La fortuna di questo paese

Una suora vince un talent show. Il suo primo disco si chiamerà “L'ossimoro”.
Suor Cristina ha senza dubbio una bella voce, ma c'è qualcos'altro che stona: l'accostamento tra il concetto di suora e quello di popstar.
Il televoto ha avuto la meglio sui voti di castità, povertà e obbedienza che la vincitrice di The Voice of Italy 2014, da brava suora orsolina, dovrà rinnovare il prossimo luglio.
Ma il telespettatore onnipotente ha deciso e va a lei il contratto discografico da 200 mila euro.
Non voglio passare per conservatrice in un'Italia così aperta e progressista, solo mi preoccupa l'idea che le cose possano degenerare: non sono pronta a vedere una suora che fa twerking.
E non voglio neanche discutere troppo sulla questione (un talent show di cantanti che dà vita a un coro di polemiche, ché qui si scade nel tautologico), anche perché lo ha ammesso suor Cristina stessa che “lassù ha un protettore speciale” e in Italia, si sa, non val la pena di mettersi contro i raccomandati.
Rimane un desiderio. Avrei tanto voluto vedere Suor Cristina cantare questo pezzo di Daniele Silvestri. In diretta nazionale, con il pubblico commosso, le luci patinate, la coreografia e gli effetti speciali. Con quella sua voce melodiosa, con quell'adorabile aria da ingenuotta e le consorelle in platea che si abbandonano alla musica, in un tripudio di calze color carne.
Secondo me sarebbe stato perfetto, sembra scritto apposta per la circostanza. Ascoltare per (ehm) credere. E anche per concedersi un attimo di sollievo. I cantautori veri e sinceri, per il momento, esistono ancora.