Case e coronavirus, addio open space nella rivoluzione degli interni alla Fiera SAIE di Bologna
Con il coronavirus arriva anche la rivoluzione del concetto di casa. Protagoniste di SAIE, la fiera delle costruzioni organizzata da SENAF e programmata a Bologna per il prossimo autunno dal 14 al 17 ottobre, saranno perciò una nuova cultura del costruire e una nuova filosofia dell’abitare. La filiera edile riparte perciò dalle esigenze emergenti con un rinnovato modo di progettare e costruire fondato su flessibilità, sostenibilità, salubrità e tecnologia. L’appuntamento di Bologna rappresenta quindi un’occasione unica per favorire la ripartenza e lo sviluppo dell’intero comparto. Fondata sui tre capisaldi del costruire – progettazione, edilizia e impianti – la fiera delle costruzioni metterà in primo piano l’innovazione, proponendo soluzioni concrete per le esigenze dei professionisti e di tutti gli operatori in un format con al centro il cantiere, il sistema delle costruzioni e le sue eccellenze. A SAIE avranno ampio spazio sia la parte espositiva che i momenti formativi, oltre a workshop e convegni sulle prospettive future del settore. E ora qualche dato. Secondo l’ISTAT nel 2018 in Sicilia 618.300 cittadini vivevano in abitazioni con problemi strutturali o di umidità e uno su 10 in abitazioni con inquinamento acustico. In tutta Italia il totale tocca quasi quota otto milioni di cittadini (13,2% della popolazione), con Calabria (22,4%), Sardegna (21,9%) e Lazio (20%) in testa. Più sicure, invece, le abitazioni in Valle d’Aosta (6,7%), Molise (8,3%) e Lombardia (9,6%). Ora gli spazi cambiano, c’è più attenzione alla salubrità degli ambienti interni e progettazione e costruzione degli spazi domestici devono rispondere a esigenze diverse, basate su nuovi stili di vita ma anche sul comfort abitativo. La ripartenza della filiera edile passa quindi inevitabilmente da questa nuova filosofia dell’abitare, che riguarda anche gli esterni. Gli spazi come balconi, terrazze e porticati, sia di pertinenza diretta che condominiali, diventano fondamentali per recuperare spazio da adibire a nuove funzioni. Per quanto riguarda gli affacci esterni è interessante notare che in Sicilia però non tutti ne dispongono: nel 2019 erano ancora 165.000 le famiglie (8,1%) che non ne avevano nemmeno uno (in Italia sono in tutto 2.750.000, pari al 10,7%). Per quanto riguarda gli spazi interni, le esigenze abitative emergenti legate anche alle recenti esperienze sanitarie potranno portare, per esempio, a case con una diversa separazione degli ambienti, con più bagni e con una sorta di ingresso-filtro dove potersi cambiare non appena entrati. Ma oltre a ciò diventa fondamentale anche salvaguardare la salubrità degli ambienti domestici: ovvero progettare e costruire pensando al benessere fisico e psicologico di chi li abita e prestando attenzione alla pulizia dell’aria, alla qualità dell’acqua, degli impianti di riscaldamento e condizionamento fino all’isolamento termico e acustico. Proprio l’inquinamento acustico rappresenta un problema per molti: secondo i dati Istat, nel 2018 in Sicilia il 6,5% dei cittadini viveva in abitazioni con rumore dai vicini o dalla strada (in Italia era il 10,9%). Complicazione che si fa ancora più evidente in Campania (14,8%), Piemonte (13,9%) e Lazio (13,8%), mentre è meno diffusa in Molise (solo il 3,2%), nella Provincia Autonoma di Trento (3,6%) e in Valle d’Aosta (3,6%). Lo smart working, già implementato da tante aziende negli anni passati, vedrà infatti un sicuro aumento nei prossimi anni: con l’emergenza sanitaria in corso lo hanno sperimentato 8 milioni di italiani, contro i circa 570mila del 2019. Secondo il direttore Tecnico di SAIE Michele Ottomanelli, architetto e docente al Politecnico di Milano, “il ripensamento dello spazio domestico si fonda su quattro aspetti: flessibilità, sostenibilità, salubrità e tecnologia. Flessibilità vuol dire implementare soluzioni