Oggi a sottolineare il valore del progetto Decameron è Giuseppe Manitta, critico letterario catanese e studioso del Boccaccio. “Considerare la sicilia in Boccaccio significa non solo rivolgersi alla geografia dell'autore, quella in cui ambienta le vicende, ma anche e soprattutto valutarla in relazione al dato storico, mitico, intertestuale e culturale in genere. La Sicilia, nell'ordine di queste idee, rientra nel tessuto mediterraneo e offre ambienti e situazioni particolari.
Tuttavia porta con sé una serie di significati e di tradizioni che il certaldese fa propria, rimodula con variazioni, contamina, rivolgendosi sia a un livello erudito sia popolare (o popolareggiante), mostrando la sua immagine mercantesca e classica al contempo. Non dimentichiamo che esistono tante Sicilie in Boccaccio: è mitica e mitologica nelle opere latine ed erudite, è luogo di incontri e di misteri nel Filocolo, ma è anche storica per i molti riferimenti a personaggi che vanno dal periodo greco a quello medievale”.
“Se guardiamo al Decameron – conclude lo studioso – la Sicilia per Boccaccio è soprattutto una fucina di luoghi e di personaggi, molto spesso legati alla sua storia o al mondo dei mercanti, è la terra di ‘giovani assai belle e costumate' come Lisabetta da Messina o Costanza da Lipari, ma anche luogo di perdizione in cui vivono ‘donne dal corpo bellissimo, ma nimiche della onestà' come la palermitana Iancofiore, o ancora di giovanotti perbene come lo sventurato Gerbino e Martuccio Gomito”.