Messina un laboratorio politico dei beni comuni
“Il lungo percorso che ha portato all'affermazione alle ultime elezioni amministrative di Renato Accorinti e della nostra lista “Cambiamo Messina dal basso”, è stato caratterizzato da un impressionante desiderio dei cittadini e delle cittadine messinesi di tornare a partecipare attivamente alla gestione della città”.
Inizia così il documento dei 4 consiglieri accorintiani Lucy Fenech, Luigi Sturniolo, Nina Lo Presti e Ivana Risitano, nel quale ribadiscono l'obiettivo principale del loro mandato: restituire Messina a chi la vive e la ama davvero.
“Questo radicale atto di fiducia dei nostri concittadini -scrivono ancora- è la nostra stella polare, come lo è per Renato Accorinti.
Ogni giorno, nei modi più diversi, questo bisogno di cura nei confronti di una città che è stata depredata e violentata senza scrupoli nella sua bellezza e nel suo futuro continua ad esserci espresso nei modi più diversi: il grande calore ricevuto dal sindaco nei villaggi e nelle periferie, le segnalazioni che quotidianamente riceviamo, l'urgenza dei lavoratori di parlarci e di far sentire nelle istituzioni la loro voce e il prezzo ingiusto che in tanti, giovani, meno giovani e intere famiglie stanno pagando a causa della crisi, tutto questo possiamo vedere rappresentato nella nostra elezione e nella elezione di Renato Accorinti”.
Il nodo da sciogliere non solo a Messina, ma anche nel resto del Paese, è che i cittadini si riapproprino del territorio in cui vivono, incidendo in maniera determinante sulle scelte che riguardano la collettività.
“Da tempo -spiegano i consiglieri di Cambiamo Messina dal Basso- illustri giuristi ed economisti si stanno interrogando nel nostro Paese, proprio a fronte delle difficoltà delle PP.AA. di gestire in maniera non privatistica le proprietà pubbliche, e a fronte della parallela difficoltà dei privati a relazionare la propria attività produttiva con l'utilità pubblica, così come prescritto dalla nostra costituzione, sulle possibilità che il diritto vigente ci offre, anche grazie ai più aggiornati indirizzi della U.E. recepiti dallo Stato italiano, di ampliare le maglie della partecipazione democratica.
E questo al fine di rendere possibile una gestione sempre più trasparente delle risorse e dei patrimoni materiali e immateriali, facendo in modo che, tra le proprietà pubbliche e le proprietà private, garantite costituzionalmente, sia regolamentata anche una terza via: l'uso in comune dei beni.
Quante volte avremmo desiderato che Messina non fosse oltraggiata dallo scempio del suo territorio e quante volte avremmo voluto, tutti noi, garantire il tessuto produttivo della città piuttosto che vedere intere aree dismesse e abbandonate senza alcuna cura? E quante volte vorremmo poter vedere i cittadini riutilizzare in comune ciò che è già loro, piuttosto che lasciare pezzi importanti di territorio abbandonati a se stessi?
A Messina dunque, proprio grazie alla vittoria di Renato Accorinti, è più che mai possibile sperimentare questa terza via: la nostra città può e deve diventare, come il nostro sindaco ripete spesso, un laboratorio politico dei beni comuni.
Riattivare “dal basso” le istituzioni democratiche vigenti, dare vita a nuove istituzioni che rispondano in maniera sempre più diretta, anche attraverso le tecnologie digitali, ai bisogni reali della cittadinanza, e riaprire alla città, attraverso regolamenti d'uso civico elaborati con un percorso amplio di partecipazione popolare, i tanti beni dismessi e abbandonati: questo significa oggi, davvero, a nostro avviso, parlare di beni comuni”.
E per non essere accusati di insegure vaghe utopie, Fenec, Sturniolo, Lo Presti e Risitano ribadiscono che il loro non è “un programma astratto, ma una precisa proposta politica. E' la via ai beni comuni che abbiamo elaborato nel programma elettorale di “Cambiamo Messina dal basso”, è questa la via di cui ci facciamo oggi portavoce in Consiglio Comunale ed è questa la via su cui intendiamo seguire Renato Accorinti e la sua amministrazione”.