#Messina. Feto lasciato tra i ferri in sala operatoria al Papardo

Foto d'archivio

Un feto di 19 settimane dimenticato in sala operatoria in mezzo ai ferri chirurgici da sterilizzare dopo un aborto spontaneo. Succede nelle sale operatorie del Reparto di Ginecologia e Ostetricia dell'ospedale Papardo. Il direttore generale Michele Vullo e il direttore sanitario Paolina Reitano hanno convocato per domani pomeriggio la Commissione di Indagine Interna e il direttore del Dipartimento Materno-Infantile Sebastiano Caudullo per fare luce sull'accaduto, avvenuto la sera del 22 novembre scorso. A scoprire il giorno dopo il feto, per il quale comunque successivamente sono state seguite le procedure previste, il personale della Centrale di Sterilizzazione. La vicenda è minuziosamente descritta dal direttore sanitario nella convocazione della Commissione di Indagine Interna.

La Reitano dichiara di avere appreso il fatto per telefono, mentre si trovava negli uffici della Direzione Generale. A comunicarglielo è il dottor Gaetano Ferlazzo, che a sua volta lo aveva appreso dal personale della Centrale di Sterilizzazione. A quel punto la Reitano si precipita nei locali della Centrale di Sterilizzazione “ove il personale riferiva l'accaduto e mostrava le foto del feto morto rinvenuto in mezzo ai ferri chirurgici da sterilizzare provenienti dall'UOA di Ostetricia e Ginecologia“. Sempre il direttore sanitario scrive anche che subito dopo la scoperta del feto, il personale della Centrale di Sterilizzazione aveva subito chiamato quello di Ostetricia e Ginecologia che “si era premurato nella persona del dottor Lo Iacono di recuperare il feto per riportarlo nella propria struttura operativa e avviare la corretta procedura di destinazione finale”.

E non è tutto, perché il direttore sanitario “preso atto dal personale della Centrale di Sterilizzazione che erano state effettuate delle foto con il cellulare da uno degli operatori che avevano effettuato il rinvenimento chiedeva avere inviate via Whatsapp al proprio cellulare tali foto, dopo di che si precipitava presso l'UOC di Ostetricia e Ginecologia per risalire all'accaduto”. Passaggio quest'ultimo, quello della richiesta di avere inviate delle foto con Whatsapp quantomeno insolito, visto che dal 2014 all'ospedale Papardo è in vigore un protocollo ben preciso sulla veicolazione delle informazioni. La procedura si chiama Folium e si usa con la rete intranet, accessibile solo con chiavi di accesso personali che garantiscono l'integrità della trasmissione dei dati.

“Voglio capire bene cosa è accaduto e accertare eventuali responsabilità -ci dichiara al telefono il direttore generale Michele Vullo. E' necessaria una maggiore attenzione al protocollo e per quanto riguarda casi analoghi a quello successo, stiamo prevedendo l'attivazione di percorsi che garantiscano anche la tracciabilità di un feto. Andremo fino in fondo, perché non intendiamo mettere la polvere sotto il tappeto e fare finta di nulla. Quanto successo è un evento sentinella che c'è qualcosa nell'attuale procedura che non funziona. Se ci sarà dolo porterò immediatamente le carte alla Procura“.

Resta il fatto che delicate come quelle di un feto lasciato tra i ferri da sterilizzare sono state effettuate con il cellulare personale di un operatore e che il direttore sanitario ha richiesto che gli fossero inviate con Whatsapp invece che con la procedura Folium. “Lo ha fatto per averle come prova per evitare che sparissero -chiosa Vullo. La Commissione si riunirà domani e sentiremo medici e ostetrici. Ritengo che questo episodio sia un tentativo di distruggere un'attività come quella di Ostetricia e Ginecologia che sta andando molto bene -conclude Vullo- e ribadisco che se riscontreremo dolo in quanto avvenuto consegnerò l'intera documentazione alla magistratura”.

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Elisabetta Raffa

Giornalista professionista dal secolo scorso, si divide equamente tra articoli di economia e politica, la cucina vegana, i propri cani, i libri, la musica, il teatro e le serate con gli amici, non necessariamente in quest’ordine. Allergica ai punti e virgola e all’abuso dei due punti, crede fermamente nel congiuntivo e ripete continuamente che gli unici due ausiliari concessi sono essere e avere. La sua frase preferita è: “Se rinasco voglio essere la moglie dell’ispettore Barnaby”.

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