Ponte sullo Stretto, l’insostenibile leggerezza dell’essere di chi non lo vuole: i no in Senato
ROMA. Una sconfitta di quelle che non si dimenticano la vittoria della maggioranza che vuole il ponte sullo Stretto su sinistra e grillini che alla realizzazione dell'opera si sono opposti invano fino all'ultimo. Gli argomenti contro il ponte sono davvero pochi, per non dire inesistenti e gli interventi contro il collegamento stabile tra la Sicilia e l'Europa in alcuni passaggi sono stati davvero imbarazzanti. Infarciti di luoghi comuni, dati sbagliati, assurdità scientifiche, affermazioni sconcertanti e un'evidente sconoscenza del progetto. Parole smentite punto per punto da chi, invece, ben conosce luoghi e documenti. Non è un caso che gli interventi contro siano stati tutti di senatori che al massimo, in un paio di casi, potevano solo vantare lontane radici meridionali mentre discettavano contro il ponte ben protetti dall'alta velocità del resto del Paese.
Solo nel pomeriggio si sono pronunciati alcuni senatori del Sud. Tra loro, la senatrice grillina Barbara Floridia. Un intervento ineffabile, che abbiamo seguito sempre più stupiti mentre ascoltavamo un crescendo rossiniano nopontista di dichiarazioni che possono essere smentite una per una senza problemi. “Abbiamo assistito in questo ultimo periodo a tanti slogan e motti volti a confondere i cittadini dal vero oggetto del provvedimento in discussione -ha dichiarato Floridia- contrapponendo i sì con i no, dimenticando la maglietta indossata qualche anno dell'attuale ministro Salvini contro il ponte sullo Stretto, collocando noi minoranza nella fazione di coloro che sono contro lo sviluppo del nostro Paese”. Quindi per la senatrice dei 5 Stelle, collega di partito (pardon, movimento) dell'ex ministro Lucia Azzolina che resterà nella storia del nostro Paese come il ministro dell'Istruzione che ha fatto spendere oltre 300 milioni di euro per acquistare 400.000 banchi con le rotelle, buoni al massimo per fare le gare nei corridoi delle scuole e la metà dei quali, peraltro, pare sia rimasta inutilizzata negli scantinati, l'avere cambiato idea, magari dopo essersi documentato, è motivo di attacco nei confronti del ministro delle Infrastrutture.
E ancora: “Questo Governo, che definirei Governo dell'assurdo, è incapace di mettere a terra opere per le quali i soldi ci sono, promettendo di realizzare infrastrutture faraoniche come il ponte sullo Stretto di Messina, per le quali i soldi non ci sono”. Ovviamente, di citare le opere per le quali i fondi sono disponibili neanche a parlarne, nemmeno un accenno, mentre glissa, vai a capire perché, sul dato oggettivo che il Governo dovrà reperire solo il 40% del costo totale dell'opera, che sarà costruita in project financing dalla Webuild.
Poi un affondo, del quale appariva chiaramente orgogliosa: “In quest'Aula non si sta parlando della realizzazione del ponte, perché non ci sono le risorse e non esiste un progetto cantierabile. In questo decreto si vuole soltanto riabilitare la società Ponte sullo Stretto che già ci è costata 300 milioni di euro, tranquillizzare il consorzio Eurolink dopo la causa di 700 milioni fatta allo Stato evitando una gara pubblica e rispolverare un progetto che aveva incassato oltre 200 criticità mai risolte”. Andiamo con ordine. Rispetto al reperimento delle risorse, abbiamo già chiarito nel passaggio precedente. Quanto ai costi della Stretto di Messina, la senatrice Floridia non sa o magari le è sfuggito durante il suo appassionato intervento, che il costo della progettazione di qualsiasi opera è pari al 10% del costo totale. Quindi, visto che il costo originario previsto per il ponte era di 3,9 miliardi, di fatto la progettazione è costata anche meno del previsto. E veniamo alla legittima causa per danni che il Consorzio Eurolink, del quale era capofila l'Impregilo (che nel 2014 si fuse con la Salini Spa e che da maggio 2020 è diventata Webuild), intentò dopo che il Governo Monti, senza alcun precedente del genere, rescisse un contratto valido e in itinere. La senatrice Floridia dimentica che avendo il Governo Meloni proseguito nella strada iniziata nel 2005, quando il Consorzio Eurolink si aggiudicò l'appalto battendo la Astaldi, qualsiasi causa non ha più ragione di essere. Inoltre, la gara pubblica è stata evitata per evitare ulteriori perdite di tempo e quelle che Floridia chiama “criticità mai risolte” in realtà sono osservazioni sulla VIA, la Valutazione di Impatto Ambientale, con richiesta di chiarimenti: iter bloccato con la messa in liquidazione della Stretto di Messina nel 2013. Peraltro, 200 osservazioni su 8.400 tavole di progetto non sono certo preoccupanti.
Per Floridia il ponte sullo Stretto è solo un affare e non un'infrastruttura indispensabile per collegare la Sicilia all'Europa ed evitare che i siciliani paghino 6 miliardi e mezzo l'anno di costi dovuti all'insularità. “Stiamo parlando oggi dell'affare ponte, da concludersi al più presto con la decretazione d'urgenza perché bisogna fare presto, bypassando il Parlamento, ignorando persino il gruppo di lavoro del Ministero dei Trasporti che stava ancora effettuando ulteriori studi per valutare le modalità di collegamento più opportune e probabilmente molto meno onerose del Ponte a campata unica”. Passaggio gustosissimo quest'ultimo, soprattutto se a parlare è un'insegnante di Lettere che non ha mai avuto alcun incarico nel settore dei trasporti e dimenticando che in presenza di un progetto già validato anche a livello internazionale, qualsiasi ulteriore valutazione è solo uno spreco di denaro. Pubblico.
In chiusura, di nuovo il problema delle risorse e il disegno di un futuro apocalittico. “Questo Governo dovrebbe, però, dire ai cittadini quali servizi taglierà per recuperare i 15 miliardi per realizzare il ponte e, soprattutto, dovrebbe coinvolgere gli Enti locali interessati visto che i loro territori saranno stravolti. Si rischia di distruggere due città, di mettere sulla strada centinaia di famiglie, per una foto ricordo con la prima pietra, con un progetto che non c'è e senza copertura finanziaria. La responsabilità di questo scempio sarà di Giorgia Meloni che, per tenere buono un alleato di Governo, avrà contribuito a un disastro colossale e noi questo non lo dimenticheremo”. Intanto i miliardi non sono 15, visto che la Webuild ha dichiarato che per costruire il ponte nel serviranno 11. Ma Floridia, dando ancora una volta prova di non conoscere il progetto, glissa o ignora che l'opera sarà realizzata in project financing e quindi, lo ribadiamo ancora una volta, il Governo dovrà reperire solo il 40% del costo totale. Una percentuale di gran lunga inferiore a quello che lei dichiara. Quanto alla memoria, stia tranquilla senatrice Floridia, neanche noi riusciremo mai a dimenticare quanto la sua opposizione e quella dei suoi sodali in Parlamento al ponte sia costata cara ai siciliani in particolare e ai meridionali in generale.