La fortuna di questo paese

Giulia Arcovito
Giulia Arcovito

Una suora vince un talent show. Il suo primo disco si chiamerà “L'ossimoro”.

Suor Cristina ha senza dubbio una bella voce, ma c'è qualcos'altro che stona: l'accostamento tra il concetto di suora e quello di popstar.

Il televoto ha avuto la meglio sui voti di castità, povertà e obbedienza che la vincitrice di The Voice of Italy , da brava suora orsolina, dovrà rinnovare il prossimo luglio.

Ma il telespettatore onnipotente ha deciso e va a lei il contratto discografico da 200 mila euro.

Non voglio passare per conservatrice in un'Italia così aperta e progressista, solo mi preoccupa l'idea che le cose possano degenerare: non sono pronta a vedere una suora che fa twerking.

E non voglio neanche discutere troppo sulla questione (un talent show di cantanti che dà vita a un coro di polemiche, ché qui si scade nel tautologico), anche perché lo ha ammesso suor Cristina stessa che “lassù ha un protettore speciale” e in Italia, si sa, non val la pena di mettersi contro i raccomandati.

Rimane un desiderio. Avrei tanto voluto vedere Suor Cristina cantare questo pezzo di Daniele Silvestri. In diretta nazionale, con il pubblico commosso, le luci patinate, la coreografia e gli effetti speciali. Con quella sua voce melodiosa, con quell'adorabile aria da ingenuotta e le consorelle in platea che si abbandonano alla musica, in un tripudio di calze color carne.

Secondo me sarebbe stato perfetto, sembra scritto apposta per la circostanza. Ascoltare per (ehm) credere. E anche per concedersi un attimo di sollievo. I cantautori veri e sinceri, per il momento, esistono ancora.

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