Amore e morte in Sicilia, la passione tra il viceré Colonna e la bella baronessa Eufrosia
“Al cuor non si comanda” e “ In guerra e in amor tutto è concesso” sono due degli aforismi più usati per spiegare le situazioni inspiegabili in campo sentimentale. Questo si saranno detti Eufrosia Siracusa Valdaura e Marcantonio Colonna, il viceré siciliano dell’ultima parte del XVI secolo, nella loro alcova di Porta Nuova a Palermo. Si erano conosciuti a una festa dell’alta nobiltà. Lui il viceré, nonché eroe della guerra di Lepanto, lei la baronessa di Miseredino, intrappolata in un matrimonio non voluto con il barone Calcerano Corbera e sotto il controllo del suocero collaboratore della Santa Inquisizione e probabile assassino dei suoi genitori. Non volendo più pagare i debiti del suocero, Eufrosina chiese la protezione vicereale e le fu accordata. Il fuoco della passione divampò eliminando buonsenso, decenza e amici. I due amanti, all’insaputa o con l’approvazione dei coniugi, si vedevano a ogni ora del giorno e della notte. Marcantonio, dovette pagare anche una multa salatissima, pari a quelle odierne, per non aver rispettato il coprifuoco da lui imposto. Quando il Santo Uffizio, nella persona del barone Antonio Corbera, volle pubblicare le prove di questa relazione, non troppo clandestina, per screditarlo agli occhi della corte di Spagna, dovette fare i conti con il potere temporale del Colonna. Il suocero di Eufrosina fu condannato per insolvenza e, casualmente, nei giorni necessari al figlio per liberarlo saldando i loro debiti, egli mori. Il viceré fu ufficiosamente accusato dell’omicidio e i sospetti su di lui aumentarono quando Calcerano Corbera, il marito di Eufrosia, fu mandato in missione diplomatica a Malta dal fratello Pompeo ma dopo poco fu “ucciso con molte coltellate” quasi certamente da un sicario. Nel frattempo, la relazione tra il viceré e la baronessa divenne sempre più appassionata e pubblica, facendo diventare Eufrosia amante ufficiale. Questo genere di comportamento all’epoca era approvato ed era così comune che la principessa Felice Orsini, moglie del Colonna, arrivò a dirle “Abbiate pazienza, che per questa notte mio marito lo voglio per me”. Come ogni buon marito e amante il Colonna fece dei regali alle sue donne. Oltre alla “stanza dei giochi” spaziosa e ben