante struttura privata catanese convenzionata con il sistema sanitario siciliano. “Abbiamo chiesto un incontro urgente all'assessore della Salute della Regione siciliana Ruggero Razza – dice il segretario regionale Carmelo Urzì – perché non condividiamo questa metodica e temiamo che questo nuovo capitolo di una criticità che come UGL denunciamo da anni, possa innescare un effetto domino in altre case di cura. Questo sta succedendo perché ancora oggi è in vigore una normativa, approvata 30 anni fa e mai aggiornata rispetto alle nuove figure sanitarie che nel frattempo sono nate mai pienamente fatta rispettare nella sua logica. Lo abbiamo evidenziato in più occasioni, quando ci siamo trovati a chiedere controlli urgenti per la verifica dell'osservanza dei parametri imposti dalla legge regionale numero 39 dell'8 novembre 1988, a tutte le realtà pubbliche a capitale privato in convenzione, ovvero la presenza del 20% di lavoratori esterni (in appalto o con contratti atipici) sul numero totale del personale in organico. Una norma quasi sempre elusa che adesso con il metodo dell'esternalizzazione rischia totalmente di sfuggire di mano. E se generalmente si è sempre attinto in modo massivo alla prestazione esterna di medici e infermieri, adesso si sta provando ad allargare il campo d'azione ad operatori socio sanitari e ausiliari, senza contare ciò che ormai sta accadendo con i servizi di pulizia. Il tutto mentre la Regione accorda la convenzione stessa anche in riferimento al numero delle figure professionali che devono essere obbligatoriamente assunte con contratto subordinato con l'azienda ospedaliera privata. Se oggi la Legge 39 fosse stata adeguatamente aggiornata non si sarebbe mai potuta verificare una così rilevante cessione in appalto di servizi ospedalieri, che svilisce non solo le professionalità ma anche i lavoratori. Si tratta infatti di dipendenti che dopo diversi anni di servizio per conto della casa di cura, con contratto di settore subordinato, si troveranno adesso a transitare in una nuova impresa, pur continuando a lavorare all'interno degli stessi locali e nelle medesime mansioni, interloquendo esclusivamente con essa e non più con la struttura madre per la quale hanno operato con orgoglio e dedizione. In questo modo verrà meno anche il fattore affettivo, motivo per cui queste risorse umane si sentiranno ospiti, sempre più precari e meno tutelati. Purtroppo, in questa triste condizione, il comparto pubblico è stato cattivo maestro, considerato che l'esternalizzazione di questo genere di servizi è stata pratica abbondantemente utilizzata dalla Aziende sanitarie e ospedaliere che, fortunatamente, anche grazie alla nostra attività sindacale da poco stanno iniziando a bandire concorsi per l'assorbimento di queste figure. Chiediamo quindi che dall'Assessorato arrivi la convocazione per l'avvio improcrastinabile di un percorso di riforme e, contemporaneamente, uno stop con relativo inasprimento dei controlli. Su questo, ancora una volta, rimaniamo fortemente fiduciosi”.