Coronavirus, l’Italia focolaio d’Europa: a marzo il doppio dei morti dello stesso periodo del 2019
I numeri non mentono. L’aumento dei morti in Italia, misurato dall’ISTAT dall’1 al 28 marzo 2020 rispetto allo stesso periodo nel 2019 e relativo a migliaia di Comuni che hanno fornito i dati dell’Ufficio Anagrafe, rappresenta la tragedia che sta vivendo il nostro Paese, chiaramente il focolaio del coronavirus d’Europa. L’incremento medio dei decessi è del doppio, passando dai Comuni del Bergamasco (dove i morti sono stati 5 volte di più) fino alla Sicilia, che al momento registra il 40% in più. Dopo il picco degli 821 decessi, toccato più di una settimana fa, adesso ogni giorno si contano più di 500 morti. In tutte le regioni, a eccezione di Umbria e Molise, si è ancora lontani dal contagio zero, non esiste la possibilità di fare test su un campione significativo di popolazione né un sistema di tracciamento dei
Con questi dati reali, così come in questo articolo del 4 marzo scorso avevamo previsto che il Governo italiano non aveva capito nulla, anche i 33.000 morti che prevedevamo risultano ancora sottostimati. In queste condizioni, come si fa a parlare di fase 2 e di turismo? A meno che, ovviamente, non si voglia un contagio generale e veloce e non si accetti la morte dei nostri genitori e dei nostri nonni. Vi invitiamo ad analizzare meglio i dati e a guardare il numero degli attuali positivi individuati in Italia, che supera i 100.000 contagiati. E ricordiamo che quando Hubei ha riaperto con gradualità i nuovi positivi erano 30.