L’appello del Cedav all’amministrazione Accorinti per non chiudere
Spariti i fondi del ministero delle Pari Opportunità e della Regione Siciliana, da una decina di anni il Centro Donne Anti Violenza opera in totale regime di volontariato e contando solo su fondi privati.
“Siamo in totale autofinanziamento -spiega Carmen Currò, presidente del Cedav. In questa città si fanno allarmismi continui sulla questione della violenza sulle donne, peccato che poi non si investa un soldo per le attività di assistenza. Ci vogliono risorse economiche per l'affitto della sede, la luce, il telefono. Fra l'altro non abbiamo neanche un numero fisso perché non possiamo pagarlo”.
A dispetto del totale disinteresse delle istituzioni, il Centro è un punto di riferimento fondamentale. “Riceviamo almeno dieci richieste di aiuto a settimana -aggiunge la Currò. Si tratta, nella maggior parte dei casi, di donne giovani, di età compresa tra i 25 e i 35 anni che subiscono maltrattamenti continuati in famiglia. Noi offriamo un sostegno psicologico e legale a tutte le donne che decidono di interrompere il proprio incubo”.
- Non tutte le donne che si rivolgo al Cedav però, riescono ad sporgere denuncia verso chi le ha maltrattate o violentate perché spesso si tratta della stessa persona che hanno amato o perché non vogliono turbare la sensibilità dei figli.
“Un'altra questione molto grave è quella della violenza indiretta sui minori -racconta ancora la presidente del Cedav. I figli testimoni di violente reiterate nel tempo assorbono tutto ciò che vedono e ciò ha effetti devastanti sulla loro vita. Molto spesso sono proprio loro a spingere le madri a ribellarsi alle violenze domestiche. Speriamo che il nostro grido di aiuto, che lanciamo per l'ennesima volta -conclude Carme Currò- non rimanga inascoltato per il bene della comunità e di centinaia di donne che con noi hanno trovato una via d'uscita dalla spirale della violenza”.