Il signor Girone, capitolo 8

– No, non dica così, ha ragione. Se mi ammalassi sarei davvero nei guai, domani ho un sacco di pratiche da…
– Sai che ti dico? Hai ragione tu invece, fa caldo. – Esclamò liberando il generoso seno dalla prigione della t-shirt che lo ricopriva. Il seno faceva sempre effetto al signor Girone, che ora era molto contento di essere coperto dal piumone. Col consueto color rosso peperone si strinse addosso la coperta mentre Giusy, coperta solo da un vecchio pantalone di tuta, si godeva il suo caffè. – Beh? Non lo bevi il tuo? – Il signor Girone lo ingollò in un'unica sorsata, registrando appena che era bollente e amarissimo. La tazzina urtò il piatto con troppa foga e una brutta crepa apparve subito a decorazione della modesta ceramica.

– Oh acciderba! – Esclamò subito il signor Girone – Mi dispiace! Gliela ripago, stia tranquilla! – Ma Giusy non sembrò farci caso.
– Non avevi detto che avevi caldo? – Chiese, perentoria e sensuale: i suoi occhi erano quelli di una pantera. – Togliti quella roba.
Il signor Girone si sentì in imbarazzo quasi si trovasse di fronte a sua madre e non ad una battona.
– Preferirei di no…
– Mi sento in imbarazzo ad essere la sola mezza nuda, qui dentro. – Disse alzandosi e ancheggiando verso di lui.
– È che non ho niente sotto, lo sa.
– Neppure io, se è per questo. Guarda! – Disse girandosi e sfilando con un rapido gesto la tuta. La visione del suo sedere marmoreo lo paralizzò al punto di dimenticare che aveva persino previsto l'eventualità che quella visita si concludesse in quel modo.
– No signorina, io…

– Sssst, – Fece lei spogliandolo dal piumone, – non rovinare tutto. A volte una signora ha solo voglia di un po' di dolcezza, tesoro. E non preoccuparti, che offre la casa.
Fecero l'amore lì su quella sedia, l'uno con gli occhi fissi nel piacere dell'altra. Durante quel meraviglioso amplesso il signor Girone si convinse che doveva essere vero, che certe persone ce l'hanno nel sangue, quello che fanno. E parlando di Giusy non si riferiva certo al mestiere che faceva. Giusy era brava ad amare, perché non poteva essere altro, ciò che le vedeva sul volto. Certo, non è il tipo di amore su cui si può pensare di basare un rapporto o la costruzione di una famiglia, ma un amore naturale, profano e istintivo, non meno prezioso dell'altro. Un amore che proprio in virtù della sua unicità, non si può pensare di tenere per sé. Ma dopo questo pensiero tutto, nella mente del signor Girone, cominciò a sfocare, a vibrare, a pulsare di vita, fin quando l'euforia dell'estasi non portò via entrambi, facendo dire acciderba al signor Girone con un tono che rispolverava raramente.

Giusy si accese una sigaretta, poi offrì il pacchetto al signor Girone, che declinò con garbo l'offerta. – Lo sa che non fumo.
– E tu sai quante volte ti ho detto di darmi del tu! Non sono il tuo capo e visto che siamo abbastanza in confidenza per scambiarci i fluidi corporei, credo che possiamo permetterci di darci del tu!
– Lo so. È solo che…
– Cos'è, non vuoi mischiarti? Ti faccio schifo? – Non le riuscì di trattenere la domanda, non più di quanto le riuscì di celare il suo mettersi sulla difensiva.
– Oh no! – Esclamò con foga, – Non potrei mai! Io voglio mischiarmi, cioè…volevo dire che ecco io, vede, la rispetto. Cioè, voglio che sappia che la rispetto, signorina. Quasi nessuno rispetta il prossimo ormai, lo vedo tutti i giorni. Non voglio che pensi che sono come gli altri. – Concluse, fissandosi mogio mogio l'ombelico. Quando rialzò gli occhi, Giusy stava sorridendo. I suoi bellissimi occhi neri scintillavano.

– Che cretina che sono, – Balbettò passandosi una mano sugli occhi, – faccio sempre la stronza con te, non te lo meriti. Frequento tanti di quegli stronzi che non riesco quasi più a credere che qualcuno possa essere gentile con me. Scusami.
– Non si deve scusare.
– Sai che facciamo? Sono le cinque passate, adesso ci facciamo una bella doccia e poi una cioccolata calda; col freddo che fa, è la morte sua!
– Non è il caso che si disturbi…
– Non si accettano rifiuti, tesoro. Vai, mettiti sotto la doccia, che ti do una stirata a quei vestiti grinzosi. – Il signor Girone obbedì, lieto di aver avuto l'idea di citofonare al suo portone. Aveva quasi dimenticato le sue disgrazie e il getto caldo della doccia provvide a lavar via il resto.
Quando anche Giusy uscì dalla doccia prepararono insieme la cioccolata, consumando lo spuntino in accappatoio e ciabatte come una coppia di sposi novelli. Mentre si rivestiva, il signor Girone provò ad accennarle l'idea di un pagamento, ma Giusy non ne volle sapere, quasi offesa anche dal solo parlarne. Una volta giù per quelle scale buie, dopo averla salutata sul pianerottolo, il signor Girone decise che la prossima volta le avrebbe portato un pensierino. (continua il 5 febbraio)

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