Ponte sullo Stretto, la marcetta dei 1.500

MESSINA. Luigi Arisio, caporeparto della FIAT a Torino, ci mise mezza giornata a organizzare la “marcia dei 40.000” il 14 ottobre 1980. In un mese, una quarantina tra sindacati, partiti e associazioni nopontisti hanno messo insieme sì e no 1.500 persone per dire no a un'opera, il ponte sullo Stretto, che anche l' vuole.

Tra slogan sguaiati, insulti a rappresentanti istituzionali come il delle Infrastrutture Matteo Salvini e il vicecapogruppo al Senato della Lega Nino Germanà, oggi pomeriggio a Torre Faro (area che non c'entra nulla con la costruzione del collegamento stabile tra la Sicilia e l'Europa) c'è stata una protesta più frequentata delle ultime (di solito non arrivano a un centinaio di presenti, alla conferenza stampa di presentazione erano meno di 20), complici probabilmente il bel tempo e il tentativo disperato di 5 Stelle e PD di dare un senso alle proprie posizioni.

Molto meno comprensibile il no della CGIL e di un paio di sindacati di base, che dovrebbero sostenere un'opera che porterà lavoro, benessere e sviluppo e che invece hanno scelto la strada del rifiuto ideologico. Quando la costruzione del ponte inizierà, sarà interessante contare quanti lavoratori (pensionati esclusi, soprattutto per la CGIL) saranno ancora iscritti con loro. Del resto, impossibile non sottolineare che alle ultime amministrative i nopontisti storici non sono riusciti a portare in Aula neanche un consigliere, incassando dalle urne dei risultati davvero imbarazzanti.

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Elisabetta Raffa

Giornalista professionista dal secolo scorso, si divide equamente tra articoli di economia e politica, la cucina vegana, i propri cani, i libri, la musica, il teatro e le serate con gli amici, non necessariamente in quest’ordine. Allergica ai punti e virgola e all’abuso dei due punti, crede fermamente nel congiuntivo e ripete continuamente che gli unici due ausiliari concessi sono essere e avere. La sua frase preferita è: “Se rinasco voglio essere la moglie dell’ispettore Barnaby”.