Emergenza coronavirus a Messina, lettera aperta di una libera cittadina a prefetto e sindaco
MESSINA. “Non ci sto! Da mamma di una bimba di 5 anni, da figlia, da cittadina, professionista e membro di questa comunità, non ci sto!”. Dura e diretta, inizia così la lettera che la giornalista Eleonora Urzì Mondo ha inviato al prefetto Maria Carmela Librizzi e al sindaco Cateno De Luca. “Da persona che ogni giorno, al netto di retropensieri, considerazioni e opinioni personali sull’adeguatezza o meno di regole varie e misure adottate per il contrasto al Covid, osserva le norme di condotta sociale prescritte, non ci sto! -prosegue. Non mi presto al gioco del terrorismo, e neppure a quello del negazionismo. Ma vivo in una comunità che è permeata di storie diverse, fragilità varie e complicate, gestioni di emergenze e criticità specifiche, e le regole esistono proprio affinché il caleidoscopio sociale possa essere massimamente tutelato nelle sue svariate componenti. Molte delle quali attendono in un angolo risposte che dovrebbero arrivare immediatamente, come nel caso dei talassemici di cui la stampa ha raccontato proprio in questi giorni. E non ci sto a sentirmi una stupida a costringere me, mia figlia e i miei cari (e vedere la famiglia e i miei colleghi fare altrettanto) ad indossare dispositivi di sicurezza in ambienti chiusi e all’aperto; stravolgere routine e prestare attenzione ad ogni singolo concittadino incrociato mantenendomi sufficientemente distante nell’interesse suo e mio, mentre tutto attorno una parte di mondo continua a comportarsi in maniera totalmente strafottente. Non ci sto a che si chieda a tanti (imprenditori e liberi professionisti ad esempio) di fare sforzi sovrumani e prevedere perdite economiche drammatiche per scongiurare l’aumento dei contagi, mentre il laissez faire regna sovrano in strada, nelle piazze, persino all’interno di qualche ufficio ed esercizio commerciale. Si badi, non dico né direi mai che la maggioranza dei messinesi è irresponsabile (termine che, di questi tempi, ritengo sia il peggiore degli insulti possibili giacché bolla un individuo come
