Le bucce di banana del processo Cassata

FrancoCassata
Franco Cassata, unico ad essere sotto processo in Italia

Un altro scivolone nelle testimonianze a favore del Procuratore Generale di Messina Franco Cassata, sul banco degli imputati a Reggio Calabria con l'accusa di avere diffamato insieme ad altre persone con un falso dossier la memoria di Adolfo Parmaliana.

Questa volta, a scivolare sulla buccia di banana di una memoria un po' fallace è un messo oggi in pensione della Procura Generale, Ciro Alemagna. Che nel tentativo disperato di difendere a tutti i costi l'operato di Cassata è caduto in contraddizione su un punto centrale dell'impianto accusatorio: il dossier non protocollato recuperato in una vetrinetta nello studio di Cassata, pieno di calunnie nei confronti di Parmaliana, che consapevole che la macchina del fango contro di lui era già stata messa in moto con azioni congiunte tra Messina e Barcellona, nell'ottobre del 2008 preferì uccidersi dopo avere scritto una lettera lucidissima che non consente alibi a nessuno. Alemagna, dando più volte prova di un'inconsueta eleganza lessicale, ha prima giurato e spergiurato che sulla carpetta (che lui ha aperto per primo) non c'era il nome di alcun destinatario, salvo poi dover ammettere il contrario di fronte all'evidenza dei fatti: sulla busta il nome di Cassata c'è eccome.

Ma la testimonianza più significativa del processo in corso presso il Giudice di Pace di Reggio Calabria è stata quella di Salvatore Coluccia, prorettore dell'Università di Torino e amico e collega di Adolfo Parmaliana. Che a dispetto delle campagne diffamatorie messe in atto anche quando era vivo, era uno scienziato e conferenziere conosciuto anche all'estero, autore di numerosissime pubblicazioni in inglese nel settore della chimica industriale. Dato da sottolineare quello della lingua utilizzata da Parmaliana per scrivere i propri testi, perché nel dossier lo si accusa anche di non conoscere l'inglese. Dossier, è bene ricordarlo, costruito secondo l'accusa per bloccare la pubblicazione del libro di Alfio Caruso “Io che da morto vi parlo”, scritto anche grazie alla collaborazione della moglie di Parmaliana, Cettina. Nel libro si traccia un quadro molto chiaro delle cause che determinarono nel docente la decisione di uccidersi, quando si rese conto di essere stato completamente isolato anche dal suo partito. Quel PD che troppo spesso ha preferito voltarsi dall'altra parte e non vedere il castello di accuse false costruito ad arte per distruggere un uomo leale ed integerrimo. “Il professor Coluccia -spiega Cettina Parmaliana- ha portato in tribunale molti dei testi scritti insieme a mio marito, facendo cadere una volta per tutte una delle accuse più ridicole rivolte a mio marito e cioè che non conoscesse la lingua inglese. Mio marito era uno scienziato di fama internazionale e anche se hanno tentato di delegittimarlo con quel falso dossier, passerò la vita a difendere la sua memoria, sia come studioso che come politico. Quanto alla testimonianza Alemagna, le sue contraddizioni sono la prova evidente che è stato tutto costruito a tavolino”.

AdolfoParmaliana
Adolfo Parmaliana

Di tenore ben diverso la testimonianza dell'avvocato Vito Calabrese che il 25 giugno scorso, durante un altro processo che lo vede imputato per diffamazione nei confronti del professor Parmaliana, ha chiesto di trasferire altrove il procedimento sostenendo che la magistratura messinese è a favore del docente. Dato questo, che probabilmente Calabrese desume dal fatto che alcune settimane fa il sindaco di Terme Vigliatore Bartolo Cipriano è stato condannato al risarcimento danni per avere diffamato Adolfo Parmaliana durante un comizio. Un'ipotesi, quella della magistratura favorevole a docente, che incautamente Calabrese ha ribadito giovedì scorso durante l'udienza di Reggio Calabria, attirando su di sé gli strali del Pubblico Ministero.

Intanto Calabrese, pur cercando durante la propria testimonianza di ribadire le cose già dette ai danni di Parmaliana, è stato comunque costretto ad ammettere i suoi rapporti non solo con il Procuratore Generale Cassata, ma anche con il Pubblico Ministero Olindo Canali. Lo stesso che quattro anni fa aveva proposto di archiviare un processo in cui Parmaliana aveva querelato Calabrese per diffamazione.

La prossima udienza del processo Cassata, unico Procuratore Generale indagato in tutto il Paese, è stata fissata per il 19 luglio. Lo stesso giorno in cui, impossibile non notare la coincidenza, in tutta l'Italia si ricorderà la strage di via D'Amelio, nella quale persero la vita Paolo Borsellino e la sua scorta.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *