La Cisl Università contesta i criteri di valutazione degli atenei

L'assemblea di Cisl Università

E' l'intero Sistema Paese a rischiare di perdere lo strumento principale per la crescita culturale, ed economica. A sottolinearlo, durante un assemblea di Ateneo nell'ambito della nazionale sulle criticità del sistema universitario, è stato il segretario generale della Cisl Università di Messina Maurizio Fallico.

“Ci schieriamo -ha dichiarato- contro l'idea di cancellare l'Università qualificata, diffusa sul territorio e soprattutto aperta a tutti”.

Ma l'affondo della Cisl Università è stato soprattutto sui criteri di valutazione adottati dall'ANVUR (Agenzia Nazionale per la Valutazione della Ricerca) che ha penalizzato l'Ateneo di Messina, relegandolo all'ultimo posto nella qualità della ricerca.

“Siamo critici – ha spiegato Fallico – perché il sistema avrebbe potuto e dovuto fissare le regole del gioco in anticipo in modo da mettere gli Atenei nella condizione di competere consapevoli degli obiettivi da raggiungere per ottenere un alto livello qualitativo di ricerca scientifica. Come Cisl Università riteniamo inopportuno aver introdotto criteri di meritocrazia legati a valutazioni ex ante relativi al periodo 2004-2010. Un sistema di valutazione artatamente introdotto per colpire le Università del Sud ed estrometterle dal sistema, piuttosto che aiutarle a far funzionare meglio la ricerca e l'alta formazione”.

Per questo motivo, la Cisl ritiene che la richiesta fatta dal Rettore ai ricercatori di fornire il loro risultato della VQR (Valutazione Qualità della Ricerca) sia utilizzata per conoscere a fondo in sede locale le criticità del sistema, permettendo di “apportare quei significativi interventi volti a migliorare la qualità della nostra ricerca e a recuperare il gap che al momento ci separa dagli altri Atenei italiani”.

Nell'ambito della docenza, la Cisl rivendica la necessità di introdurre il ruolo unico. “Una soluzione necessaria – ha spiegato Fallico – per restituire la giusta dignità al ruolo dei ricercatori, che continuano a dare un notevole contributo allo svolgimento della ricerca e della didattica, svolgendo spesso gli stessi compiti dei docenti di ruolo, il cui rischio nello stato attuale è quello di finire in un ruolo ad esaurimento, come risulta essere oggi per gli assistenti ordinari, senza alcun serio e concreto sbocco alla docenza”.

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